A cura di don Carmelo La Rosa
A volte, dopo preghiere impegnative per le persone disturbate, restano in me le stigmate della lotta e della sofferenza, mi sento abbattuto nel corpo.
La considero una forma di partecipazione e di condivisione dell’espressione più brutta del dolore e dell’abiezione umana.
Sono contento di portare su di me un frammento, un pizzico della loro croce.
Preferisco le sofferenze di condivisione a quelle personali.
Fra l’altro le prime sono passeggere e possiedi uno scopo ben preciso per affrontarle.
Supportato del pensiero di San Paolo: sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa (Col 1, 24), mi dicevo che ci sono sofferenze che Gesù non ha provato...
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