LA CULTURA DELLO SCARTO, OSTACOLO ALL’INCLUSIONE, E LA RICERCA DELLA SPERANZA. “SPES TRIUMPHI”, Parte seconda

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ITINERARI DELLO SPIRITO

A cura di Padre Fulvio Moltisanti

SECONDA PARTE

Papà Francesco

Papa Francesco ha parlato più volte della cultura dello scarto che riguarda non solo i beni materiali, ma soprattutto le persone: chi non è performante come oggi alcuni dicono, efficiente, produttivo, forte, vincente e persino giovane e bello viene scartato come un rifiuto. Lo scarto è antitetico all’inclusione: in un mondo sempre più competitivo e feroce non tutti possono farcela da soli e la fragilità non può e non deve mai essere considerata una colpa. I dati sulla povertà in Italia sono noti a tutti, ma la Caritas ci dice che più di metà della sua utenza manifesta due o più ambiti di vulnerabilità: problemi economici, occupazionali, abitativi, familiari, di salute e naturalmente quelli legati all’immigrazione.
Il cristiano deve lottare contro questa visione del mondo che comporta marginalità ed esclusione. Quanta varietà di situazioni ci presenta l’economia dell’espulsione, dell’emarginazione: penso alle donne che vengono scartate persino preventivamente sul posto di lavoro perché possono diventare incinte, al lavoro nero, a quello povero, all’anziano costretto a scegliere – a causa di una misera pensione – se alimentarsi o curarsi.
Questa reale incultura offende Dio e l’uomo e il cristiano ha il dovere di opporvisi e farsi promotore di giustizia sociale, di carità, di condivisione e di lotta contro le disuguaglianze.

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Dobbiamo servire il prossimo in ogni tempo e in ogni luogo, ammonisce mons. Duverly, non possiamo distogliere lo sguardo, non dobbiamo girarci dall’altra parte quando vengono calpestati i diritti civili, sociali e umani delle persone e, in definitiva, la dignità dell’uomo e della donna. Accostiamoci alla vita delle persone, riconosciamo il loro valore, attiviamoci con costanza e coerenza non in modo estemporaneo e frammentario, adoperiamoci perché nei loro occhi torni la speranza.
All’inizio della mia esperienza sacerdotale a Napoli ho potuto essere testimone e toccare con mano l’estrema disgregazione sociale di una grande città simile, peraltro, a quella di altri grandi centri italiani: anziani ed extra comunitari che rovistano nei cassonetti per trovarvi qualcosa da mangiare, senzatetto che vivono sotto i portici, persone di varie nazionalità ma anche italiani che tendono la mano. Tante volte io e i miei confratelli abbiamo offerto loro un’assistenza materiale ma anche una parola di conforto, di solidarietà perché spesso l’escluso chiede di essere guardato negli occhi per spezzare quella barriera di solitudine e indifferenza che lo separa dagli altri esseri umani. Se vogliamo veramente farci pastori occorre rivolgere il nostro sguardo, la nostra attenzione, le nostre cure verso chi non ha niente e nulla ha avuto in tutta la sua esistenza.
La povertà assoluta delle famiglie italiane nel 2023, informa l’ISTAT, coinvolge l’8,5% del totale, in aumento – seppur lieve – rispetto all’anno precedente (dati pubblicati nel marzo del 2024). Altrettanto gravi le notizie sulle condizioni di vita dei minori: nel 2022 il 28,8% di bambini e ragazzi sotto i 16 anni era a rischio di povertà o di esclusione e i minori più svantaggiati risiedevano nel Sud e nelle isole rispetto al centro e al nord.
Altri importanti informazioni ci dà la Caritas nel suo rapporto su povertà ed esclusione sociale del 2023: in esso si evidenzia come un povero assoluto su quattro abbia comunque un lavoro: questo dato sottolinea in tutta la sua criticità la dimensione dei “working poor”, i lavoratori poveri con un’entrata mensile insufficiente per condurre un’esistenza dignitosa. Uno scenario di crisi al quale le Caritas danno quotidianamente risposte concrete grazie a un’opera corale di volontari, sacerdoti, religiose e religiosi che offrono conforto e sostegno ai più fragili consentendo a migliaia di persone di stringere una mano amica.

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A questo network di solidarietà, presente a livello capillare in tutto il Paese, lo scorso anno la CEI ha destinato grazie all’8xmille della chiesa cattolica considerevoli risorse per il supporto alle persone bisognose. Ma la Caritas promuove ulteriori progetti rispetto alla tradizionale assistenza nei confronti delle esigenze primarie di larghi strati di popolazione: desidero riferirmi alle iniziative in ambito sanitario e socio assistenziale diffuse dal nord al sud della penisola grazie alle quali è possibile prestare direttamente le cure mediche a persone con una condizione di salute vulnerabile ma anche trasportarli gratuitamente, quando necessario, presso le strutture ospedaliere per visite e terapie alleviando il carico della famiglia in questo specifico ambito (fonte: inserto Sole 24 ore del 6 marzo 2024).
È questo l’ambito nel quale il cristiano deve impegnarsi e dedicare tanta parte del suo tempo e delle sue energie fisiche e spirituali, questa è la fondamentale missione che la Chiesa gli chiede e che egli realizzerà anche se i suoi spazi personali spesso si assottigliano, se l’impegno si fa gravoso, se le difficoltà sembrano a volte insormontabili, se è necessaria una grande capacità di resistere alle avversità.

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È stato per me un momento molto toccante e commovente, di grande solidarietà e spiritualità, di assoluta certezza di aver aggiunto all’esercizio della mia missione sacerdotale – donando solo un po’ di ascolto e di umana partecipazione – un’esperienza densa di significato che mi ha completamente coinvolto.

Solo vivendo in comunione con gli altri uomini e col creato possiamo sperare nella vita eterna e nel godimento di Dio. È  questa la speranza che ci fa superare le avversità, che ci consente di dare la corretta soluzione a ogni problema, che ci consola il cuore, che ci fa pensare alla fine della giornata che anche oggi siamo stati illuminati dalla luce del Signore.

Padre Duverly

Mons. Duverly

I nostri, di conseguenza, non sono semplici atti di generosità, ma – come dice mons. Duverly – una risposta di amore a un amore più grande che ci ha scelti e chiamati, che ci aiuta nei momenti di difficoltà, che ci guida e ci sostiene.

Non possiamo chiedere al Signore di evitare tutti i rischi della vita, ma cionondimeno non siamo lasciati soli o allo sbaraglio anche se a volte la nostra missione appare irta di ostacoli e difficoltà. In queste situazioni ci aiuta la preghiera che  consente di rivolgerci a Dio con semplicità e fraternità così come si parla a un amico. La preghiera non costituisce un sollecitare e tantomeno un mendicare. Al contrario è adorazione, benedizione, richiesta di perdono, luce, forza ma soprattutto essa apre un dialogo con Dio e ci permette di condividere con Lui il nostro quotidiano.

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La preghiera è un messaggio dell’anima inviato direttamente a un padre affettuoso che si può esprimere anche con semplici parole alla cui base deve sempre esservi la fede.

Pensiamo al Padre Nostro, così chiamata dalle parole iniziali, la più conosciuta delle preghiere cristiane e l’unica che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli che voleva rendere consapevoli della loro condizione di figli di Dio. Prima di andare preghiamo, così era per gli apostoli, così deve essere per noi per ricevere dall’alto la forza utile a compiere la nostra missione, annunciare agli altri la salvezza, infondere fiducia, trovare la speranza.

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Gesù con la sua vita, morte e resurrezione ci dà forza e determinazione per costruire la nostra vita sull’amore. Il credente, oggi come ieri, è testimone dei suoi valori che deve sostenere e difendere a viso aperto, senza timore, così come fecero i primi cristiani che morirono per la propria fede senza mai abiurarla: e proprio la fede ci sosterrà a diffondere le verità di Cristo e del Vangelo, il Suo messaggio di testimonianza, di amore, di speranza.

Padre Fulvio Moltisanti
Parroco Parrocchia SS. Redentore – Modica
Contatti : 3342619107