ITINERARI DELLO SPIRITO
ACQUA
A cura di Antonino Leotta
Foto A. Leotta
Signurùzzu chiuvìti chiuvìti
l’arbuluzzi su mòtti di siti…
e mannàtini una bbona
senza làmpi e senza tròna!
Il ricorso alla Divinità nel caso della siccità è comune a tante credenze religiose. La Chiesa cattolica è stata sempre presente accanto al mondo contadino in tutte le stagioni dell’anno perché, proprio attraverso la natura, si vive un rapporto più intenso con Dio. Il pensiero alla “Provvidenza” parte essenzialmente dall’intesa con la madre terra che è fonte di vita e che manifesta il bisogno di essere salvaguardata e protetta per assicurare il “pane quotidiano”.
Non ricordo l’anno ma ricordo la disposizione di Mons. Salvatore Russo, Vescovo di Acireale, che invitava i Parroci della Diocesi ad aggiungere, alla prima preghiera della Messa domenicale, la preghiera per la pioggia. La prima preghiera della Messa veniva chiamata, nel linguaggio liturgico, “Colletta” (da colligere) perché voleva essere una “raccolta” di sentimenti, desideri, invocazioni che emergevano dalla comunità orante. Riporto il testo tratto dal Messale romano: “O Dio, dal quale tutte le creature ricevono energia, esistenza e vita, dona alla terra assetata il refrigerio della pioggia: perché l’umanità, sicura del suo pane, possa ricercare con fiducia i beni dello spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen”.
Certamente Dio, Padre nostro che, nella prima pagina della Bibbia, si pone al centro dell’universo e viene decritto come creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili ed invisibili, presiede l’evolversi del creato. Ma ha anche affidato alla persona umana, che è all’apice della scala degli esseri, il compito di gestire la terra. Anche nella visione di un evoluzionismo dell’universo e dei vari esseri, viene assegnata alla persona umana -in quanto essere più evoluto e dotato di razionalità- la responsabilità di custodire e organizzare l’habitat e i suoi elementi costitutivi. L’uso studiato, equilibrato e curato, quindi, di questi elementi, appartiene alla saggezza, alla razionalità, alla preparazione, all’inventiva dell’uomo.
Papa Francesco, un paio di anni fa, ha ricordato la responsabilità dell’umanità in questo ambito con l’enciclica “laudato si…”. Cito l’inizio della sua proposta:
1. “Laudato sì mi’ Signore“ cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia:
“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”..
2. Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra…”.
Si è fatto più pressante, in questi ultimi anni, l’interrogativo di studiosi e competenti circa l’uso che fa, parte dell’umanità, dell’habitat in cui ci muoviamo. L’uso indiscriminato di elementi chimici e di prodotti elaborati dall’uomo, la deforestazione e la progressiva eliminazione del verde, la produzione di gas tossici, la devastante incuria dei grandi agglomerati urbani, l’inquinamento delle acque, sono le cause principali del deterioramento del pianeta terra.
Scrive Papa Francesco al n° 25: …“I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità”…
Purtroppo, continua Papa Francesco, …”i Vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno raggiunto accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci”…
E precisa: “la protezione ambientale non può essere assicurata solo sulla base del calcolo finanziario di costi e benefici. L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente”.
Accenno, infine, a un suggerimento conclusivo: “..puntare su un altro stile di vita” che offra la possibilità di “esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale”.
Uno stile di vita più responsabile diventa uno dei modi concreti per custodire l’ambiente in cui viviamo. Lo sguardo su “l’abbulùzzi mòtti di sìti” deve anche convertirsi in uno interrogativo su noi stessi, sul nostro modo di usare l’ambiente. Iniziando da un limitato uso delle auto inquinanti nelle città, da una responsabile raccolta differenziata dei rifiuti e da una custodia e cura del territorio. Che manifesti le componenti più valide della nostra umanità.
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