Recensioni
A cura di Maria Cristina Torrisi
“Ribelle senza causa”, romanzo di Vincenzo Cantarella, è una opera avvincente che tiene il lettore col fiato sospeso per il clima di suspence in cui immette, principalmente, il protagonista in assoluto. Un uomo sui generis che attrae per la sua indole votata ad una super colta analisi di tutto ciò lo circonda. È attento osservatore, sempre dinamico nel dare forma ai suoi pensieri che, con abilità, riesce a trasmettere al lettore, così da permettere che lui e chi lo legge diventino intimi amici.
La trama del romanzo è abbastanza curata nei minimi dettagli e scorre con una eleganza tangibile ma anche magica, se si riesce ad avvertire la musica di sottofondo citata dal protagonista, Santi Torrisi. Un comune uomo “non comune”, un pensatore raffinato che si fa da voce narrante nel suo raccontarsi in prima persona, giocando sul tempo del presente. Un presente che scorre con la narrazione e con il compimento delle azioni nel medesimo momento. Quindi, si cammina insieme a lui, si indaga con lui, si viaggia in sua compagnia.
Santi Torrisi è un uomo di cinquant’anni di origine siciliana, ex estremista politico che a Milano si occupa della sua agenzia di investigazioni bancarie e finanziarie. Sarà un incarico affidatogli, riguardante la morte di un finanziere su cui egli investigherà, a sconvolgere la sua esistenza, trascinandolo dentro un vortice che lo segnerà inesorabilmente.
Lo stile dell’autore Vincenzo Cantarella affascina. Poiché permette al lettore di non estraniarsi dalle pagine del libro e di non considerare la realtà dell’ambiente circostante; piuttosto di tuffarsi dentro il romanzo per esserne inghiottito, assumendo il ruolo di accompagnatore del protagonista nella sua avventura.
Non si tratta del classico io narrante che, come personaggio principe, racconta la vicenda, ma di qualcosa in più. Vi sono pagine dalle peculiari caratteristiche che delineano la figura di Santi Torrisi.
“Immerso in questi assillanti pensieri, ho smesso da un pezzo di ascoltare la voce al telefono, tanto il crescendo dei toni conducevano verso percorsi immutabili…”
“Entro nell’appartamento e scorgo la mia immagine riflessa nello specchio rotondo appeso nel minuscolo atrio, proprio di fronte all’ingresso. Mi trovo invecchiato, con lo sguardo spento, i capelli ormai quasi grigi. Somiglio tuttora al ventenne speranzoso e pieno di vita di un tempo? Temo proprio di no…”.
Santi è un uomo romantico, che si affeziona alle cose, ai ricordi, e ama la musica rock con la quale divide i suoi momenti, i percorsi, la vita. È un uomo che nei suoi silenzi si ritroverà disilluso.
“Cerco soprattutto, col pensiero, qualche traccia dei tempi di quando ero bambino, pronto a credere all’avvenire, pieno di sogni, di desideri, di affetto per il mondo e per le persone che mi circondavano…”.
Le pagine sono “estremamente piene” di contenuti. Ogni singola parola è pensata e non serve solo per narrare la storia. È uno scritto in cui lo stesso scrittore desidera svelare la sua parte più intima.
Santi, personaggio simpatico e dotato di ironia, amante dell’azione, sopraffatto da momenti di melanconia, sensibile tanto da divagare anche su quesiti metafisici, nonostante sia in solitudine non è estraneo al contesto in cui vive. Attorno al protagonista ruota la storia umana: “Ancora due bombe oggi, una in Francia ed una in Spagna; ormai ci si è fatta l’abitudine, non fanno più rumore come le prime volte, si fa per dire. La notizia sarebbe la loro assenza. La Jihad che ha ripreso nuova linfa, dopo un paio di anni di sordina…”.
Vi è una narrazione dal pensiero poetico per la profondità dei sentimenti intrisi di nostalgia, e risalta inoltre la perfetta descrizione di ambienti e personaggi:
“Una delle scrivanie è vuota. Dietro all’altra siede con aria provocatoria un uomo tarchiato, senza divisa, con addosso una camicia verdastra di tipo militare. La sua voce e i suoi modi sono ruspanti, da brigadiere o che so io…”.
Dalla lettura di questo romanzo, esce forte la voglia del personaggio-scrittore Santi-Vincenzo di imprimere la propria forza. Pervaso da un pessimismo storico e dal suo essere apprensivo, Santi riesce a dare una bellissima descrizione dei luoghi in cui ha vissuto da ragazzo, attraverso anche flashback di ricordi che rappresentano una speranza per aiutarlo ad uscire dal tunnel della sua angoscia. Egli è un personaggio che ha molto da offrire al suo lettore poiché è per certi versi controverso. Romantico e speranzoso da un lato, cupo e deluso dall’altro.
Alla scoperta della trama si aggiunge anche la voglia di conoscere Santi Torrisi, con le fragilità di un uomo che in fondo è alla ricerca di sé stesso. Per cui, l’abilità di Vincenzo Cantarella è sì nella sua penna di scrittore raffinato e colto ma anche nel pensiero, sempre pronto ad interrogarsi e a porre quesiti.
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