Il “Regale” torrone di Caltanissetta dedicato ai Savoia

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IL RICETTARIO

A cura di Franco Di Guardo

 

“Cosi amari, ténili cari; cosi duci, ténili ‘nchiusi”

  Cose amare tienile care; cose dolci tienile chiuse (antico proverbio siciliano)

 

Il torrone di Caltanissetta storicamente si pensa che sia stato importato dagli spagnoli durante la loro dominazione, ma probabilmente deriva dalla “Cubaita” siciliana, un antico dolce dalle origini arabe realizzato con semi di sesamo, miele e mandorle, e che trae origine da un’altra specialità araba, il Koptè risalente al 300 a.C. Le prime botteghe artigianali che realizzavano la “Cubaita” nacquero a partire dal XVI sec. ed era un dolce esclusivamente natalizio, solo in seguito venne preparato e venduto su ordinazione o per le feste patronali. Alcuni documenti storici provenienti da un convento nisseno affermano che il termine “torrone” o “turruni” nacque agli inizi dell’Ottocento, e fu grazie all’abilità e alla maestria dei monaci “pasticceri” che lo arricchirono con nuovi ingredienti, utilizzando soprattutto le eccellenze isolane, divenendo così la specialità più importante del panorama dolciario siciliano. Nella seconda metà dell’Ottocento, Caltanissetta con i suoi 8 torronifici, divenne la “Città del torrone” spiazzando Cremona, Benevento, Caserta e Siena, considerate a quel tempo le più importanti de Regno d’Italia.

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Alle Esposizioni Nazionali ed Internazionali, i maestri dolcieri nisseni ottennero prestigiosi premi, riconoscimenti e menzioni d’onore, addirittura il torronificio Infantolino, (fondato nel 1837 e chiuso nel 1935 a causa del dissesto finanziario dovuto alle sanzioni economiche all’Italia fascista), divenne la “Regia e privilegiata fabbrica di torrone cioccolato e dolci del Cav. Giuseppe Infantolino fornitore della Real Casa di Savoia”, che riuscì persino a registrare due brevetti e ad avere decine di operai. Altra sorte ebbero i torronifici Amico, Giannone e Romano che chiusero l’attività nella seconda metà del Novecento.

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento per rendere omaggio ai Regnanti, alcuni tipi di torrone furono “battezzati” con il loro nome, infatti ancora oggi a distanza di più di un secolo, e nonostante i cambiamenti storici e politici, nei laboratori dolciari di: Geraci dal 1870, Nitro dal 1870 e nella pasticceria Bella dal 1920, vengono prodotti, il torrone Umberto, Elena e Jolanda. Il torrone dedicato al Re d’Italia Umberto I è un rettangolo glassato al cioccolato fondente, ed è composto da: mandorle, pistacchi, miele mille fiori, zucchero, albume d’uovo, cioccolato, aromi naturali e vaniglia. Il torrone che prende il nome della Regina Elena, moglie di Re Vittorio Emanuele III, è composto da: mandorle selezionate, pistacchio, albume d’uovo, miele di zagara, pasta di cacao, burro di cacao, aromi naturali e sciroppo di glucosio. I torroncini Elena sono particolarissimi, dalla preparazione elaborata, il torrone caldo viene tagliato in foglie sottili, adagiate su appositi telai che prendono la forma di piccole tegole e in fine viene ricoperto di finissimo cioccolato fondente. Il torrone Jolanda è dedicato alla Principessa Jolanda di Savoia, figlia del Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, ed è composto da: mandorle, zucchero, miele di zagara, albume d’uovo, pistacchi, cioccolato e vaniglia. La particolarità di questo torroncino prevede la macina del torrone la quale successivamente viene inserita in strumenti chiamati “canalette”, poi successivamente queste vengono riempite a mano con un impasto cremoso alle mandorle, e ricoperte da finissimo cioccolato fondente.

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Anticamente il torronificio Infantolino produceva anche il torrone Margherita, dedicato alla Regina Margherita di Savoia, il torrone Italia, il torrone Tripoli, il torrone Splendor e il torrone con crema Jolanda o alla crema Mafalda, ovvero “sublime farcitura alla nocciola” del Piemonte, arricchita di finissimo cioccolato. Nel torronificio Geraci (fondato dal maestro pasticcere Michele Geraci nel 1870) tutt’oggi vengono anche realizzati i tronchetti Savoia di tre differenti gusti diversi, fatti con: mandorle, pistacchi, nocciole, uova, farina 00, zucchero, miele di zagara o millefiori, latte in polvere, aromi naturali, pasta di cacao, burro di cacao, cioccolato fondente, cacao e vaniglia. Viene prodotta anche la famosa torta Savoia al cioccolato e il tronchetto Savoia, tipico dolce da forno realizzato a forma di mattoncini rettangolari o mattonelle quadrate, fatti con: farina 00, uova, zucchero, mandorle, pistacchio, miele millefiori, fecola di patate, amido di mais, pasta di cacao, burro di cacao, aromi naturali e finissimo cioccolato. Mentre nella pasticceria Bella vengono realizzati la torta Savoia al pistacchio e i biscotti Umberto. Il caro amico Cav. Prof. Enzo Falzone racconta che: “il 13 gennaio del 1881 alle ore 10:00, giunsero in treno a Caltanisetta in visita ufficiale, Re Umberto I, la Regina Margherita e l’erede al trono il Principe Vittorio Emanuele. Per l’occasione fu allestito un grande palco davanti alla stazione, i Sovrani furono accolti festosamente sulle note della Marcia Reale suonata dalla banda municipale, dal Sindaco Comm. Giovanni Benintende Barone di Sabucina, e dalle autorità locali e provinciali. Il lungo Corteo Reale, composto da ben 30 carrozze, attraversò le vie della Città addobbate con archi di trionfo, bandiere e fiori. Re Umberto, la Regina Margherita e il Principino, furono ospiti al Palazzo del Municipio, dove fu allestito un sontuoso buffet composto da dolci tipici nisseni e dall’immancabile torrone, poi si affacciarono al balcone per salutare il popolo, ricevendo applausi e grida di gioia, visitarono il Teatro Comunale, che da quel momento si chiamò Regina Margherita”.

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Il maestro pasticcere Chef Calogero Lillo Defraia, Cav. della Repubblica Italiana, afferma che, il torrone di Caltanissetta che rende omaggio alla Real Casa di Savoia ancora oggi è lavorato con la stessa ricetta e dedizione di quando fu creato, mantenendo inalterata l’antica tradizione dolciaria nissena.