Viaggio attraverso le celebrità femminili nei secoli – Nuove Edizioni Bohémien
Edizione Speciale – Marzo 2014
A cura di R.B.
Una diffusa tradizione scolastica ci ha tramandato il nome della moglie di re Artù, come Ginevra di Cameliard. Ma a voler sbirciare con un po’d’attenzione nelle varie fonti, notiamo che non vi è alcuna concordia tra gli storici medievali sul suo vero nome e sulla sua famiglia d’origine. In Cornovaglia, infatti, il suo nome risulta Jenefer, nel Galles addirittura Gwenhwyfar, nel resto della Bretagna appare, a volte, (oltre che Ginevra, ovviamente ) come Guinevere o Gunevere e in Francia, abbiamo il più dolce Geneviève. Quanto ai suoi nobili genitori, per Malory, lei sarebbe figlia di re Leodegrance di Cameliard; nella tradizione gallese è figlia di re Ogrfan Gawr e per Geoffrey di Monmouth, l’unico storico probabilmente degno di godere di una certa aura di credibilità, è semplicemente figlia di un nobile romano.
Senza volerci impelagare nella secolare e sterile querelle sull’attendibilità storica o meno della figura di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda e sulla loro possibile cronologia relativa, ci vogliamo limitare a tracciare un suo breve profilo quale emerge da una diffusa e romantica tradizione che ha valicato i secoli, giungendo sino ai nostri giorni. Immergiamoci dunque nelle nebbie dell’ex provincia romana di Britannia, tra fitte selve, popolate da insidiose belve e briganti e coste battute da continue tempeste, sino alla reggia di Artù. Qui, da anni, re Artù regna, circondato dalla moglie Ginevra, la più bella dama del suo regno, e dai cavalieri della Tavola Rotonda. Tra questi si distingue sir Lancelot ( o Lancillotto ) il più prode e valoroso dei cavalieri, ma anche il più bello fra questi. Su di lui cadono gli occhi languidi di Ginevra che lo vuole quale suo amante. Secondo le regole della tradizione cavalleresca, si trattava di una vera e propria investitura amorosa analoga a quella cavalleresca feudale. La donna compiva il rito dell’investitura tramite un bacio a colui che sarebbe diventato il suo futuro amante. Il bacio era quindi un pegno che il cavaliere (Lancillotto) e la dama (Ginevra) si davano della loro protezione e del loro reciproco amore. A suggello di tale patto occorreva un testimone, o mallevadore, e che in questo caso sarebbe stato sir Galehaut. Ma il patto non rimane ignoto alla corte e la dama di Malehaut assiste alla scena e, a tempo debito, per vendicarsi di non aver ottenuto l’amore di sir Lancelot, confida a sir Mordred l’adulterio della sovrana. Sir Mordred è un figlio illegittimo di Artù, nato da una relazione tra il sovrano e Morgause, sua sorellastra, e aspira al trono. Da ciò s’innesta la scintilla che porta alla disgregazione e alla rovina di re Artù e della sua corte. Sir Lancelot è bandito dal regno di Camelot, dove intanto serpeggia una guerra tra Artù e Mordred, pretendente al trono. La triste vicenda si conclude con Ginevra che si chiude volontariamente in convento e Lancillotto nel castello della Gioiosa Guardia da allora detto della Dolorosa Guardia (identificato con il castello attuale di Bomburgh ). E pure il regno di Artù si conclude nella battaglia di Camlan (da collocare secondo alcuni, nel 535/537 d.C.), dove padre e figliastro trovano la morte.
Da allora la densa caligine dei secoli ha voluto avvolgere di un fascino misterioso ed ambiguo l’infelice storia dei due amanti più celebri della storia. Sarà Dante, nel V canto dellInferno, a voler accennare di nuovo alla loro storia, facendoli conoscere anche alla nostra cultura:
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto come amor lo strinse; ( )
Quando leggemmo il disiato riso
Essere basciato da cotanto amante ( )
La bocca mi basciò tutta tremante.
( If. V, 127-136)
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