A cura di Alba Maria Massimino
“Nelle sue opere emergono donne bellissime, affascinanti, vibranti in ogni loro piccolo particolare: dalle pieghe dei vestiti ai riccioli dei capelli…”
Giovanni Boldini, figlio del pittore Antonio e di Benvenuta Califfi, nasce a Firenze il 13 dicembre 1842.
Fin da ragazzino dimostra un grande amore per la pittura.
A Ferrara frequenta lo studio di Girolamo Domenichini, iniziando così, nel 1858, a ritrarre le gentildonne ferraresi.
Nel 1862 si trasferisce a Firenze dove conosce i pittori Michele Gordigiani e Cristiano Banti con i quali frequenta presso il caffè “Michelangelo” i pittori “Macchiaioli”.
Erano questi artisti legati alla natura e, come tali, nelle loro opere dipingevano spesso le stradine, gli orti, i tetti assolati. Essi dipingevano una realtà viva, evidenziata con forti contrasti di luce che sottolineavano, con gradazioni minime di toni, le diverse “macchie”.
Boldini, a differenza dei Macchiaioli, preferisce lavorare in un ambiente chiuso e si dedica con passione soprattutto alla ritrattistica.
Nel 1864 l’arte di Boldini comincia ad essere più movimentata. Egli ambienta le sue figure in “interni” creando una realtà familiare, dolce e ricca di tutto ciò che caratterizza il periodo.
Nel 1867 l’artista visita Parigi dove si incontra con Degas, Manet, Sisley e comincia a cambiare i colori della sua tavolozza. In questo periodo, spesso, si impone con i suoi paesaggi. Non più colori chiari e solari nelle sue opere, ma una natura soffocata il più delle volte da nuvole che nascondono l’azzurro del cielo, dove il vento sembra realmente far muovere gli alberi e gli steli. E’ un tentativo, questo, dell’artista, per avvicinarsi a quel “naturalismo” tanto in voga in quel periodo.
Nel 1870 si trasferisce a Londra dove si dedica ai ritratti studiando la ritrattistica settecentesca. Ritorna a Parigi nel 1871 e si immerge nella vita quotidiana creando opere più dinamiche grazie alle pennellate veloci e nervose.
Con l’inizio degli anni 70 Boldini collabora con la galleria Goupil creando opere in stile settecentesco. In quello stesso periodo, nella medesima galleria, erano presenti opere di altri tre artisti di fama: Fortuny, Meissonier, Denittis.
L’artista cerca di avvicinarsi allo stile dei suoi amici francesi. Anche egli, quindi, riporta i Boulevard e le grandi piazze di Parigi ma il suo stile, comunque, è diverso e non rispecchia quello degli altri artisti del periodo. Le sue opere si distinguono per i colori gelidi e metallici.
Nel 1876 rimane affascinato dall’impressionismo dei pittori olandesi in seguito al viaggio che aveva intrapreso sia in Olanda che in Germania.
I toni dei colori nelle sue opere erano in genere sul grigio argento oppure su sfumature di marrone nero.
E’ a Fran Hals che Boldini si ispira durante la sua visita in Olanda. L’artista seicentesco influisce sulla sua pittura, soprattutto per la distesa veloce del colore nero su sfondo scuro spesso striato di chiaro. Boldini, amante quindi dell’arte del passato, vi si affaccia per interpretarla con uno stile suo personalissimo. Non gli basta, infatti, portare nei suoi lavori la realtà, più o meno colorata, ma la desidera riportare con un movimento tale che solo il colore steso velocemente e la prospettiva che fa animare lo spazio, facendo vacillare i piani e gli arredi, sanno dare.
Le figure delle donne, inoltre, in movimento, sembrano smaterializzarsi pur fuoriuscendo da esse un intimo dinamismo.
Boldini diventa tra i più richiesti ritrattisti della seconda metà del XIX° secolo.
Nei suoi ritratti l’artista spesso utilizza la tecnica a pastello per svuotare le masse e alleggerire le composizioni per cui le figure diventano molto leggere e trasparenti.
Nella pittura, invece, le sue pennellate allungano le figure rendendole vive e in movimento tanto da farle sembrare animate.
Fu la donna “mondana” che l’artista amò raffigurare. Nelle sue opere emergono donne bellissime, affascinanti, vibranti in ogni loro piccolo particolare: dalle pieghe dei vestiti ai riccioli dei capelli.
L’essere interiore fuoriesce tramite la flessibilità del corpo accompagnato dalla dinamicità esteriore dei merletti, delle piume, dei guanti, delle sete e degli sguardi, ora sognanti, ora accattivanti delle sue modelle.
Fu molto amato come artista e come uomo. Nel 1874 si innamorò della contessa Gabrielle De Rasty; nel 1892 iniziò la relazione con Adelaide, figlia dell’amico Cristiano Banti ed infine, nel 1929, sposò la giornalista Emilia Cardona di appena 30 anni mentre l’artista ne aveva già 87. Boldini si spense l’11 gennaio del 1831 a causa di una broncopolmonite.
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