Cristo, Speranza dell’Uomo: L’Attualità dell’Insegnamento di Benedetto XVI in “Spe Salvi”

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ITINERARI DELLO SPIRITO

A cura di Giuseppe Lubrino

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Joseph Ratzinger, meglio conosciuto come Benedetto XVI (1927-2022), è stato uno dei più influenti teologi del XX secolo. Un vero “dottore della Chiesa”, il suo motto cardinalizio “cooperatore veritatis” (cooperatore della verità) riassumeva perfettamente la sua dedizione alla difesa della dottrina cristiana. Definito “panzer cardinal” per la sua fermezza nel difendere la fede, Ratzinger è stato un baluardo della verità in un’epoca di profondi cambiamenti culturali.

Il suo pensiero teologico, profondamente radicato nella Sacra Scrittura e nella Tradizione dei Padri della Chiesa, ha tratto ispirazione da figure come Sant’Agostino, San Bonaventura e San Tommaso d’Aquino. Il suo lavoro è stato spesso definito una “teologia della ragione”, poiché instancabilmente ha cercato di mettere in dialogo la fede con la ragione umana. Durante il suo pontificato (2005-2013), Papa Benedetto XVI ha pubblicato tre lettere encicliche, lasciando in eredità alla Chiesa, e di conseguenza alla società, un patrimonio teologico-culturale dal valore pedagogico-educativo inestimabile per la fede e per la vita.

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Questa riflessione si concentrerà sulla seconda enciclica di Benedetto XVI, “Spe Salvi”, dedicata alla speranza cristiana. L’obiettivo è evidenziare l’attualità e il valore educativo dell’insegnamento di Benedetto XVI. L’enciclica fu promulgata solennemente il 30 novembre 2007, in occasione della celebrazione di Sant’Andrea Apostolo, patrono della Chiesa d’Oriente. A partire dal numero 6 della enciclica ratzingeriana, si può cogliere con suggestione la seguente riflessione:

Immagina un sarcofago del III secolo, una cassa di pietra antica che custodisce un segreto. Sulla sua superficie, un’immagine di Cristo, non il re glorioso delle icone tradizionali, ma un filosofo. Come suggeriva Ratzinger, questa immagine ci invita a riflettere su un Gesù diverso, un Gesù che non si impone con la forza, ma guida con la dolcezza di un pastore. Nella mano destra, un rotolo aperto, il Vangelo, custode della verità. Nella sinistra, un bastone da viandante, simbolo del suo cammino terreno.

Questa immagine ci presenta un Gesù che si prende cura dell’umanità come un padre si prende cura dei suoi figli. La sua figura, immersa nella cultura greco-romana, ci parla di un Gesù universale, capace di parlare a ogni cuore, indipendentemente dalla cultura o dal tempo. È un Gesù che ci invita a riflettere sulle domande fondamentali dell’esistenza, a cercare la verità e a camminare verso la vita eterna. Nel pensiero di Ratzinger, la centralità e l’universalità di Cristo risiedono nel fatto che Egli ha offerto all’umanità l’opportunità di fare esperienza di Dio, di conoscerlo e di “incontrarlo” nella sua persona, nel suo messaggio e nella sua opera di Redenzione. Oggi, questa esperienza è resa possibile attraverso la mediazione sacramentale ed ecclesiale.

L’arte, come la filosofia, ci aiuta a cogliere la profondità del messaggio di Gesù, aprendoci a un mondo di bellezza e di significato. Questo sarcofago, con la sua immagine silenziosa, diventa un ponte tra il passato e il presente, un invito a guardare a Gesù con occhi nuovi e a scoprire la sua bellezza eterna. L’insegnamento di Benedetto XVI è stato un faro di luce in un mondo spesso avvolto da oscurità. Ha saputo, con maestria e profondità, riportare alla luce il tesoro della fede cristiana, mostrando la sua bellezza e la sua attualità.

Il suo magistero è stato un invito a riscoprire la bellezza della tradizione cristiana, a rileggere i testi sacri con occhi nuovi e a riscoprire il valore della ragione nella ricerca della verità.

Benedetto XVI ha saputo parlare al cuore di ogni uomo, indipendentemente dalla sua fede, con un linguaggio semplice e diretto, ma al contempo ricco di profondità e di sapienza. È in questo senso che egli, nell’enciclica “Spe salvi”, rileva che l’esistenza cristiana è radicata nella speranza e che il cristiano nel mondo è esortato dalla fede a incarnare, attraverso il suo modo di essere e di agire, le virtù teologali: fede, speranza e carità. Così facendo, egli può permeare tutti gli ambiti della società, offrendo una solida testimonianza. Le virtù cristiane costituiscono il “germe” della speranza futura nella vita eterna, come Gesù ha promesso.

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Benedetto XVI sostiene che il relativismo etico e il materialismo, entrambi radicati nelle conseguenze della Rivoluzione Francese e nelle teorie economiche di Marx, sono alla base della crisi spirituale che affligge la società moderna. La Rivoluzione Francese, con la sua enfasi sulla ragione umana e l’autonomia individuale, ha contribuito allo sviluppo del relativismo etico, ovvero l’idea che non esistano valori assoluti e che ogni individuo è libero di definire la propria morale. Le teorie economiche di Marx, invece, hanno portato al materialismo, concentrando l’attenzione sull’aspetto materiale della vita umana e trascurando la dimensione spirituale. La crescente assenza di Dio dalla vita pubblica, la sua eclissi dalla sfera sociale, è una delle cause principali dell’attuale crisi. La speranza cristiana, radicata nella ragione umana, può contrastare questa tendenza e riportare l’uomo al suo vero valore, ovvero la consapevolezza che la dimensione spirituale è parte integrante della sua natura.

 La vita eterna non sminuisce affatto l’impegno dei cristiani nel tempo presente, ma costituisce un monito affinché essi, vivendo nella tensione del “già” e “non ancora”, si adoperino ad edificare “già qui ed ora” la civiltà dell’amore, incarnando e promuovendo nel mondo gli ideali di pace, giustizia, perdono, amore e fraternità, attinti dal cuore dell’insegnamento di Gesù. Secondo Ratzinger, l’uomo del terzo millennio ha perso la fede perché ha dimenticato la speranza nel paradiso, un futuro luminoso che non gli appare più desiderabile. Sembra che l’uomo abbia riposto tutte le sue aspirazioni nel progresso tecnico-scientifico, cercando di costruire un “regno dell’uomo” e dimenticando l’eternità.

In questo senso si legga quanto afferma Benedetto XVI:

il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova. (Benedetto XVI, Spe Salvi, n.2).

L’annuncio cristiano si caratterizza per la sua natura performativa, sottolineando come la fede incarnata sia attiva e dinamica, in contrasto con l’idea di una fede passiva e inerme. “Diciamolo ora in modo molto semplice: l’uomo ha bisogno di Dio, altrimenti resta privo di speranza”. (Benedetto XVI, op.cit, n. 23). La questione di Dio è intimamente connessa alla speranza cristiana. Secondo Benedetto XVI, l’uomo moderno può ritrovare la speranza solo se “riconsidera” Dio, la sua Parola e il suo ruolo nella realtà. Questi sono i presupposti necessari affinché l’umanità possa riacquisire la capacità di apprendere il valore educativo della Speranza. Papa Benedetto XVI identifica quattro “luoghi” o “ambiti” per imparare la speranza:

La preghiera

L’agire

La sofferenza

Il giudizio

Ratzinger attribuisce alla sofferenza un valore catartico, liberatorio e riconciliante, presentando un’idea particolarmente significativa.

Ecco le sue parole: “Possiamo cercare di limitare la sofferenza, di lottare contro di essa, ma non possiamo eliminarla[…]. Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore”. (Cf. Benedetto XVI, Spe Salvi n.37).

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La sequela di Cristo e la costante coltivazione delle virtù teologali, come la fede, la speranza e la carità, ci avvicinano a Lui e ci aiutano a comprendere la promessa di vita eterna che ci ha rivelato. Questa profonda verità non ci paralizza, ma ci spinge a un impegno attivo nella società, a lavorare per il bene di tutti. La consapevolezza della salvezza conferisce un senso profondo al nostro operare per la giustizia e l’amore, rendendolo un atto necessario e possibile. Infatti, la nostra azione contribuisce a preparare il cammino per la manifestazione definitiva del Regno di Dio nella sua pienezza. Le acquisizioni in questione evidenziano come il pensiero teologico di Benedetto XVI sia essenzialmente cristocentrico ed ecclesiologico, fondato su una visione della fede che pone al centro Cristo e la Chiesa. Un elemento fondamentale del suo pensiero è stato lo “sforzo” di ridefinire le verità della fede a partire dalla ragione. Benedetto XVI ha cercato di realizzare nel nostro tempo un dialogo proficuo tra fede e cultura, con l’obiettivo di ricondurre l’umanità del terzo millennio alle sorgenti della fede.