Recensioni ed Eventi – Nuove Edizioni Bohémien – Gennaio 2014
A cura di Laura Maiorana
Ieri pomeriggio, 15 gennaio 2014, presso l’aula Magna del Rettorato dell’università di Catania, è stato inaugurato l’anno delle attività della Società Dante Alighieri, presente in Italia e nel mondo ( con sedi in oltre 60 Stati esteri) con lo scopo di valorizzare, promuovere e diffondere la lingua e la cultura italiane. Il Comitato di Catania, con il suo Presidente, il Prof.Giuseppe Savoca, ha deciso di dedicare il primo incontro a Leonardo Sciascia. Il dibattito è stato impreziosito dagli interventi del Prof. Antonio di Grado, docente presso l’università di Catania e Direttore scientifico della Fondazione Sciascia, e del Prof. Gioviale, ordinario presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’università di Catania. Anche il Direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche, Il prof. Magnano di San Lio, ha rivolto un sentito augurio al Comitato. Ciascun intervento è stato seguito da letture tratte dalle opere di Sciascia ed eseguite da Ezio Donato. Ad esordire la poesia che da il nome all’incontro: “ La Sicilia, il suo cuore.” E’ questo il tema che sin dalle prime parole il Presidente Savoca sembra voler trattare lanciando l’allarme della fuga degli intellettuali e degli studenti da questa nostra terra : “ La Sicilia tende a diventare un deserto”. Leonardo Sciascia da qui invece non è mai andato via, salvo per sperimentare che il resto del mondo è Sicilia. E’ rimasto per criticarla, per svelare quella verità che, seppur sgradevole, l’intellettuale ha il dovere di descrivere. Sciascia si considera scrittore siciliano ed europeo, egli ci rappresenta nel considerare che “l’Italia senza Sicilia non lascia alcuna immagine nello spirito. La Sicilia è la chiave di tutto”. La luce e il lutto di Bufalino, diventano con Sciascia pietà e forte speranza di vita. La Sicilia dell’autore è amara, la scrittura dolorosa e consapevole, sin dalle poesie degli esordi. Il testo letto durante l’inaugurazione (da “La Sicilia, il suo cuore 1952”) racconta di “ silenzio vorace sulle cose”, “radi alberi che s’incidono come filigrane”, sostenendo che è proprio in questo contesto aspro che “la Sicilia ascolta la sua vita”. Sciascia però s i fa portatore di un valore che, adesso più che mai, deve riemergere: la fedeltà alle proprie radici e origini. Il Prof. Di grado ha introdotto una raccolta di racconti pubblicati dopo la morte del celebre autore e intitolata “ Il fuoco nel mare”, racconti dispersi ( 1947-1975), a cura di Paolo Squillacioti.
I temi sono sempre quelli cari allo scrittore: il trasformismo delle oligarchie che cambiano bandiera per rimanere al potere ; la libertà, concetto spesso demistificato; la Guerra di Spagna; la mafia. Il Prof. Gioviale, col suo intervento , ha sottolineato il grande senso del dovere dello scrittore, sempre pronto a svelare i lati oscuri del potere, narrando, con quella prosa ricca di allusioni, di coloro che moralisti sono “ sulla pelle degli altri”. Perché certe cose, anche se pesanti, devono essere dette. Sciascia si dimostra un grande raccontatore, di stampo settecentesco. Fa riemergere, denunciandoli, gli elementi sotterranei della cultura siciliana, non cerca il consenso facile, niente apologie né vittimismo. L’altra verità che racconta Sciascia è amara ma reale. “ La frode”, seconda delle letture della serata, evidenza l’ attualità del pensiero di Sciascia che ben si concilierebbe con il contemporaneo clima politico-sociale. La sua prosa diventa cronaca tanto è veritiero il contenuto. Una cronaca però, non inserita tra le notizie di un giornale soggetto al tempo ma resa dal racconto o dai versi imperitura. Questo è il modo, poco lusinghiero di Sciascia, di amare la sua terra : ne evidenzia i difetti, lotta per eliminarne i vizi e portarli allo scoperto, magari soffrendone ma mai fuggendo, mai ritenendo ci fosse un posto migliore della sua Sicilia. A tal proposito, si riporta uno stralcio di intervista realizzata con il Prof. Savoca: <<Scegliendo di esordire con Sciascia e “ la Sicilia, il suo cuore”, qual è il messaggio che la Fondazione vuol trasmettere quest’ anno?
<<La Sicilia – ha affermato il Prof. Savoca – vale tutto il nostro lavoro e tutto il nostro patrimonio culturale; bisogna essere più Siciliani e più Europei>>.
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