CRITICHE D’ARTE A CURA DI MARIA CRISTINA TORRISI
OPERA “VORTICE”
In quest’opera (luglio 2017), l’osservatore rimane rapito in un ipnotico viaggio.
E’ la vita che risucchia nel mondo atavico onirico o l’espulsione dell’intimo all’estremo esistere? E’ vortice irruento che si libera alla suprema forza della vita, come grembo di madre pronto a dare alla luce, o è vortice impetuoso che trascina il tutto circostante all’interno di un punto ermetico, da cui poter accedere in un’altra dimensione verso l’infinito?
Incognita e sopraffazione sono elementi che l’opera trasmette nell’animo di chi l’osserva. E’ una girandola animata, palpitante, coinvolgente, che accoglie e ripudia al tempo stesso, che attrae e respinge in un dualismo comunque amalgamante e dunque mai in contrasto.
E’ un vortice dalle mille possibilità, sfaccettature, sfide quello disegnato da Rosario Emanuele Palermo. Quattro punti cardini lo muovono e ne consentono il percorso. E poi, dentro di esso, come simbologia dall’intento comunicativo (tutto da scoprire), la terra ed il cielo; il “giù e su”; il bianco e nero e quella forza che rinnova e distrugge, in cui l’essere si perde perché vibrante, pulsante, viva.
VIAGGIO DENTRO L’OPERA – L’APPROFONDIMENTO
L’Arte è evoluzione del pensiero che nasce, cresce e si sviluppa grazie ad impulsi di congiunzione che tendono all’emozione profonda dell’Io.
Nelle opere di Rosario Emanuele Palermo questa emozione si avverte fortemente.
L’artista riesce a coniugare l’aspetto grafico geometrico con il colore di base che predomina sull’opera equilibrandosi, al tempo stesso, con la grafica che diventa portavoce del suo pensiero.
Una tela quadrata alla quale Rosario Emanuele Palermo ha voluto dare un colore di fondo: l’arancione. Tonalità da un canto forte dall’altro delicata, che nasce dall’unione del rosso e del giallo. Due tonalità che si cercano, si fondono ma che tuttavia sono agli estremi. Caldo, rassicurante, il primo; freddo, spesso glaciale, ma compatibile al desiderio di chiarezza l’altro.
In questo colore c’è il pensiero dell’arte del Palermo. Un’arte che stupisce per l’eleganza del suo linguaggio, per questo suo modo di fondere la ragione alla materia.
L’arancione usato dall’artista sulla sua tela, viene “rispettosamente” interrotto dall’accenno del bianco ai lati della stessa. Sembra quasi che i due colori volessero accordarsi nel desiderio di creare un piano d’appoggio tramite una linea bianca che sa di orizzonte.
Al centro dell’opera un punto nero che, come occhio, scruta l’osservatore. Dal suo profondo, si dipanano un’infinità di linee che, come raggi, prendono “ordinatamente” il proprio posto sul piano d’appoggio creando inquietanti tanti forze chiaroscurali, girando su se stessi, oltre l’infinito: è un vortice. Un meraviglioso vortice liberatorio.
Esso, per poter girare dal suo profondo, deve “necessariamente” forzare e fare muovere le sue linee. Ed ecco che, fissando l’opera da quel punto di “ricchezza e forza interiore”, si avverte il movimento, oltre che visivo, dell’anima dell’artista che libera il proprio “Io”.
E’ il miracolo dell’arte. Un’arte pura, semplice e non complessa.
La simmetria nell’opera”Vortice” riflette desiderio di ordine. Il colore usato, nel creare lo spazio, è fonte di emozioni mentre il vortice ci parla di vita, sentimenti, sensibilità e bellezza universale.
L’insieme è arte.
OPERA “DIALOGO TRA I POPOLI”
L’opera “Dialogo tra i popoli” di Rosario Emanuele Palermo è un’esplosione di colori che raggiunge l’apoteosi dopo un vorticoso risucchio di foglie che, dalla terra, giungono all’apice del cielo, trascinando con se linfa vitale.
Foglie che, simbolicamente, rappresentano le diversità delle etnie ma anche sfide, le differenti opportunità che la stessa esistenza umana offre.
Il lavoro si presenta come una cornucopia che contiene il mistero della nascita di ogni essere umano: tra i colori pastello, è presente l’amato rosa che è sinonimo del “femminile”, di “madre natura”, dell’ “origine di tutte le cose”.
L’opera si ricongiunge alla precedente “Vortice”, dove, nonostante il desiderio di spazio che libera, il mistero è più ermetico. In “Dialogo tra i popoli”, l’artista si svela maggiormente, quasi proponendo una lente d’ingrandimento per osservare cosa si nasconde all’interno del turbine da cui si dipanano raggi che, come ventole, attirano tutto ciò che dall’esterno è capace d’innalzarsi ed espandersi. Non più chiusura dunque ma espansione. Che è dialogo tra i popoli, comunicazione non soltanto visiva ma emozionale poiché tocca le corde dell’anima. Diviene accettazione di quelle diversità che infine uniscono. Così che cielo e terra s’incontrano, tanto che le foglie giocano in un “over and under”, dove tutto si amalgama, in uno spazio sempre in evoluzione.
Ai lati del dipinto nuvole bianche delineano i confini del turbine, quasi desiderando mitezza nella stessa forza accentratrice che, in tal modo, non turba ma esalta una vitalità che si proclama vittoriosa, pronta ad accettare i mutamenti nell’armonia dell’esistere.
CAPITALS CITY
Amsterdam
Rimanendo fedele ai suoi colori, Rosario Emanuele Palermo riconferma il proprio stile anche nella collezione “Capitals City”, in cui dipinge le Città capitali con una formula in cui la prospettiva si espande grazie ad una visione aerea che l’artista realizza.
In Amsterdam sono riconoscibili le palazzine senza balcone, animate dalle tinte pastello i cui cromatismi sono surreali. Si ammira, in tal senso, il rosa della strada principale dalla quale si immagina di dipanino altre vie ed il ponte, sotto il quale, nel canale, scorre l’acqua azzurra e riflessa.
La bellezza del dipinto è la magia che esprime, quel riuscire a trasportare l’osservatore dentro un mondo favoloso che attrae proprio perché avvolge una Città “reale”. L’artista quindi sposa la realtà con un mondo fantastico, quasi fiabesco e sognante, incontaminato, pulsante e vivo.
Il cielo stellato ed i lampioni illuminati invitano all’ideale del bello. Nell’opera, il contesto è ingentilito da uno scorcio che stimola l’immaginazione a costruire umane vicende. All’interno delle abitazioni, alcune illuminate, potrebbero raccontarsi storie familiari, attorno ad una tavola imbandita o attorno ad un camino accesso e colorato. Potrebbero narrarsi fiabe di natale o comunque storie che emozionano. Poiché l’opera di Rosario Emanuele Palermo suscita sensazioni favorevoli. Non racconta altro che un mondo chimerico, che non conosce cattiveria né brutalità ma solo la purezza che appartiene all’universo dei piccoli, coloro che ancora riescono a sognare e a trasformate il circostante in “bello e puro assoluto”. E’ l’arte di Rosario Emanuele Palermo, non nuovo agli accostamenti dei suoi colori ad un ideale di limpidezza, in cui i cromatismi riecheggiano con soavità, testimoni di uno stile che si propone con totale fedeltà.
Le piccole finestre, la tenda colorata, i mattoncini lungo la strada, le ringhiere che si affacciano sul canale, i tetti dalle tinte più originali creano movimento e vitalità. La Città è viva poiché dentro di essa ci si può tuffare per immaginare, costruire e realizzare.
Nella sua tecnica, vi è un proseguo: L’artista passa dal “progetto ai mattoni”: dalle opere “Planimetry, Urban City e Google Maps – in cui progetta- , adesso costruisce, sino a creare i palazzi ed il frammento immaginario di una Città.
MAKEBA: DANZA NEL FONDALE (MEDITERRANEO)
Una griglia, un mosaico, tele dentro la tela e sempre il colore predominante dell’arancio, che sposa la passione del rosso con l’energia del giallo. E poi la simbologia dell’alga che primeggia su tutto il contesto che trascina dentro il fondale del nostro Mediterraneo. Un mondo tutto da scoprire, in esplorazione e che è una nuova formula per l’artista (Makeba), il quale desidera dipingere i colori della sua terra, della sua Isola ma non con gli stessi stereotipi. E’ un connubio di colori che si abbracciano e danzano insieme in una unione di tinte forti e vitali che trasportano all’interno di un mondo magico, quello marino, quasi inesplorato, che ci regala il mistero e la danza di simboli vitali.
L’INTERVISTA
Perché l’Alga?, chiedo.
Perché ho voluto rappresentare il mondo marino, con i colori che vedo. Ed ho scelto proprio questa simbologia poiché, da buon siciliano che ama la propria Isola, ho desiderato proporre le tinte ed il calore che mi trasmette, facendomi sentire l’appartenenza alla terra d’origine. Cerco di esprimermi con una chiave non moderna ma innovativa, attraverso la scoperta di un mondo non tanto visitato, e quindi non con il fiore di zagara o il fico d’india, ma con l’utilizzo di colorati vegetali.
Parliamo di questa nuova opera che segue la linea “Vortice”. C’è sempre il colore predominante, come già spiegato nel mio incipit.
L’arancio è un colore vitale che da energia. Mi da l’ispirazione e la carica giusta. E’ un colore che sta nel mezzo, tra chiaro e scuro. L’arancio rappresenta per me il sole, quello che sorge e quello calante che porta all’imbrunire. E’ l’energia del sole che scalda, che ti bacia la pelle, accogliente.
In questo contesto di luce, notiamo delle zone d’ombra. Vi sono dei cespugli che fanno capolino dietro il “muro del mosaico”.
Torna la simbologia. E’ come immortalare, fare un ritratto per dare vita a questa forma semplice, attraverso un colore neutro, a testimonianza del fatto che la pianta vuole esistere, anche essendo non pregiata né di particolare bellezza. “Il cespuglio” desidera denunciare la propria presenza, in maniera essenziale, senza fronzoli, purché nella condizione di poter essere vita poiché, anche se non può parlare, può sempre sentire. E’ una forma libera e mai aggressiva, seppur immagine acuta, quasi spinosa.
Cosa mi dici dei piccoli galleggianti nel mare?
Sono guardiani del mare. Possono essere delle meduse o piccoli polipi. Sono osservatori dei fondali. Rappresentano, anche in chiave comica, un mare dai più svariati colori cromatici, e galleggiano su una superficie virtuale che li accompagna dentro un mondo fantastico.
Cosa mi dici della cornice dalle forme geometriche?
Rappresenta i cocci della pietra lavica che hanno un colore nero-grigio. Se li unisci danno questi mosaici. Ho voluto ricordare anche il nostro Vulcano con il magma solidificato.
Si può definire questo lavoro una forma di mosaico ad incastro, a griglia?
Sì. In realtà sono dei piccoli mosaici- puzzle che s’incastrano per “dare forma nella forma” e creare al tempo stesso delle diverse prospettive.
Le tue alghe assomigliano ad alberi ma anche a grandi mani.
L’Alga potrebbe rappresentare la grande mano di un padre che protegge e cresce, o della madre terra che da vita, accompagna, indirizza. E’ la mano della metamorfosi, che può trasformarsi nell’albero nato dal seme e che un giorno regalerà i suoi frutti. E’ lo stesso albero che ci insegna di come la vita sia fatta di piccoli passi e di momenti. E’ tutto un andirivieni in una danza dentro i fondali.
GENESIS
“Genesis” è il lavoro di trasformazione ed evoluzione di un pensiero che pian piano ha preso forma. Già nei suoi “fanciullini protettori”, Rosario Emanuele Palermo aveva proposto l’opera “Le origini”, in sui si evince il desiderio primordiale di scoprire la creazione dell’individuo ai suoi esordi. Con quest’opera, il pensiero trova concretezza.
Ai piedi del quadro ritornano gli spermatozoi che, intrecciati tra loro in una corsa senza tempo, appaiono certi di percorrere “la via”. Si riallacciano alla tematica delle “origini”, ma stavolta per seguire un altro intento: quello dell’evoluzione. Così che, nel secondo grado raffigurato dall’artista, il nuovo gradino, che porta alla mutazione, ospita i fanciullini più formati.
E’ un susseguirsi che, oltre alla linea evanescente della luce che viene incontro ai personaggi per ispirarli, cresce pian piano, accompagnandosi ad un’altra linea, questa volta verde come il verde del germoglio e dell’albero della vita. Sopra quella, il colore dona sembianza. Il colore dona aspetto. Finalmente forma per regalare una identità sinora mai conosciuta. Diventano individui quei semi sparsi per dare frutto. Ed ecco che, nella loro evoluzione, si intrecciano vicendevolmente per dialogare e confrontarsi.
I FANCIULLINI PROTETTORI
Loro custodiscono i sogni e insegnano a realizzarli. Sono vicini. Sorridono e confortano. Proteggono sempre
e amano la purezza del cuore.
“I fanciullini protettori” è il titolo dell’ultima opera proposta da Rosario Emanuele Palermo, in cui ecco incarnarsi la poetica del fanciullino pascoliano, un universo che racchiude in se il contesto magico dell’infanzia, sicuro e protetto, dedito alla purezza perché appartenente al mondo dei piccoli; porto sicuro in cui rifugiarsi e trovare riparo perché colmo di affetti.
Si affacciano curiosi le piccole creature – protettori anche del focolare domestico -, quasi desiderando esplorare la realtà esterna di chi li osserva, seppur rimanendo radicati in quella sicura che appartiene loro. Sono fratelli, anche di diverse etnie (l’artista fa risaltare sia il bianco che il nero), per comunicare di quanto siamo uniti anche nelle diversità culturali, dinnanzi al denominatore comune dell’amore.
Sono festanti ed in movimento. Animati e facilmente osservabili da qualsiasi angolazione, in orizzontale ed in verticale. Danzano come foglie al vento, mostrando una levità ed una soavità che li amalgama in un colorato mosaico. Emergono prepotentemente dallo sfondo alle spalle, imprimendosi con una energia magnetica, capace di farli uscire dalla stessa tela.
Un puzzle in cui è possibile trovare anche un amico a quattro zampe od un personaggio più comico. Di fatto, osservano tutti invitando al sorriso per il brio che manifesta la scena pittorica.
L’arte di Rosario Emanuele Palermo è espressione di vita nell’uso sapiente dei colori e nel bacio che sposa il pensiero con l’animato. Ciò è visibile anche nelle opere “L’abbraccio” (le cui figure, nelle loro fattezze, ricordano vagamente “Skrik”, l’opera di Munch nel suo Urlo),“l’Amicizia” e “Le origini”.
Ne “L’abbraccio”, da ammirare la prospettiva alle spalle dei due personaggi principi, gli innamorati, i quali, nella loro essenziale semplicità, esprimono sentimento. I corpi denudati del superfluo diventano un tutt’uno e appaiono in tutta la loro completezza nell’immaginario di chi può godere di questa vista. Gli occhi bianchi sono spiraglio di luce e le labbra rosse esprimono vocalità. Il lavoro di Makeba parla, si esprime, non senza coinvolgere emotivamente l’osservatore.
Nell’opera dedicata all’amicizia, un insieme di individui, apparentemente privi di una propria identità, si rispecchiano l’un l’altro per divenire un’ensamble. Il tema richiama sempre quello dell’abbraccio ma con un’ampiezza che pretende “l’accoglienza”, l’atto di ricevere nel reciproco affetto e che riconduce al sentimento dell’amicizia. Infine, l’opera “Le origini”, trasporta dentro una vita onirica, nel primordiale sogno della creazione. Nella tavola, Rosario Emanuele Palermo, dipinge un frammento di culla, seguendo uno stile essenziale che ricorda l’etnico. All’interno della stessa sembra che i personaggi stiano per discutere circa la scelta del destino nel dare origine alla vita. A chi toccherà tra loro? I fanciullini protettori si tramutano in spermatozoi, chiamati a soffiare sul grembo di una madre per sentirsi protagonisti e partecipi di una nuova creazione.
NOTTURNO
Nel suo notturno, la luna piena è contornata da piccole sorelle che l’accompagnano nel cerchio della sua esistenza “double meaning”, il cui doppio significato la si vuole contemplare sia come satellite sia come volto umano dalle sembianze allegoriche.Un lavoro dall’innovativa tecnica, in cui l’artista gioca sapientemente con la saggezza di chi conosce l’accoppiamento dei colori e la loro espressione, e che accompagna l’osservatore dentro il mondo marino tanto amato da Rosario Emanuele Palermo.Nella tela, il cui “prodigio” la vuole assomigli ad una mattonella in ceramica, egli invita ad ammirare i meravigliosi faraglioni, che si ergono sul mare Jonio di Acitrezza, caratteristica frazione a mare del Comune di Aci Castello. All’interno del “circolare recinto”, assomigliante ad uno specchio, gli occhi sono puntati verso quelli di chi l’osserva e sono all’apice dei faraglioni; il naso si tramuta nell’albero maestro di una imbarcazione a vela, la cui barca funge da bocca. Le gote del personaggio si mescolano con le onde del mare e riportano i suoi tesori: gli scogli dei fondali, i pesci che sfuggono ad una variopinta rete e poi, sulla superfice terreste, un uccello dai colori cromatici, testimonianza di come l’uso delle tinte sia il fondamentale strumento espressivo dell’Arte e del Designer.Ad arricchire il circuito, la cui base scura mette maggiormente in risalto le tinte del verde, del rosa, del blu, del giallo, dell’arancio e del rosso, le stelle del firmamento, “la luna dentro la luna” e la presenza di un gabbiano blu.Il messaggio racchiuso nell’opera è chiaro: ogni cosa che offre la natura ha un volto da cercare e con cui confrontarsi, soprattutto nei momenti di solitudine. Ogni cosa gode della propria unicità ed autenticità. Rispetto ai lavori precendenti, Rosario Emanuele Palermo, in arte Makeba, esce dal classico canone per proporre sempre un’Arte d’arredo non cristallizzata ma in continua evoluzione. Maria Cristina Torrisi
Seedling of an apartment. L’arte del colore nel circuito della planimetria
I quadri d’arredo diventano in tal modo un tutt’uno con l’ambiente circostante e accompagnano dentro un percorso che rispecchia la planimetria di un appartamento. Seedling of an apartment sono i nuovi lavori di Makeba.
Nelle tele, il colore – circoscritto entro uno spazio – crea relazione tra figure geometriche connesse tra loro in un circuito che rispecchia fedelmente l’arte dell’interior designer.
I quadri d’arredo diventano in tal modo un tutt’uno con l’ambiente circostante e accompagnano dentro un percorso che rispecchia la planimetria di un appartamento, non senza fare piacevolmente pensare anche ad un Urban City o ad un circuito elettrico, nel suo chiuso percorso in cui circola corrente elettrica.
E’ sempre l’arancio la tinta predominante in queste opere in cui emerge “l’implosione del colore”, la nuova tecnica che punta alla concentrazione di materia ed energia in uno spazio ridotto.
Il percorso accompagna dunque l’osservatore dentro un labirinto colorato, in cui è gradevole perdere la bussola, il convenzionale orientamento, per invece tuffarsi dentro la realtà cromatica che è d’ispirazione per Makeba anche nei suoi precedenti lavori in cui l’esplosione delle tinte acriliche avveniva in spazi sconfinati.
In Seedling of an apartment si distinguono oggetti d’arredo come cassetti, tavoli, sedie, punti luce, scale, in un percorso in cui avviene una vera e propria “caccia al tesoro”, attraverso la ricerca degli oggetti da destinare all’arredo e che comunque, visti sotto altre prospettive, consentono di poter osservare tante altre forme maturando così l’idea per l’osservatore di un percorso in movimento e mai statico.
Tutto l’arredo planimetrico è in connessione: un comodino sposa una sedia, così come un computer una TV o un piatto doccia. Si esce dai canoni della convenzione nel circuito definito e l’idea di spazio assume l’idea della forma che prende vita attraverso l’osservazione.
E poi c’è la nuova sfida di Google maps. E’ il titolo dell’ultimo lavoro di Makeba, in cui si esprime la ricerca dei tempi legati alla modernità odierna. Una modernità in continua evoluzione, che segna il progresso della Urban City in una mappa in cui è possibile scorgere anche un certo regresso a causa del problema che concerne l’inquinamento atmosferico.
Google maps
In questa opera la natura è costretta a convivere con la tecnologia, tanto che un albero e un uccellino fanno parte di una realtà hi-tech. Delle piante emergono da una radio e trovano il loro nutrimento dalla musica che ha funzione di mediatore tra tecnologia e natura.
Nella mappa si trovano diverse tipologie di oggetti: l’aereo, l’astronave, i lampioni, la cabina telefonica retrò – segno di una tecnologia primitiva – e sempre i simboli che sono nelle opere “Seedling of an apartment”. A fornire le giuste indicazioni per garantire la denuncia contro un sistema che sta rovinando l’ecologia è un tubo di scarico, minaccia non soltanto per la Città ma per il mondo intero.
Rosario Emanuele Palermo si serve dei suoi colori per denunciare un sistema che rischia di perdere i propri equilibri e le proprie tinte, le stesse che l’artista desidera sempre utilizzare nelle sue tele affinché, attraverso di esse, non possa mai spegnersi la speranza di un futuro migliore.
“Questi quadri hanno il brutto vizio di stare bene ovunque, in qualsiasi contesto”. Parola di Makeba.
SCHEDA ARTE
ROSARIO EMANUELE PALERMO
Rosario Emanuele Palermo, in arte Makeba, originario di Aci Bonaccorsi, è interior designer. Oltre ad occuparsi dell’arredo degli interni, si occupa di art acrylic, attraverso la realizzazione di opere che contribuiscono ad arredare secondo un suo personale stile che punta a rendere accoglienti e vivibili i contesti dove abitare. Ama i colori perché, a suo dire, donano linfa vitale agli ambienti e ama pure lo stile essenziale fatto di spazi liberi ma animati e pulsanti grazie a installazioni artistiche. Coniuga l’arte all’utilità, intesa come bene comune e usufruibile a tutti.
Nelle sue opere, nate nell’ambito dell’Art Designer, è sempre presente la simbologia che ha l’intento comunicativo: la terra ed il cielo; il “giù e su”; il bianco e nero e quella forza che rinnova e distrugge, in cui l’essere si perde perché vibrante, pulsante, viva.
“L’Arte è evoluzione del pensiero che nasce, cresce e si sviluppa grazie ad impulsi di congiunzione che tendono all’emozione profonda dell’Io”, scrive di lui Alba Maria Massimino. Nelle opere di Rosario Emanuele Palermo questa emozione si avverte fortemente. “L’artista riesce a coniugare l’aspetto grafico geometrico con il colore di base che predomina sull’opera equilibrandosi, al tempo stesso, con la grafica che diventa portavoce del suo pensiero”.
E’ un’arte che stupisce per l’eleganza del suo linguaggio, per questo suo modo di fondere la ragione alla materia. Un mondo tutto da scoprire, in esplorazione e che è una nuova formula per l’artista (Makeba), il quale desidera dipingere i colori della sua terra, della sua Isola ma non con gli stessi stereotipi. E’ un connubio di colori che si abbracciano e danzano insieme in una unione di tinte forti e vitali.
Nelle tele e nelle tavole, il colore – circoscritto entro uno spazio – crea relazione tra figure geometriche connesse tra loro in un circuito che rispecchia fedelmente l’arte dell’interior designer. I quadri d’arredo diventano in tal modo un tutt’uno con l’ambiente circostante e accompagnano dentro un percorso che rispecchia, in tal caso, la planimetria di un appartamento, non senza fare piacevolmente pensare anche ad un Urban City o ad un circuito elettrico, nel suo chiuso percorso in cui circola corrente elettrica.
Lui ha scelto di chiamarsi in arte Makeba per rendere omaggio a Miriam Makeba, anche nota come Mama Africa, cantante sudafricana di Jazz e world music. Nata a Johannesburg il 4 marzo del 1932 e morta a Castel Volturno il 9 novembre 2008 (non a caso il Circolo è stato organizzato oggi, alla sua memoria), è nota per il suo impegno politico contro il regime dell’apartheid – della politica di segregazione raziale- e per essere stata delegata alle Nazioni Unite. Makeba ama i colori d’Africa.
E’ stato ospite lo scorso 12 novembre 2017 dell’evento culturale organizzato dalla testa giornalistica Nuove Edizioni Bohemien, nell’ambito del quale ha esposto 26 opere riscuotendo un grande consenso di pubblico.
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