Per non dimenticare…
In occasione dell’anniversario dei Moti del Vespro Siciliano 30 marzo 1282.
A cura di Giuseppe Firrincieli
Le pagine de “La Sicilia ai siciliani” di Mario Turri, al secolo Antonio Canepa, furono 40, come 40 furono i primi sostenitori del Pensiero Separatista di Andrea Finocchiaro Aprile, come 40 (e speriamo che rimangano 40) i giorni della tragica “quarantena” che ci affligge oggi. Un caso? Forse si! Forse no! Questo non lo sapremo mai.
Ma in occasione di oggi, la cui data ricorda la più grande rivoluzione al mondo della storia, voglio evidenziare una pagina bellissima del pensiero patriottico di Antonio Canepa: “… La Sicilia è un Isola. Da ogni parte la circonda il mare. Dio stesso, nel crearla così, volle chiaramente avvertire che essa doveva rimanere staccata, separata dal continente. Ecco ciò che la geografia ci insegna. Questa separazione, purtroppo, non è stata sempre mantenuta. Gli uomini si sono ribellati ai voleri di Dio. E hanno voluto riunire con la forza quei territori che Dio aveva ben separato. Non sono stati, però, i siciliani a passare lo stretto di Messina per andare a comandare sul continente. Sono stati gli uomini del continente a passare lo stretto, con la pretesa di venire a comandare in Sicilia… Noi siciliani in questo modo abbiamo perduto più volte la nostra libertà, la nostra indipendenza. Siamo stati insultati, calpestati e soprattutto sfruttati, ridotti alla miseria. Ridotti alla fame. Ma quando proprio ci misero con le spalle al muro, allora sapremmo reagire anche noi; e prendere le armi; e cacciarli fuori a pedate questi signori venuti di là dal mare o al di là dallo stretto… Circa 400 anni prima di Cristo, sotto la guida di Ducezio, cacciammo dall’isola i greci. Ci sollevammo, distruggendo i loro invincibili eserciti ma eravamo un pugno di popolani e schiavi, e alla fine dovremmo soccombere… L’esperienza di tante tirannidi ci ha fatto finalmente capire che tutte le volte che la Sicilia è stata indipendente, tutte le volte che la Sicilia si è governata da sé, è stata anche forte, ricca e felice. Invece tutte le volte che abbiamo dovuto ubbidire ai padroni venuti dal continente, siamo stati deboli, poveri e disperati. Ecco ciò che ci insegna la storia”.
Nell’ultima, la pagina 40, c’è il comandamento riassuntivo, una sorta d’impegno d’onore con cui “Mario Turri” si rivolgeva ai siciliani :”La Sicilia di domani sarà quella che noi vogliamo pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttatori, Dio lo vuole!”.
Mario Turri era dunque lo pseudonimo del professore Antonio Canepa, uomo di spiccata intelligenza, capacità organizzativa, un vero trascinatore, ma anche una volpe perché riuscì a non fare mai scoprire né le sue vere ideologie, né le sue azioni rivoluzionarie contro il regime fascista. Ma di questo grande patriota siciliano, immolatosi per la sua amata Terra, ne parleremo ampiamente e dettagliatamente, come merita nella seconda parte di “pillole della Storia siciliana”.
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