CHIESA E ISTITUZIONI CIVILI UNITI NELLA BATTAGLIA CHE SOSTIENE LA LEGALITA’

Dobbiamo imparare anche una dimensione profonda del Vangelo che è “Vangelo crocifisso” che si confronta ogni giorno con il mistero delle tenebre, del male e della morte. E’ chiaro che non si può seguire Dio e Mammona.

Foto di Francesco Marano

Foto di Francesco Marano

A cura di Maria Cristina Torrisi

Si è svolto lo scorso sabato, 22 Giugno 2013, nella chiesa di San Rocco di Acireale, un incontro sulla legalità, in cui il Vescovo della Diocesi di Acireale, S. Ecc. Mons. Antonino Raspanti, ha promulgato un  decreto di privazione delle esequie ecclesiastiche per chi è stato condannato per reati di mafia in via definitiva, in modo tale da mettere in evidenza come anche la Chiesa intenda offrire il proprio contributo collaborando con le istituzioni civili per l’edificazione di un’autentica cultura della legalità che cerchi di promuovere la dignità della persona.

ministro 1Intervenute le autorità politiche, civili e religiose, il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, il Procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi e il Direttore del Cortile dei Gentili Laurent Mazas.

Prendendo spunto dalla recente pubblicazione del volume “Cultura della legalità e società multireligiosa”, a cura di Mons. Antonino Raspanti ( presentato nell’ultimo salone internazionale del libro di Torino) e prendendo pure esempio dalle parole enunciate il 9 maggio del 1993 da Papa Giovanni Paolo II ( “La fede … esige una chiara riprovazione della cultura della mafia, che è una cultura di morte, profondamente disumana, antievangelica, nemica della dignità delle persone e della convivenza civile”) durante l’omelia tenuta nella Valle dei Templi di Agrigento, il decreto del Vescovo s’inserisce all’interno di una serie di provvedimenti presi dall’episcopato siculo, sin dalla metà del secolo scorso, per condannare in maniera netta atteggiamenti e strutture mafiose considerati assolutamente incompatibili con il Vangelo ed appartenenti al regno del peccato.

vescovo

<<Dobbiamo considerare in che misura un pentito religioso si rapporta ad un soddisfacimento della giustizia terrena – ha spiegato il Vescovo- Evidentemente, dal punto di vista religioso, la coscienza gode di una libertà superiore rispetto alle leggi giuridiche terrene, tuttavia non si può sganciare la giustizia umana da quella religiosa. Quando si commettono dei crimini si arreca un danno alla società nei confronti della quale si deve rispondere. E la società deve avere un potere su chi sbaglia perché sia sicura che in futuro non si possano più commettere errori. Non si può ricucire con Dio e con la Chiesa ignorando la società in cui si vive. Sono due cose che dobbiamo in qualche modo collegare. Dobbiamo imparare anche una dimensione profonda del Vangelo che è “Vangelo crocifisso” che si confronta ogni giorno con il mistero delle tenebre, del male e della morte. E’ chiaro che non si può seguire Dio e Mammona>>.

can<<L’io morale lo ha sia il credente che l’ateo – ha spiegato il Ministro Cancellieri – La cultura alla legalità appartiene infatti alla consapevolezza della gente di rispettare la legge. La religione, però, ha un ruolo molto importante perché Gesù parla di amore. Esiste il diritto e il dovere, ma l’amore ha il fondamento educativo che indica la strada, è il comandamento del “vivere civile”. Il segno di oggi è un segno coraggioso perché la mafia si combatte con i simboli. La Chiesa deve indicare la strada attraverso un cammino che va portato avanti per far crescere la cultura ai cittadini>>.

Il Ministro ha inoltre ricordato la figura di Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi,  presbitero italiano, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56º compleanno a motivo del  costante impegno evangelico e sociale.

procuratore

Il Procuratore Salvi ha parlato sia dell’importanza di una esistenza vissuta con valori assoluti e mai negoziabili sia del rapporto esistente tra giustizia, verità e perdono. << Ci si sente meno soli quando si ha accanto chi ha una comprensione del fenomeno mafioso – ha affermato – L’impegno per combatterlo è categorico e ci porta, al di là delle nostre credenze, a comportarci secondo valori morali. E’ un messaggio che ci insegna che noi siamo il risultato di ciò che facciamo>>.

Il Direttore del Cortile dei Gentili, Laurent Masaz ha puntato l’attenzione sulla valenza dell’impegno collettivo, utile per combattere le grandi sfide della società. <<Al di là delle nostre difficoltà – ha esortato – dobbiamo essere fraterni e insieme risolvere i problemi della società>>.

follaIl sindaco Nino Garozzo, nel pronunciare le sue parole d’accoglienza, ha parlato di solidarietà, ricordando al Ministro che è fondamentale l’attenzione ai Comuni per avere uno Stato più coeso ed essere più forti nella battaglia che sostiene la legalità. Ha inoltre affermato che l’incontro ha rappresentato “Una irripetibile occasione per chiederci cosa ciascuno di noi possa fare perché la comunità civile si ispiri sempre più ai principi di trasparenza e legalità, che sono un bene che deve unire e non dividere. Nelle pubbliche amministrazioni, normative recenti come la Legge anticorruzione, i pressanti controlli della Corte dei conti e altro ancora, sono certamente strumenti validi che, però, da soli non bastano se ognuno di noi, spontaneamente, non persegue l’obiettivo comune: una società migliore perché fondata su sani e condivisi valori”.