Circolo Bohemien
A cura di R.B.
Foto di Giusy Pagano
Il Vangelo è un libro di religione o la storia di un conflitto mortale con la religione? Si può pensare seriamente ad un cristianesimo “non-religioso”? Questi sono alcuni dei quesiti su cui si è argomentato ieri sera nel corso dell’incontro culturale svoltosi nella sede della redazione della rivista Nuove Edizioni Bohemien e organizzato dal Circolo Bohemien insieme a Libera Teologia.
Una scelta non a caso, visto che per l’evento è stato adottato a pieni voti il libro di José Maria Castillo “La laicità del Vangelo”, edizioni la meridiana, tradotto e curato da Lorenzo Tommaselli.
Nell’ambito del percorso di studio e ricerca è emerso la valenza di questo prezioso testo che apre nuovi scenari nella scelta decisiva della religione poiché aiuta, tra l’altro, ad interpretare il linguaggio di Papa Francesco. Un linguaggio nuovo che non tende a distinguere la laicità dalla religione e che vuole il Vangelo non come un libro di “religione” ma come un “progetto di vita”.
I capitoli analizzati, essenziali e al contempo forti, cercano la figura di Gesù verso una raggio più ampio: Egli si distacca dal mondo religioso del tempo, in cui domina il giudaismo, una casta chiusa che vuole l’osservanza della legge ebraica. Si distacca dai rituali e ne prende le distanze perché Lui vuole vivere la religiosità e non la religione, mostrando così come instaurare un rapporto autentico con Dio-Padre, Dio-Amore. Un rapporto che non punta sul dogma con le sue ortodossie ma, piuttosto, sulla bontà con le sue viscere di misericordia.
Una delle questioni più complicate che dobbiamo affrontare quando parliamo del fatto religioso è la relazione che si può e si deve stabilire tra “religione” ed “Ethos”. Oppure, detto in maniera più semplice, la relazione che esiste tra “pratica religiosa” e “comportamento morale”.
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