ATTUALITÀ
A cura di Antonino Leotta
Il Codice di Diritto canonico redatto nel 1917 recitava così agli articoli 949 e 950: “ordini maggiori o sacri sono il sacerdozio, il diaconato e il suddiaconato. Gli ordini minori: l’accolitato, l’esorcistato, il lettorato e l’ostiariato. Le parole ordinare, ordine, ordinazione, oltre la consacrazione episcopale, comprendono gli ordini tutti e la stessa tonsura se non consti altrimenti”.
Il nuovo Codice, nato dopo gli indirizzi del Vaticano 2°, venne promulgato da Papa Giovanni Paolo 2° il 25 gennaio 1983. A proposito di ordini sacri, vennero apportate delle modifiche. Trascrivo alcuni articoli:
“Canone 230 § 1 – I laici di sesso maschile che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti; tuttavia tale conferimento non attribuisce loro il diritto al sostentamento o alla rimunerazione da parte della Chiesa.
§ 2 – I laici possono assolvere per incarico temporaneo la funzione di lettore nelle azioni liturgiche; così pure tutti i laici godono della facoltà di esercitare le funzioni di commentatore, cantore o altre ancora a norma del diritto”.
“Canone 1009 – Gli ordini sono l’episcopato, il presbiterato e il diaconato.”
“Canone 1035 – Prima che uno venga promosso al diaconato sia permanente sia transeunte, si richiede che abbia ricevuto i ministeri di lettore e accolito e li abbia esercitati per un tempo conveniente”.
Col nuovo Codice, quindi, scompare la distinzione tra “Ordini Maggiori” e “Ordini Minori”. Scompaiono il “suddiaconato, l’esorcistato, l’ostiariato e la tonsura. Il lettorato e l’accolitato vengono chiamati “ministeri”.
Motu proprio
Oggi, Papa Francesco, con Lettera Apostolica (Motu Proprio) del 10 gennaio scorso, ha proclamato una grande svolta. Ha eliminato dal Canone 230 queste tre parole: “di sesso maschile”. Tre parole che la Chiesa si porta dietro da tanti secoli.
Una lunga, penosa ed estenuante collocazione della donna ai margini dei sacri ministeri, inizia un tempo nuovo. Un tempo di rinnovamento.
Ho scritto lo scorso anno un volume su “Le donne della Bibbia” ed ho accennato alla prima comunità cristiana dopo l’ascensione di Gesù. Era una comunità composita con la presenza costante di donne. L’apertura del libro degli Atti degli Apostoli ci riferisce: …”Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.(Atti 1.14). Seguirà, in Atti 2,47, quella presentazione dello stare insieme: …”Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo”.
Erano perseveranti e concordi nella preghiera,
insieme ad alcune donne e a Maria..
Paolo apostolo, poi, raccomanderà alle donne di mostrare uno stato di sottomissione. Certamente Paolo aveva la preoccupazione di mantenere un certo equilibrio che doveva tenere conto della cultura giudaica e di quella pagana in genere. Le sue “norme” riguardano una sorta di organizzazione di ogni comunità cristiana in quel primo periodo. Riporto solo un esempio citando la Prima ai Corinti 14,34-35: “Le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea”.
Tuttavia, è di grande importanza citare qui un tratto della Lettera, in tempi successivi, di Paolo ai Romani. 16,1-2: “Vi raccomando FEBE nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre: accoglietela nel Signore, come si addice ai santi, e assistetela in qualunque cosa possa avere bisogno di voi; anch’essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso”.
Febe di Cencre
Febe è una donna proveniente dal territorio di Corinto. Adesso deve operare a Roma. E Paolo la presenta per quello che è già stata: 1. Una sorella. 2. A “servizio” della Chiesa di Cencre. 3. Ha protetto molti e anche me stesso.
In questi ultimi anni è stato riscoperto il ruolo di Febe in quella parola usata da Paolo “diakonos“ (“al servizio della Chiesa”). La diaconia di una donna, quindi, è una realtà delle prime comunità cristiane. Non meno importante l’altro termine usato da Paolo: “prostatis” (protettrice). Un ruolo autorevole di alta responsabilità in una comunità.
Donne nelle liturgie
Papa Francesco apre un tempo nuovo. Rende ufficiale la presenza della donna in alcuni ministeri: “Lo Spirito del Signore Gesù, sorgente perenne della vita e della missione della Chiesa, distribuisce ai membri del popolo di Dio i doni che permettono a ciascuno, in modo diverso, di contribuire all’edificazione della Chiesa e all’annuncio del Vangelo… Si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo…”.
Quelli che per secoli sono stati chiamati “ordini minori” e, dal 1983 “ministeri”, possono ora essere conferiti anche alle donne con imposizione delle mani da parte del Vescovo.
Mi chiedo: sarà un primo passo verso la “diaconia” completa?
Voglio essere una profeta di “buona ventura”: passerà del tempo, ma qualcosa dovrà cambiare.
Perché … “non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Lettera ai Galati 3, 28).
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