La posta del cuore – Nuove Edizioni Bohémien – Maggio 2014
A cura di Maria Pia Basso
Il mese di maggio è sempre correlato allo sbocciare delle rose che con i loro colori e la loro sofisticata bellezza guarniscono giardini assumendo il ruolo di reginette indiscusse. A volte con l’aria di donne affascinanti che non vogliono apparire, se non in punta di piedi, e che proprio per questo fare ammiccante, ma non sfacciato, vengono necessariamente notate. Perché dello stile, del carisma, dell’ eleganza non si fa bella mostra. Meglio farsi scoprire, che scoprirsi; meglio farsi sedurre, che concedersi. E la discrezione di questi amabili gioielli risponde ai canoni della grazia quasi impalpabile, ma presente e con determinazione.
Perché questo preambolo? Forse perché il periodo dell’ anno preso qui in considerazione, non può non essere abbinato ad un’altra figura aggraziata e coraggiosa, simbolo di amore incondizionato ed infinito. Immagine di protezione e di conforto; che abbraccia, quindi accoglie e dona ristoro. L’immagine della mamma. L’immagine della donna che offre dentro di sé al piccolo che si forma, un giaciglio sicuro, prima di schiudersi ed affacciarsi al mondo.
La festa della mamma è sempre una festa un po’ speciale, onorata quasi con devozione, per il rispetto supremo che deve tributarsi a colei con cui abbiamo condiviso i primi battiti del nostro cuore; a colei che ci ha tenuto tra le braccia, finché i nostri occhi non si sono chiusi per abbandonarsi ai sogni. Sogni di bambini, sogni di mondi fatati, di super eroi, di draghi da sconfiggere, di castelli incantati in cui dimorare per sentirsi principi o regine. E il nostro sonno diviene lo spartiacque tra la veglia e il mondo interiore, che perlustriamo volentieri, perché certi di essere vegliati dall’amorevole sguardo di chi ci accompagnerà nel percorso della nostra esistenza, insegnandoci ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma senza ergersi a giudice supremo del nostro operato. I genitori devono porsi come consiglieri, indicando i limiti che sarebbe opportuno non oltrepassare, ma rispettando anche le scelte dei figli di volersi sporgere al di là degli stessi, per la curiosità o la convinzione che bisogna anche rischiare. L’amore si fonda sull’assoluta libertà di agire e non sulla coartazione, non sull’oppressione. E un buon educatore dovrebbe saperlo e accettarlo. Renderlo prologo di un processo che dovrà condurre all’autonomia del piccolo; a far sì che si sganci dalla presenza, a volte incombente, di chi, in nome di un sentimento dai contorni sfumati, tenta di reprimere un’identità crescente alla quale non può negarsi di formarsi e assumere le proprie sembianze, i propri connotati, la propria essenza.
Nessuno vorrebbe essere intralciato nel proprio agire, per cui evitiamo di farlo anche se nei confronti dei nostri figli, affinché non ci appaiono sempre passerottini da imbeccare perché indifesi, ma personalità “in nuce” da spronare a diventare adulti responsabili e accorti.
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