Racconti e Leggende
A cura di Pippo Scudero
CONTA LE STELLE E CHIAMALE PER NOME
Alla fine della creazione era veramente stanco.
D’altronde non è cosa da poco creare il sole, la luna e le stelle. Avete mai provato, una notte d’estate senza nuvole, a contarle tutte?
Quando pensi di avere finito di contare tutte le stelle di uno spicchio di cielo, ne vedi spuntare un’altra, piccolina e poi un’altra più piccola e un’altra ancora.
E non finisci mai.
Lui invece le aveva contate tutte e ne conosceva il numero esatto.
“Facile” direte “le aveva fatte Lui!”
Le aveva fatte arrotolando luce e gas, come si fa con lo zucchero filato che si arrotola sul bastoncino, fino a diventare bello grosso.
E quando erano diventate enormi si erano accese, come i fuochi d’artificio alla festa del paese, e non ad una a ad una, ma tante, milioni, miliardi in una volta e avevano illuminato il cielo.
E tenere il conto non doveva essere una cosa facile, con tutte quelle luci che si accendevano da ogni parte del cielo.
Ma Lui le aveva contate tutte e le conosceva una per una, anche se a prima vista sembravano tutte uguali: quella era più grande, l’altra più piccola, più o meno luminosa, più sul giallo rosso che sull’azzurro lucente, alla testa o alla coda del carro, a disegnare immaginari animali unendo le linee, come si fa nei giochini unendo i puntini sul foglio; ma a distanze così incalcolabili, che anche la luce, che è la più veloce dell’universo impiega anni o secoli per arrivare da una stella all’altra.
Anche le pecore a noi sembrano tutte uguali, bianche e ricciute, ma al pastore no, lui le distingue una per una e se ne accorge se manca una, e sa chi è e la va a cercare e forse chiama ognuna con un nome.
Così anche Lui, dopo averle contate tutte, pensò di dare un nome alle stelle.
Per questo decise di scendere sulla terra e chiedere consiglio agli uomini, visto che le stelle le aveva fatte principalmente per loro.
Iniziò naturalmente dagli astronomi, che già avevano dato un nome ad alcune stelle e costellazioni, ma erano proprio pochissime rispetto a tutte le stelle; e finita la fantasia avevano cominciato a dare un numero alle altre stelle, o una sigla, come le targhe delle macchine.
Proseguì con i saggi, i filosofi, gli scienziati, gli scrittori e i poeti, ma al mondo i poeti sono pochi e le stelle tantissime, e le rime non bastavano per tutte.
La notte era avanzata, così entrò in una casa per dormire. Lo accolsero gentilmente e lo fecero accomodare in una grande stanza, dove già dormivano i bambini.
“I bambini” pensò “chiederò ai bambini!”
Quella notte entrò nei sogni di tutti i bambini del mondo che sono tanti, quasi quanto le stelle, e ognuno è diverso dagli altri, come le stelle, più chiaro o più scuro, più piccolo o più grande, liscio, riccio, nero, rosso o biondo di capelli, calmo o vivace, allegro o un po’ triste, con le lentiggini o no.
Ogni sogno era diverso, ma a mezzanotte in punto, come per magia, tutti i bambini del mondo sognarono le stelle, e ognuno ne scelse una nel firmamento del cielo, che un po’ gli somigliava.
Lui a ogni stella diede il nome del bambino che l’aveva scelta e da quel momento il numero delle stelle fu uguale al numero dei bambini. E ogni volta che nasceva un bambino Lui creava una nuova piccola stella e ogni volta che creava una nuova stella nasceva un bambino o una bambina.
E i bambini crescevano come crescevano le stelle e le stelle crescevano come crescevano i bambini, come fa lo zucchero filato, che è soffice, dolce e buonissimo.
Vedi Salmo 147 (146-147) versetto 4
“Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome”
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