ARTE
A cura di Francesca Bella
Il Palazzo della Cultura Platamone di Catania, situato in via Vittorio Emanuele II n. 121, nel cuore del centro storico della città, dal 2022 accoglie il Museo Emilio Greco, che conserva parte dell’opera grafica del celebre scultore siciliano.
Emilio Greco nasce a Catania nel 1913 in una famiglia numerosa e a 13 anni lascia la scuola per lavorare in una bottega di ornamenti funebri. Già da ragazzino, Greco mostra un interesse e una naturale inclinazione verso il mondo dell’arte e del disegno. È lo stesso artista che racconta gli inizi molto complicati della sua carriera:
Da Catania, la mia città, andai a Palermo per la prima volta nel 1933. Avevo vent’anni e l’occasione del viaggio fu una mostra allestita nel ridotto del teatro Massimo, dove avevo esposto dei disegni, che l’editore Priulla fece sapere di voler acquistare. Erano i primi disegni che vendevo nella mia vita e per me che venivo dal lavoro cemeteriale del marmo, faticoso e frustrante, fu come toccare il cielo con un dito: si consolidava la speranza che solo con l’arte avrei potuto avere ragione d’esistere.1
Negli anni della gioventù, il contesto artistico-culturale della sua città natale, secondo quanto riportato proprio da Greco, è molto fecondo dal punto di vista letterario ma non si presenta particolarmente vantaggioso per quanti avrebbero voluto intraprendere un percorso professionale nell’ambito dell’arte grafica e scultorea:
La mia storia di scultore non si è svolta a colpi d’ala, ma è stata una vicenda vissuta e sofferta, nello scenario di uno dei momenti più difficili della nostra epoca. Nella Catania di allora, nascere artista non era, purtroppo, una fortuna. Per i giovani la possibilità di esporre opere d’arte si limitava a qualche rara mostra sindacale, e niente più. Sì, c’era in città un Circolo artistico, ma esisteva soltanto come etichetta, perché i soci di esso – altro che artisti!- erano commercianti d’ agrumi o salumai, che la sera si riunivano nella sede del sodalizio per giocare a scopone. Talvolta, giusto per salvare la faccia, ci chiedevano di organizzare qualche mostra di grafica o di promuovere delle serate di poesia dedicate a verseggiatori locali.
Naturalmente, delle opere esposte, non se ne vendeva alcuna; e una volta che mancò un disegno, fummo tutti sorpresi e contenti che qualcuno l’avesse rubato, forse per amore dell’arte. Qualche visitatore, ammiccando, ci sussurrava: “Ma come potete avere voglia di fare mostre?” 2
Al termine del Secondo conflitto mondiale, nel 1948 Greco riceve l’invito per esporre al celebre Museo d’Arte Moderna di New York. Le opere di Greco diventano, così, protagoniste di mostre permanenti sia in territorio nazionale, come a Firenze e Orvieto, che in territorio internazionale, come a San Pietroburgo, Mosca, Londra e Hakone, in Giappone. Nel 1955 diventa docente di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e l’anno successivo è insignito del Gran Premio per la Scultura alla XXVIII Biennale di Venezia. Famose, inoltre, le sculture decorative realizzate per le porte del Duomo di Orvieto. L’artista catanese, che negli anni ha abbracciato anche il mondo della scrittura e della poesia, si spegne a Roma nell’Aprile del 1995.3
La figura di Greco è certamente una delle più illustri nel panorama artistico italiano ed estero, pertanto, è stata negli anni oggetto di attenzione da parte di numerosi intellettuali, creativi e uomini e donne di cultura. Fra questi, possiamo annoverare il noto critico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti che, nel 1963, dichiarava:
È noto che Greco è uno degli artisti più intelligenti, acutamente penetranti e colti. Non è uno di quegli ulissidi della sensazione e dell’ego circoscritto che si disinteressano della storia della cultura. La sua conoscenza artistica è vasta, sicura, selezionata, anche se, ovviamente, marcata dalle sue esigenze di artista.4
Anche lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia ha rivolto il suo sguardo verso la figura di Greco affermando: «Se ancora cerchiamo quello che ci appartiene, un rapporto sicuro con le cose, l’armonia, l’accordo con noi stessi, la bellezza, l’amore, le sculture e i disegni di Emilio Greco splendidamente si dispiegano a darci misura del mondo».5
Il Museo, la cui sede precedente era situata a Catania nel Palazzo Gravina-Cruyllas, accoglie settantacinque opere grafiche di Greco, tra chine, litografie e acqueforti, tutte datate tra il 1955 e il 1992 e che fanno parte di una più vasta collezione di lavori donati negli anni Novanta dallo stesso artista.6
Le suddette opere presenti all’interno del Museo sono caratterizzate da un’aura poetica e lasciano trasparire le sue abilità manuali. Linee pure che però ben rendono l’elemento plastico. Fra i soggetti più frequentemente scelti dall’artista spicca la figura femminile e non mancano, inoltre, scene che rappresentano un erotismo delicato.
Il Museo oggi apre le porte a turisti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, ma anche e soprattutto a scolaresche. La visita al Museo consente al pubblico di immergersi nell’universo creativo dell’artista catanese che, nel corso del suo lungo cammino professionale, ha portato in alto il nome della città e ha creato opere la cui genesi è legata a necessità e turbamenti interiori, poiché, come lui stesso afferma, l’arte non è altro che un qualcosa che «nasce da un moto sincero dell’anima, come acqua limpida da una sorgente che non può essere inquinata».7
1 Cit., Emilio Greco. Le porte del Duomo di Orvieto, Roma, Il Cigno Galileo Galilei Edizioni di Arte e Scienza, 1994, p. 18.
2 Cit., Ivi, p. 20.
3 Cfr., Brochure Museo d’arte contemporanea Emilio Greco, Comune di Catania – XVI Direzione Centro per la fruizione dei beni culturali e ambientali.
4 Cit., Emilio Greco. Le porte del Duomo di Orvieto, op. cit., p. 122.
5 Cit., Ivi, p. 125.
7 Cit., Emilio Greco. Le porte del Duomo di Orvieto, op. cit., p. 31.
Fonti bibliografiche e sitografiche:
– Emilio Greco. Le porte del Duomo di Orvieto, Roma, Il Cigno Galileo Galilei Edizioni di Arte e Scienza, 1994.
– Brochure Museo d’arte contemporanea Emilio Greco, Comune di Catania – XVI Direzione Centro per la fruizione dei beni culturali e ambientali.
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