Racconti e Leggende

Coronavirus, un flagello gemello

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Per non dimenticare…
A cura di Sara D’Angelo

«La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia»
Il girotondo della storia non si ferma mai, ogni tanto fa una pausa per poi riprendere la marcia del suo vortice e lo fa all’improvviso, senza pietà.

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Un flagello gemello a distanza di cinque secoli si è manifestato a noi a passi felpati per non dare sospetti, imitando i modi del leone che si prepara con le sue abilità mimetiche a dare l’agguato alla gazzella. Altro è il tempo, uguale è la velocità di contagio, altra è l’origine del male, identico è il terremoto schiacciatore di vita...

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Mai più l’indicibile trovi terreno fertile nelle parole dell’odio

Eine Gruppe gefangener Kinder in Haeftlingskleidung blickt durch einen Zaun aus Stacheldraht im Konzentrationslager Auschwitz, kurz nach der Befreiung des Lagers durch sowjetische Truppen Ende Januar 1945. Die Befreiung jaehrt sich am Dienstag, 27. Jan. 2004, zum 59. Mal. Dieser Tag ist seit 1996 in Deutschland der zentrale Gedenktag fuer die Opfer des Nationalsozialismus. (KEYSTONE/AP Photo/Holocaust Museum)

Per non dimenticare…

A cura di Rosalda Schillaci

Cosa può insegnarci il passato? Perché non è tempo perduto, quando lo rinverdiamo con gesti frequentati “contro le parole dell’odio”.

Eine Gruppe gefangener Kinder in Haeftlingskleidung blickt durch einen Zaun aus Stacheldraht im Konzentrationslager Auschwitz, kurz nach der Befreiung des Lagers durch sowjetische Truppen Ende Januar 1945. Die Befreiung jaehrt sich am Dienstag, 27. Jan. 2004, zum 59. Mal. Dieser Tag ist seit 1996 in Deutschland der zentrale Gedenktag fuer die Opfer des Nationalsozialismus. (KEYSTONE/AP Photo/Holocaust Museum)

Eine Gruppe gefangener Kinder in Haeftlingskleidung blickt durch einen Zaun aus Stacheldraht im Konzentrationslager Auschwitz, kurz nach der Befreiung des Lagers durch sowjetische Truppen Ende Januar 1945. Die Befreiung jaehrt sich am Dienstag, 27. Jan. 2004, zum 59. Mal. Dieser Tag ist seit 1996 in Deutschland der zentrale Gedenktag fuer die Opfer des Nationalsozialismus. (KEYSTONE/AP Photo/Holocaust Museum)

Occorre agire, insorgere per essere sentinelle a guardia di parole, perché dalle semplici parole – il passo è breve – si passa ai fatti violenti...

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RACCONTI: IL CAMPANILE

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Racconti

IL CAMPANILE

di Antonino Leotta

C’erano tre piccoli laghi in Val Venosta: il Lago di Resia e quello di Curon vicini e, poco distante, il Lago di San Valentino alla Muta.

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L’abbondanza d’acqua spinse la “Montecatini” a chiedere -nel 1920- di utilizzare il sito per produrre energia idroelettrica. Passarono trenta anni e nel 1950 venne realizzato il progetto con la costruzione di una diga. Un progetto per un servizio pubblico. Ma quel progetto costò a circa duecento famiglie la espropriazione di case e terreni. Dicono che le lacrime degli abitanti avrebbero potuto dare vita ad un altro lago. Scomparve l’antico Comune di Curon Venosta e una parte del territorio di Resia che vennero, in parte, ricostruiti sulla collina sovrastante.
Ma, in quella amara circostanza, la Sovra...

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DAI RACCONTI : VENTI

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Racconti

VENTI

di  Antonino Leotta

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Mio nonno paterno viveva a contatto con la natura. La campagna era la sua vita. Forse sarebbe meglio dire  che.. la campagna era la sua compagna. A parte il rispetto per la moglie che gli diede sette figli e con la quale condivideva ogni decisione, l’idillio che viveva con la madre terra e. soprattutto, con i frutti della madre terra, era incommensurabile. Non esagero nel dire che dava l’impressione di accarezzarle le piante. Anche la potatura non era affatto un gesto di violenza. Era un modo di rendere ancora più bella una creatura già meravigliosa. Un sistema per renderla vezzosa e capace di attirare lo sguardo...

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A come APE 

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Racconti e Leggende

A cura di Antonino Leotta

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La prima vocale, la prima lettera dell’alfabeto, il primo incontro di tutti noi con la scrittura, sono stati accompagnati da un simbolo inconfondibile: l’ape. L’abbiamo subito fatta nostra, l’abbiamo amata. Appartiene a ciascuno di noi. E’ diventata una nostra amica.

E’ laboriosa l’ape. Un’attenta osservatrice. Che mira a una raccolta selettiva. Di un bene scelto, sicuro. Molto più della formica che raccoglie tutto senza scartare. Che si muove agitandosi velocissima a stretto e continuo contatto con il terreno. Immergendosi e sporcandosi continuamente tra fanghi, polveri e detriti.

La formica raccoglie e custodisce per sé stessa. L’ape dona. E’ generosa per sua natura.

E vola alta, si libra nell’aria dopo aver toccato e b...

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