IL “NUMERO UNICO” DI CARNEVALE

N.Milazzo

Recensioni ed Eventi

A cura di Antonino Leotta

 

Sono andato a pescare, tra i miei libri e riviste, una copia del “NUMERO UNICO” dell’anno 1935 curato dal Circolo Universitario di Acireale al suo secondo anno di pubblicazione. In prima pagina, un articolo di fondo, firmato da Alfio Fichera, offre una chiara visione della svolta del carnevale acese.
Il noto giornalista-medico e prezioso cultore di tradizioni popolari, apre un confronto tra il tradizionale carnevale ottocentesco “signorile e pur rumoroso”, fatto di romanticismo che immelanconisce, e il “novecento…, stile schietto e smaliziato…che ritrova giovinezza ad ogni fiorir di stagione e muta costume secondo il volgere del tempo”.
Gli autori di quella pubblicazione sono tutti giovani universitari provenienti da una cultura classica. Conoscevano Orazio che affermava: “Ridentem dicere verum quid vetat?”. Che venne, poi, tradotto in quel “castigat ridendo mores”. Molto pertinente, perciò, il ricorso all’uso della parola scritta anche e particolarmente nel momento del … carnevale. La loro esperienza, tuttavia, va inserita nella più ampia situazione della satira in quel momento storico che attraversava l’Italia.

Siamo nel periodo centrale del ventennio fascista. Faceva parte di un preciso programma di governo controllare anche l’editoria satirica eliminando le pubblicazioni scomode. Un breve accenno: con metodi interventisti venne chiuso “L’Asino” con le tristi vicende che segnarono la vita del celebre giornalista Gabriele Galantara. Allo stesso modo era stato messo a tacere anche “Il Becco giallo”. Molto controllati il “Travaso” e il “Marco Aurelio”.
Nasce nel 1935 “Il Bertoldo” diretto da Giovanni Mosca. Il giornalista e macchiettista riuscì a muoversi su un filo di rasoio elevando il tono della satira e mantenendo un forte equilibrio tra il fascismo e l’antifascismo.
Salvatore Costarelli (già Presidente del Circolo Universitario) nel volume “CARO CIRCOLO” così sintetizza quel periodo storico: “L’opposizione era stata messa a tacere. Gli irriducibili avversari erano in galera o al confino…I moderati rimasti in patria non erano in grado di nuocere perché attentamente sorvegliati. La maggior parte della stampa era allineata o asservita”.
Attraverso quel “Numero Unico” anche Acireale tenta di vivere una satira goliardica. Comunque controllata.

Ho scritto già -su “LIRE 12,50 Frammenti di Storia”- del Circolo Universitario e del Carnevale acese dopo il secondo conflitto mondiale. Certamente i giovani universitari del dopoguerra seppero magistralmente interpretare il momento della ripresa e della rinascita della nostra Città. Il clima era completamente cambiato. Pensiero libero e satira genuina. E iniziò un contributo non indifferente. Anche attraverso il Carnevale la nuova generazione del dopoguerra puntò a una crescita umana e sociale. E si mostrò tanto desiderosa di una convivenza serena e collaborativa.

Ho preso in mano il “NUMERO UNICO” di quest’anno. Il Presidente, nella presentazione, afferma che esso “scaturisce dagli eventi che si svolgono durante l’anno e non solo, ed ha lo scopo, certamente, non abbandonando la solita satira, di scherzare e rendere ogni cosa con leggera armonia”.
La sorpresa che caratterizza la rivista di questo anno è la presenza numerosa di collaboratori. Scorrendo l’indice ci si rende conto della generosa partecipazione di tanti nomi. C’è tanto da leggere tra prose e poesie.
Una panoramica abbondante e varia con alcuni schizzi e diverse foto espressive.
Sono andato a pescare una firma importante a pagina 54. L’articolo porta il titolo: “Un futuro da costruire. Il dolce-amaro della nostalgia”. Ho saputo che lo pseudonimo che lo conclude -“Anonino siciliano”- si riferisce al noto giornalista Nino Milazzo.

N.Milazzo

Il “nome” del navigato giornalista acese mi obbliga a riportarne un brano: “…La fase positiva della storia acese si è progressivamente arenata.. A un certo punto, ha fatto irruzione la falce della crisi e del declino, sicché il panorama civico è ineluttabilmente cambiato. Ma non è né deve essere la resa. Il viaggio dei ricordi e dell’immaginario non può finire qui. Sono consapevole che la memoria è una risorsa, ma so pure che può diventare una condanna… La risorsa, la grande risorsa sta nel Carnevale. Ma non lasciamolo solo. C’è un futuro da costruire”.

Nino Milazzo ha auspicato “un futuro da costruire”. Il Presidente ha affermato “lo scopo di scherzare, non abbandonando la solita satira”.
Condividendo, come sempre, quest’ottica, dopo ventotto anni di attiva collaborazione, ho inviato anch’io il mio intervento. Satirico.
Che non è stato pubblicato.
Una semplice svista o… non c’è più spazio. Per la satira.
Una situazione che mi lascia molto perplesso. E mi preoccupa.

Per rimediare, in qualche modo, ho pensato di riportare il brano qui in coda. Ritenendo utile lasciarne traccia nella storia:

ESSERE O NON ESSERE? di Antonino Leotta

“To be, or not to be, that is the question”…. Il dubbio amletico shakespeariano è sempre di grande attualità. Anche nel quotidiano vivere della nostra Città: “Essere, o non essere, questo è il problema: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi… o prendere armi contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine?…..Morire, dormire. Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo”….

Esiste, in atto e da oltre un decennio, un problema esistenziale che turba profondamente la nostra città. Scegliere e accettare di vivere nella sofferenza continua, temendo l’incombere di un pericolo per la nostra salute o… tagliare la testa al toro e accettare e scegliere di morire tout court.
La maggior parte dei critici del problema posto da Shakespear sostengono che il dubbio amletico sia stato frantumato da un più forte dubbio: quale amara incertezza ci toccherebbe affrontare dopo la morte? Insomma, meglio vivere che morire, dato il più prepotente dubbio sul “dopo”.
Ma nasce ancora un terzo dubbio: vivere come?
Perché, dunque, non tentare di vivere meglio? Questo è l’interrogativo acese del momento.

Da anni il tormento di noi acesi è proprio quell’atroce dubbio che non ci fa dormire sonni tranquilli: ZTL 24 su 24 o aspettare l’autodistruzione? Essere o esserci oggi, lottando per “porre fine a un mare di affanni” o non essere e non esserci più, accettando il karakiri dell’inquinamento atmosferico? Un inquinamento che, a prescindere dal superficiale giudizio di gente presuntuosa e ignorante, annienta vite umane e distrugge l’ambiente ed ogni suo bene.
L’Amministrazione Comunale, intanto, emana ordinanze a ritmi discontinui perpetuando, all’insegna di una cultura shakespeariana, il drammatico interrogativo amletico: “Essere o non essere”?

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Quel procedere a passi di gambero sancisce un giorno ZTL a “24”, e due giorni a solo “4”. Praticamente viene adottato un metodo di accomodanti divieti alternativi che parrebbero sostituire la pratica delle targhe alterne. Poi il grande silenzio: “Morire, dormire”. Ecco la soluzione: dormire! L’Amministrazione acese vuole “ordinare” alla popolazione di “dormire”.
A questo punto il messaggio amministrativo si allinea definitivamente allo stile del dubbio metodico che ripiega verso il sogno: “Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo”.
Mi sembra opportuno, perciò, affiancare a Shakespeare, alcuni versi di Michelangelo. Dopo la realizzazione de “la notte” sulla tomba di Giuliano de’ Medici in San Lorenzo a Firenze, qualcuno (Carlo Strozzi) invitò i visitatori a svegliare la statua per sentirne la voce. L’artista rispose così: “Caro m’è il sonno, e più l’essere di sasso / mentre che il danno e la vergogna dura / non veder, non sentir m’è gran ventura / però non mi destar, deh, parla basso”.
Anche Michelangelo, dunque, ci suggerisce di continuare a dormire “mentre che il danno e la vergogna dura”.
C’è una parte di cittadini, però, che si oppone senza sosta ai dispositivi amministrativi. E pone proprio l’ostacolo. Il grande ostacolo. Con interventi a ritmi ‘nghirriùsi” sui frontali di Facebook. L’equipe di Fancity, infatti, spinge le masse a invocare il respiro di aria pulita nel centro storico. Mad, Petra Sappa, Fabio D’Agata, Seby Pittera, Graziella, Valeria, Luigi ecc.. seguiti da liberi cittadini, ambientalisti e vittime di polvere sottili, dichiarano guerra aperta all’insegna dell’antismog.
Qualcuno al Palazzo di città li ha definiti un “sùggicu” insopportabile. Non so con chiarezza cosa sia un “sùggicu”, ma dovrebbe concretizzarsi in un animaletto che si insinua e rode senza sosta. Col preciso obiettivo di raggiungere qualcosa da far propria. Per il bene comune.
Ma c’è un’altra spina nel fianco che tormenta l’Amministrazione: i commercianti del centro. Che reclamano una svolta di qualsiasi genere. Pur di trovare quella soluzione che attiri gente disposta, in qualche modo, a fare spesa nei magazzini cittadini.
La situazione è chiarissima: il “sùggicu” e la “spina” sognano. L’Amministrazione dorme. La città tace.
Signori, il sipario è aperto. Sulla grande scena acitana si recita Shakespear: “Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo”.