A cura di Maria Cristina Torrisi
Prenderà il via il 21 ottobre 2013, con inaugurazione alle 18, l’interessante mostra fotografica in onore all’attrice teatrale catanese Rosetta Santillo. L’evento, in programma nell’ex Chiostro Gulli e Pennisi di Acireale, in Via Marchese di S. Giuliano, chiuderà i battenti il 26 ottobre e la mostra rimarrà aperta al pubblico ogni giorno sino alle 21.
Organizzata dal Centro Culturale “Don Francesco D’Urso, l’iniziativa segna anche l’apertura della realtà teatrale del Centro, realtà il cui nome è dedicato alla grande artista ricordata dall’attore e direttore artistico Franco Cannata:
<<Nasce attrice alle recite scolastiche ma, poiché era anche intonata al bel canto, a sedici anni passa alla lirica, da contralto. E’ assunta a pieni meriti nel coro del Teatro “Massimo Bellini” di Catania dove rimane per ben otto anni.
Non dimenticherà mai la prosa tanto che il regista Carmelo Molino la vorrà nella Compagnia “Amici del dialetto” che agisce al Circolo Artistico di Catania. Lì matura la sua arte, accanto a nomi divenuti celebri nel teatro siciliano e che le agevolano il passaggio nel 1967 al Teatro “Rosina Anselmi” di Catania che l’accoglie puntando su di lei le sue carte. Sarà infatti Accursio Di Leo, notissimo regista del teatro e del cinema, che la dirigerà nel capolavoro di Giovanni Verga “La lupa”. Di quel periodo, sono indimenticabili le sue interpretazioni nei classisi di Martoglio, Pirandello, Russo Giusti, Fiducia, Brancati e Verga.
A fianco di Carlo Mangiù, Tano Fernandez, Jano Jacobello, Alfredo Panere, Davide Ancona (sarebbe troppo lungo l’elenco) con il “Rosina Anselmi” , nel 1969 partecipa alla Rassegna Internazionale del Teatro Amatour di Montecarlo, con “La Giara” di L. Pirandello, alla presenza del Principi Ranieri e la moglie Grace.
Con la Cooperativa Rosina Anselmi nel 1971 porta i classici del teatro siciliano per tutta la Sicilia recitando con Tino Scotti, Lea Padovani, Vinicio Sofia, Sergio Ammirata al Teatro Diondo di Palermo, al Vittorio Emanuele di Enna, al Royal di Gela, al Teatro Galatea di Acireale, oltre lo stretto, al Pannazzaro di Napoli ed al Piccini di Bari.
L’amore per la prosa non cancella però dalle sue preziose corde vocali il canto e, dal 1975, ritorna alla lirica. Richiamata, infatti, dal Teatro Massimo Bellini di Catania è scritturata per grande opere: Il Trovatore, la Bohemme, Carmen, Aida, Madame Butterfly.
Poco tempo dopo ritorna alla recitazione con Jano Jacobello al teatro Piccadilly dove rimane dal 1976 all’81, fino al disastroso incendio che lo distrusse. Dal 1982 inizia il sodalizio con Toni Aiello, nella Compagnia “Il Ficondidia”. Leader, sempre scattante, effervescente, versatile, claunesca, da strappare applausi a scena aperta. La ricordiamo scatenata nobildonna illetterata ne “Il sogno di una notte di mezza sbornia”, esuberante moglie Gine ne “I maneggi ppi maritari ‘na figghia”, litigosa cugina di Favazza ne “L’eredità dello zio buonanima”, nella popolana Cicca Stonchiti di “Civitoti in pretura” e in tantissimi altri ruoli, tra comici e drammatici, di commedie celebri che non è il caso annotare, perché troppo lungo è l’elenco delle sue pregevoli prestazioni.
Eppure, fuori dal palcoscenico, era così diversa da sembrare un esagerazione parlare di lei come una “buffona”. In realtà era una gran “pignola”, dallo sguardo dolce, cui sorridevano per primi gli occhi.
I ruoli che affrontava sulla scena erano sempre assai distanti dalla sua vita reale, perché donna sensibile, romantica, idealista, materna: la “Filumena marturano” le resta appiccicata al cuore perché come mamma sentiva di dare se stessa ai figli adorati e ai nipoti.
Si è ritirata dalla scene ufficiali nel 1996 dedicandosi alla poesia e alla regia. E nell’ottobre del 2010, dopo breve malattia, si è spenta serenamente>>.
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