LA CONSULTA BOCCIA IL PORCELLUM

Forum – Nuove Edizioni Bohémien – Lo Speciale di Dicembre 2013 

A cura di Salvo Cavallaro

la giustizia

La corte costituzionale si è finalmente pronunciata sulla illegittimità delle norme previste dalla legge n.270/05, che prevedeva il “Porcellum”, sollevando parecchi dubbi per le possibili ripercussioni che questa decisione possa scatenare a cascata.

Come se non fosse abbastanza chiaro ancora una volta la Corte costituzionale ha bocciato la politica degli ultimi anni, ma questa volta la bocciatura pare ampia, precisa e troncante. Nell’attesa che vengano motivate le decisioni possono di certo farsi alcune considerazioni.

Innanzitutto è stata dichiarata l’incostituzionalità del premio di maggioranza alla Camera che al Senato. Il che trasforma la formula elettorale in un proporzionale con soglie di sbarramento. In base alla precedente giurisprudenza, sarebbe pensabile che il premio di maggioranza sia stato bocciato non in sé ma per gli effetti di eccesso causati dalla mancata previsione di una soglia minima per la sua attribuzione, che sono apparsi un’eccessiva distorsione della rappresentanza in nome della governabilità. La rappresentazione reale apparirebbe un principio preferibile alla governabilità. Questo potrebbe causare effetti a cascata anche sulle leggi elettorali regionali che prevedono simili premi di governabilità? Probabilmente si.

Ancora un’ulteriore critica dalla Corte è avvenuta riguardo alle cosiddette liste bloccate nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza. Ma anche qui si aprono scenari di cui al momento non si conosco bene i contorni ovvero l’incostituzionalità della disposizione comporta l’introduzione, per effetto stesso della sentenza, del voto di preferenza o dovrà essere il legislatore a provvedere in tal senso?

Di che natura dovrebbe essere a questo punto il provvedimento della Corte costituzionale dovendo demandare comunque al Legislatore la scelta della forma elettorale da seguire sia essa maggioritaria o proporzionale? Certo è, come già detto, che non è facile rinviare ad un legislatore che ha dato ampie prove della propria incapacità di trovare una soluzione che sollevasse la stessa Corte dal compito d’intervenire. Le motivazioni della sentenza a questo punto è chiaro che saranno decisive nel chiarire il senso della declaratoria d’incostituzionalità per poter così dettare le regole per impostare prima il dibattito e poi la scelta di una nuova legge elettorale.

Il problema non è dappoco perché con la scarsa solidità di cui gode il Governo attuale non è difficile pensare ad un mancato accordo, su questo come sugli altri temi, ma nel malaugurato caso che il Governo debba cedere il passo con quale sistema si andrebbe a nuove elezioni? Si ritornerebbe al sistema previsto precedentemente? Sarebbero da considerare solo premio di maggioranza e liste bloccate? Ci sarebbe una sospensiva al fine di creare un nuovo Governo? Si darebbe il via ad un altro Governo tecnico che provveda solo ad allestire una legge elettorale?

A poco sono valse le rassicurazioni contenute nel proprio comunicato-stampa in cui la Corte ha voluto confermare la legittimità del Parlamento in carica. Precisazione doverosa per non inasprire gli animi già pronti a darsi battaglia sul caso. Ma il problema rimane ampiamente valido e fondato sotto il profilo politico prima, ma di certo anche morale. Soprattutto per quei deputati eletti in forza del premio di maggioranza che adesso è stato dichiarato incostituzionale. Solo le motivazioni della Corte potranno far intravedere la strada da seguire o quanto meno possano mostrare il faro a cui guardare per non allontanarsi dai principi su cui si fonda la nostra Nazione.