ATTUALITÀ
A cura di Enzo Coniglio
Ci sono interventi mediatici che non si vorrebbero dover fare mai perchè confliggono in linea di principio sia con i propri valori che con delle necessità reali. E quello odierno rientra in questa tipologia.
Ci riferiamo alla accoglienza che è stata accordata in questi giorni ai 49 naufraghi soccorsi dalle navi delle ONG al largo delle coste libiche e rimaste in balia di onde tempestose e tra tanti stenti dal periodo natalizio. E in particolare ai 10 naufraghi che saranno ospitati dai cugini siciliani Valdesi.
Non si può certo negare che è un atto di barbarie non accogliere tali profughi una volta che sono stati soccorsi, analizzando il fatto in sé. Ma tale giudizio non basta e appare molto più articolato se si esamina il contesto del fenomeno migratorio, un terreno assolutamente minato che richiede la massima prudenza.
E, con questa avvertenza, vorremmo ricordare un altro sofferto salvataggio di 137 naufraghi con un lungo periodo di permanenza a bordo della Diciotti. Un centinaio di tali profughi sono stati ospitati dalla Commissione Episcopale Italiana, cioè a cura dei nostri Vescovi cattolici. Nei due casi, sono dueOrganizzazioni cristiane a sostituire l’intervento dello Stato.
Tutto bene, quindi? Non del tutto per la seguente ragione. Dei cento ospitati a Rocca di Papa, nel Centro di Accoglienza Straordinaria (Cas) della Comunità “Mondo migliore”, non è rimasto nessuno o quasi. Lo stesso Papa Francesco aveva dichiarato che “saranno accolti a Mondo Migliore e cominceranno aimparare la lingua e ad essere migranti integrati”. Le intenzioni erano ottime ma la realtà è stata completamente diversa. 34 sono stati individuati dalla polizia a Ventimiglia.
I rimanenti 70 sarebbero scomparsi nel nulla o meglio in qualcosa che potrebbe essere peggiore del nulla, ad ascoltare i risultati recenti della FBI e di alcune DDA italiane che hanno scoperto e stanno ancora indagando su un traffico raccapricciante di riduzione in schiavitù di migliaia di immigrati utilizzati come schiavi del sesso in Italia e in Europa, oppure uccisi per la vendita di organi. Ci auguriamo che la nostra preoccupazione risulti eccessiva…
Una cosa è certa: Moltissimi profughi devono affrontare una lunga attraversata di migliaia di chilometri in condizioni proibitive, durante la quale vengono venduti e rivenduti, picchiati e stuprati.Molto spesso sono le famiglie di origine che vengono taglieggiate per pagare i costi di viaggio. Se tali costi non vengono coperti, i malcapitati devono impegnarsi a restituire il prestito giunti in Italia con le loro prestazioni, pena la morte!
Sembrerebbe evidente che molti di tali profughi, hanno già un “programma stabilito di lavoro” che non prevede affatto il rimanere in Italia e/o studiare l’italiano ed integrarsi. Sono già vittime della tratta ancor prima di arrivare nel nostro Paese o in Europa.
Se questa ipotesi fosse plausibile e se le indagini in corso dovessero confermarla, saremmo costretti a rivedere il nostro concetto di salvataggio dei profughi e coniugarlo con il concetto di “salvataggio dalle mafie delle tratte”.
Per salvare i profughi, non basta salvarli in mare e farli sbarcare in Italia. Salvare i profughi, significherebbe in questa ipotesi, intervenire lungo la lunga filiera che inizia nei Paesi di origine. Significa intraprendere una vera e propria guerra contro gli spietati negrieri che soltanto l’Unione Europea potrebbe intraprendere.
Ma lo sappiamo bene e non possiamo nascondercelo, l’UE è del tutto assente, in maniera vergognosa.Pronta a intervenire drasticamente nel richiedere la modifica di un decimo di punto deficit/Pil ma per nulla interessata a porre fine alla forma più grave di barbarie del nostro secolo!
E, cosa più grave, si inventano accordi ridicoli come quello di Dublino e si pongono su un Paese, l’Italia, degli oneri insensati.
Alla luce di queste realtà, caro Bergoglio e cari amici cattolici e valdesi, forse ci converrebbe andare oltre, superare la politica attuale della accoglienza e del salvataggio, nei termini fin qui seguita.
Enzo Coniglio
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