Guido Guglielminetti, lo straordinario mondo di un artista

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Direttore ed Editore
Maria Cristina Torrisi

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“Guido Guglielminetti, lo straordinario mondo di un artista”.

 

RECENSIONI ed Eventi

A cura di Clara Artale

 

Giorni di esclusione dalla vita di tutti i giorni e dalle vie delle proprie città che, deserte, appaiono più ampie. In questo stato di cose, con la voglia di ripartire e la consapevolezza che scavare dentro se stessi è necessario, ascoltare musica, guardare film, leggere un libro diventano attività basilari, che riempiono la quotidianità dei più.

Come di consueto, perché con questa siamo ben alla quarta intervista all’artista che vi presenterò a breve, prima di dedicarmi alla scrittura del pezzo riascolto “Un’emozione da poco”, straordinario brano che è incastonato tra le perle del nostro panorama musicale. La magnifica canzone, interpretata da Anna Oxa, è stata composta da Ivano Fossati e Guido Guglielminetti. E quest’ultimo ci terrà compagnia nel tempo di questo articolo. L’ho intervistato su Skype, in pieno isolamento che ha colpito tutti, e la chiacchierata, piacevolissima come sempre, è stata foriera di riflessioni e ricordi.

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Guido Guglielminetti è uno straordinario musicista, bassista, arrangiatore, compositore, nonché produttore di Francesco De Gregori: ha collaborato con Lucio Dalla, Lucio Battisti, Ivano Fossati, Mia Martini, Umberto Tozzi e Francesco ovviamente.

Dall’ultima volta che ci siamo sentiti è cambiato qualcosa: Guido infatti ha scritto il suo primo libro, che è una raccolta di aneddoti accaduti a lui durante la sua lunga e fortunata carriera di artista. L’opera, “Essere… basso”, ha riscontrato un esteso successo. La lettura mi ha fatto sorridere e riflettere: in estrema sintesi, ha tutte le caratteristiche di un ottimo testo.

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Guido, come è stata questa esperienza?

“Molto particolare, perché non me lo sarei aspettato. Nel corso degli anni ho scritto racconti e una volta ne ho pubblicato uno sul mio sito; una signora, Milena Esposito, che poi ha editato il libro per la casa editrice Argolibro, mi ha proposto di pubblicare un testo. Mi sono impegnato molto: ho raccolto gli appunti, li ho ampliati e nel frattempo mi sono venuti in menti altre cose. È stata una bella sfida. Poi ho scoperto in seguito che mi piace molto andare in giro a presente il libro, è interessante, gratificante. Mi diverto molto. Ho svelato a me stesso cose che non sapevo, come la volta in cui a una presentazione una signora, professoressa di italiano in pensione, si avvicinò dopo dicendomi ‘complimenti per l’eloquio, ma il racconto è un poco prolisso’. Per me, che non sono affatto un chiacchierone, il fatto di essere stato definito prolisso è stata una novità e un piacere”.

In che modo l’ironia è entrata nella tua arte?

“So di essere ironico, è una caratteristica che era di mio padre e che è di mio figlio. Nel mio lavoro sono molto rigoroso, serio, pragmatico, concentrato, però ogni tanto interviene la parte ironica. Con De Gregori, quando lavoriamo a un disco nuovo, io non mi trattengo dal prendere una sua frase e storpiarla o di cambiare il titolo di una canzone. Francesco ha due reazioni: a volte sorride e a volte non vuole darmi la soddisfazione, facendo finta di non aver ascoltato”.

Come stai affrontando la reclusione?

“Lavorando di più. Adesso sto producendo il disco di un ragazzo di Roma, ma quando mi accorgo di lavorare troppo stacco un po’: quando potevo facevo una passeggiata per i boschi qui attorno, adesso faccio gli gnocchi o il tiramisù”.

I gusti letterari e musicali?

“Sia per quanto riguarda la lettura che per la musica non ho delle preferenze, nel senso che mi piacciono alcune cose di alcuni e altre no. Adoro frequentare le librerie, ma non disdegno gli scaffali degli autogrill e ho scoperto che di solito è il libro che mi chiama; contano molto copertina e titolo. Mi lascio affascinare e catturare da un dettaglio e fino a ora sono sempre stato scelto bene”.

Nell’ultimo tour estivo, in che modo ha influito l’orchestra sinfonica?

“Ha amplificato le emozioni dei classici di Francesco De Gregori, rendendoli ancora più classici. Stare in mezzo a tutto quel suono è stato meraviglioso, soprattutto in posti surreali come il Teatro antico di Taormina e l’Arena di Verona”.

Tra le canzoni di Francesco De Gregori, quale senti più vicina a te?

“‘Bellamore’ mi emoziona molto dal punto di vista musicale, ma sono tante. Forse quelle che mi emozionano meno sono quelle che i fan apprezzano di più. Per esempio, ‘Generale’ è una meravigliosa canzone, ma pezzi come ‘Miramare’ sono più vicini al mio gusto musicale”.

Una canzona che avresti voluto scrivere?

“‘La cura’ è la canzone perfetta e ogni volta che la ascolto mi emoziono”.

In ultimo, riflettendo sulla situazione che ci vede distanziati socialmente, Guido mi dice che “in questi giorni io penso molto, molto più di prima, perché è una situazione eccezionale. Dopo l’incidente che mi colpì anni fa, nell’anno di convalescenza che seguì l’episodio, ho scoperto delle cose del mio carattere che non sapevo. Lo ricordo come un anno bellissimo: la rinascita mi ha fatto capire che ho una grande forza, che sono ottimista. E credo che l’attuale condizione che stiamo vivendo tutti porterà un arricchimento in alcuni”.

In conclusione, dopo aver ascoltato con grandissimo interesse le battute argute di Guido, la mente vola all’agosto 2018, allo strepitoso concerto di Francesco De Gregori a Noto: adagiati nella scenografica scalinata della Cattedrale, composta da tre rampe avorio risalenti al Settecento, ristrutturate agli inizi dell’Ottocento, i fan hanno gridato al cielo stellato gli incantevoli versi di quello che è e rimane il mio cantautore preferito. Tra quelle urla c’erano anche le mie e quella magica serata rimarrà impressa nel mio cuore per sempre.

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