Recensioni ed Eventi
A cura di Sara D’Angelo
L’inchiostro rosso con cui è annunciato il titolo dell’ultima opera di Maria Cristina Torrisi non credo sia solo una scelta stilistica dell’editore, ma una prima intimità letteraria della scrittrice con il lettore. Una confessione di cuore.
Ada e Incubus. Ada è Incubus. Verbo o congiunzione? Forse entrambi. Di sicuro entrambi.
Quando il lettore leggerà il romanzo si accorgerà che prima di lui il libro ha già letto se stesso attraverso il fiume in piena di energia straripante, quella forza che trascina con sè petali freschi e foglie secche insieme, senza fermarsi davanti all’ostacolo, sorpassando il pudore dei sentimenti.
L’eterno contatto tra realtà e sogno si rivelano il tempo di una notte, quando una tempesta d’inchiostro intinge la penna in un diario di verità, ed è certo che la verità è una, non ha mai avuto una gemella.
Ada è un’anima trasparente ma il tempo scuro la tormenta, deciso a sospendere un percorso di vita nato per brillare. Incubus è un ladro di tempo, il peggior furto che un essere umano possa subire.
Un amore tradito è mai stato amore? La scrittrice Maria Cristina Torrisi interroga se stessa, ripercorrendo le pagine di un calendario testimone di uno spasimo di vita, svelando, tessera dopo tessera, il mosaico di una storia d’amore ridotto in anonime scaglie di tempo rubato.
Ada e Incubus Rivelazioni di una notte. Un romanzo, un diario, una scrittura necessaria. Cristina allo specchio è Ada. A lei affida la sua storia per illustrare le trame di una tovaglia ricamata e preziosa, il cuore di una donna come pezza da usare e poi riporre, non una ma tante e tante volte, tanta vita strappata alla vita. Il sentimento eletto a LUCE del suo sogno di sposa divenuto Incubus, notte infinita, buio pesto.
Nell’intercapedine dell’anima di Ada c’è Vlad, un vampiro che succhia energia vitale, il protagonista di una ragnatela di imbrogli, è sua la colpa di aver calato il sipario su una promessa, scegliendo di imbrattare il velo bianco con la menzogna.
La nuova alba appare lontana se l’attesa comincia dalla mezzanotte ma poi le ore si fanno piccole apposta, si avvicinano con il messaggio dell’aurora pronte a consegnare il merito.
Il sogno è l’abbraccio di cui Ada ha bisogno, sicuramente conforta e allo stesso tempo le rivela una dimensione di pace. Ada e il suo vissuto protetta dalla famiglia, la sua teca di cristallo viene stordita quando Incubus frantuma lo specchio. Vlad dice che l’amore non esiste perché è incapace di provarlo. “Cos’era per te l’amore?” Vlad ripete più volte questa domanda, segno che non ha idea di cosa significhi amare. Chiederne il significato è ammettere di non averlo mai provato. Vlad traditore, tradito dalle sue stesse parole.
“Nessuno merita il mio dolore”. Ada è sempre più convinta di questo, sebbene sia visibilmente turbata dal potere dei ricordi…”il passato si ripresenta sempre, poiché il vissuto è un bagaglio che ci si trascina dietro”.
Una fotografia basta a scuotere la certezza di voler dimenticare, una fotografia è una montagna russa assai pericolosa, corre veloce imbrogliando il pensiero.
Non esiste tunnel senza luce, labirinto senza uscita, dopo la mezzanotte il mezzogiorno non può tardare. Ada ha bisogno di tanti giri di lancette e silenzio per riuscire a leggersi dentro, per respirare la sua nuova condizione di isola da sola, libera da zattere pericolose perché sanno solo ingannare e affondare, abili a provocare onde alte e maledette, disastri.
Il perdono pretende tempo, è necessaria un’oasi cristallina al centro di un mare aperto, spazio, tanto spazio per ritemprarsi dalla prova.
Per questo “Ada pretese la vita”.
Buona vita Ada.
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