EVENTI IN BACHECA: IL 7 DICEMBRE LA PRESENTAZIONE DI “PRIGIONIERA”, IL THRILLER PSICOLOGICO DELLA SCRITTRICE E GIORNALISTA ACESE M.CRISTINA TORRISI

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A cura di R.B.

La notte affondava i suoi artigli con l’ausilio di un buio pesto, mentre un inquietante temporale si faceva udire con un vento ostile..

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 Cristina Torrisi – scrive il Prof. Alfonso Sciacca nella sua recensione – è una scrittrice che, a dispetto della sua giovane età, vanta al suo attivo parecchie pubblicazioni, di buona fattura. È estroversa, creativa, sensibile: possiede, pertanto, le doti essenziali, di base, che conducono, prima o dopo, all’esito della scrittura, come accade al fiume che, dopo tanto scorrere, inesorabilmente andrà a sfociare nell’immensità dell’acqua marina dove s’acquieta. A lei, questo esito, è giunto qualche anno addietro: precocemente, potremmo dire. Da quel punto, che è stato un punto di partenza piuttosto che un traguardo finale, ha avuto inizio un percorso creativo che le ha permesso di evidenziare e via via perfezionare le sue qualità compositive. Il suo pregio di maggiore evidenza è il rapporto con la scrittura, senza il quale, in genere, è destinata al facile ed inevitabile naufragio ogni velleitaria ambizione letteraria. È qui, in questo rapporto con la lingua, che si gioca il destino degli scrittori. Calvino nelle sue memorabili Lezioni americane parlava di levità, di leggerezza. Ed aveva perfettamente ragione, perché la scrittura, quando non sia né lieve né leggera, è come un macigno che ingombra e stordisce. Cristina stabilisce un rapporto ludico con la sua pagina, ludico e perciò gioioso e giocoso, e perciò lieve. Il senso della sua leggerezza è tutto circoscritto dentro il cerchio di un’armoniosa gioiosità. Nessuno pensi, tuttavia, che la calviniana leggerezza sia una dote innata. Al contrario, essa richiede un lungo percorso di esercitazione e di lima costante. Cristina Torrisi riesce ad utilizzare la struttura della lingua, sia nell’aspetto propriamente lessicale e sia in quello che riguarda l’organizzazione complessiva dell’asse sintagmatico o paradigmatico, con lo scopo di pervenire ad una rarefazione del pensiero, ad una decantazione da ogni ingombro inutile e ripetuto. L’occhio e la mente del lettore scorrono veloci lungo le righe della sua pagina, si mescolano con i significanti, e se vi si soffermano spesso è perché desiderano, indugiando per meglio comprendere le sfumature, i sottintesi, i rimandi analogici, le pause. Perché anch’esse, le pause, hanno il loro ruolo, riuscendo a tenere sospeso il discorso e di conseguenza a catturare l’attenzione di chi legge…
Un omaggio alle donne vittime del femminicidio.