“Elementi di condivisione e di sintonia tra le tre sindache sono risultati la solida preparazione culturale e il rispettivo impegno nel proprio settore professionale”
A cura di Maria Pia Fontana
Lo scorso 24 maggio 2013, presso il salone delle Terme S.Venera, Libera cittadinanza di Acireale, in occasione della 4° giornata della coerenza civile, ha promosso un incontro di grande valore civico, sociale e culturale teso a valorizzare l’esperienza di tre donne sindaco visto che, nonostante i recenti correttivi legislativi sulla presentazione delle liste e delle candidature, il mondo della politica e dell’amministrazione locale si mostra ancora scarsamente accessibile alle donne e segnato da dinamiche poco inclini al cambiamento e alla valorizzazione della specificità femminile.
Con uno stile comunicativo improntato alla dialogicità e all’immediatezza, le tre protagoniste dell’incontro, Maria Teresa Collica, sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace (RC) ed Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno (RC), hanno testimoniato le ragioni a sostegno delle loro scelte e della loro tensione ideale, nonché le difficoltà e gli entusiasmi connessi all’esercizio del loro ruolo, seguendo gli spunti di riflessione e di confronto abilmente proposti dalla giornalista Rosanna Pirajno, fondatrice e direttrice della rivista “Mezzocielo”. I temi affrontati in questa narrazione personale “a più voci”, in cui le prospettive e i percorsi individuali delle tre protagoniste hanno reciprocamente rivelato l’esistenza di una sorprendente affinità, hanno riguardato il rapporto con i partiti e con la società civile nelle comunità di appartenenza, la possibilità o meno di poter fare affidamento su una solidarietà femminile nel portare avanti l’azione di servizio alla collettività, i pregiudizi che ancora segnano l’impegno delle donne in politica, i provvedimenti amministrativi adottati per fronteggiare situazioni di malcostume e di illegalità, la difficile mediazione tra l’onerosa funzione di sindaco e la famiglia.
Elementi di condivisione e di sintonia tra le tre sindache sono risultati la solida preparazione culturale e il rispettivo impegno nel proprio settore professionale, l’assenza di un percorso politico tradizionale maturato all’interno di partiti locali, la forte azione a difesa della legalità e delle componenti più vulnerabili della società civile e il pervicace contrasto alle forme di sopraffazione e di criminalità locale, cosa che ha comportato una violenta reazione dei poteri forti, con conseguente messa in atto, in qualche caso, di espressi tentativi intimidatori.
Non ha suscitato particolare stupore il fatto che ciascuna delle tre protagoniste abbia raccontato di aver dovuto subire un’azione di squalifica volta ad ostacolare la propria candidatura o ad adombrare le “qualità o competenze politiche”, generalmente con motivazioni inconsistenti o palesemente false (ad esempio la mancanza di esperienza o l’eccesso di onestà, intesa come ingenuità). Ma è risultata veramente non comune ed edificante la loro “forza d’animo gentile e garbata”, espressa con il sorriso di donne coraggiose che alla loro determinazione ideale hanno saputo associare uno stile relazionale squisitamente femminile, teso all’ascolto in profondità dell’altro, alla semplicità, alla concretezza e schiettezza del linguaggio nonché alla capacità di “volare alto” sotto il profilo valoriale.
Nel corso dell’incontro è stato proiettato un filmato realizzato dal giornalista Seba Ambra che ha contribuito ad alimentare la riflessione comune sui temi della verità, della legalità e dell’impegno cooperativo delle donne. Emblematica è risultata la figura delle tessitrici, richiamata nel corso di un intervento da Saro Patanè, come metafora della donna che cura e tesse legami volti a ricostruire il tessuto sfilacciato in cui versa la nostra società.
La speranza di chi scrive è che ci siano più donne (di valore) negli universi segnati da un’atavica prevalenza maschile, come la politica e l’amministrazione dei territori, e pure più uomini (di valore) nei contesti caratterizzati da una storica femminilizzazione, come le professioni educative e di cura/assistenza, nella convinzione che solo da un equilibrio e da un dialogo fecondo tra i generi in tutti i settori dell’impegno civile, politico, educativo e culturale, potrà scaturire la ricchezza di vissuti, esperienze, competenze e sensibilità di cui ogni persona è portatrice.
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