Recensioni ed Eventi
A cura di Antonino Leotta
Gli alunni del Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Palermo sono proprio quegli alunni che venerdì 20 maggio scorso dovevano presentare il frutto dello loro impegno “teatrale” al “Festival di teatro scolastico” organizzato dall’Assessorato Pubblica Istruzione del nostro Comune. Quella triste sera alcuni di loro sono finiti in ospedale a causa di un virus devastante. Ma, con forte determinazione, hanno scelto di tornare ad Acireale e si sono presentati sul palco dell’Arena Eden ieri venerdì 27. Ci tenevano tanto a proporre la loro “tesi”. Perché è proprio una proposta di vita lo spettacolo che hanno preparato con tanto impegno e responsabilità. Tuttavia, prima di entrare in merito ai contenuti dell’opera, è bene precisare due aspetti non trascurabili: il primo aspetto è l’originalità di un testo in… lingua latina. Il secondo aspetto è il fatto che quel testo è nato in classe, elaborato dagli stessi alunni come un… compito in classe collettivo. Dove “passare la copia” voleva dire fare partecipi i compagni del proprio punto di vista. Perché, spesso la scuola può diventare scuola di vita. Quando elabora convinzioni che danno un senso alla vita.
Comincio dalla fine. Quando, a conclusione, un “attore” sintetizza: “I personaggi che abbiamo rappresentato non sono fantasmi di un mondo lontano e passato, ma uomini che ci parlano ancora col linguaggio dell’amore e del coraggio… Sono uomini che non esitano a rischiare la vita per un sogno, uomini innamorati delle proprie scelte…”.
I ragazzi si sono esibiti accostando, in sequenza, alcune scene di episodi appartenenti al mito o alla storia. Con un fitto dialogo in lingua latina hanno fatto emergere momenti “in cui l’umanità ha dimenticato la propria identità ed ha calpestato i diritti e la dignità dell’uomo”.
Priamo che invoca il corpo del figlio supplica Achille: “Libera animum tuum ab odio et cor memum ab isto dolore: Redde mihi filium. Pater sum!” (Libera il tuo animo dall’odio e il mio cuore da questo dolore. Restituiscimi mio figlio. Sono padre). L’anziana regina di Troia, Ecuba, ridotta in schiavitù da Agamennone grida: “Nulla catena animos nostros vincìre potest, numquam” (Nessuna catena può legare il nostro animo, mai)…”Sola nostra lex animi libertas est” (L’unica nostra legge è la libertà dell’animo). Daranno riscontro a questa convinzione le parole di Protesilao alla madre mentre va ad unirsi ai trecento spartani alle Termopili: “Nulla est vita nisi pro libertate pugno”(Nulla è la vita se non combatto per la libertà). Anche Spartaco, schiavo a Capua, sprona i gladiatori: “Si nobis pugnandum est, pro vita, pro patria, pro libertate pugnemus” (Se proprio dobbiamo combattere, combattiamo per la nostra vita, per la nostra patria, per la libertà).
Dall’agnello della favola a Cristo dinanzi a Pilato, dallo scontro a Parigi tra posizioni contrastanti come “io sono Charlie” e “io non sono Charlie”, dalle tante forme di violenza che angosciano l’umanità al dolce sguardo di Maria di Nazaret, permane una convinzione: “Locus est in quo nomine vitam amant et cogitant se vivere solum si amant” (Esiste un luogo in cui gli uomini amano la vita e pensano di vivere solo se amano)…. “Hic locus in animis nostris est, in hoc loco est vita” (Questo luogo è nel nostro cuore. Qui è la vera vita).
Non per niente il testo elaborato dai ragazzi di un liceo scientifico conteneva un messaggio ben preciso. Sintetizzato in un titolo che è la grande speranza di una nuova generazione: “PAX ET LIBERTAS”.
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