Le Odi

LE ODI

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Le Odi

A cura di Ludovico Anastasi

 

MATTUTINO

Quando il troppo

non e’ mai troppo

che’ il Santo Dio del gioco

non e’ mai stanco

e ancor di meno

il bimbo

nel far girare

il suo piccolo giocattolo

per tutta la stanza,

divertito,

stanza santuario

come sicuro grembo.

Fosse sempre cosi’ il mondo

nel salutare il giorno

trotterellando,

superfluo

sarebbe stato il monito

del Cristo

che solo nel ritornar bambini

ci si guadagna il paradiso.

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LE ODI

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Le Odi

A cura di Ludovico Anastasi

 

Cosi’,

di quel punto

rimasto incolume,

c’e’ tanto,

ancora,

da parlare.

Tante

ancora  le sfide

nonostante i maturi anni.

Che resistano

gli slanci

nell’alambicco del cuore.

Ecco

il punto focale

da difendere

dagli assalti cinici.

Il punto

dove si ama

o si muore

pur restando

apparentemente vivi.

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LE ODI

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Le Odi

A cura di Ludovico Anastasi

 

Vieni

nella cuna d’ottobre

a farti cullare

da colori e tempeste,

dagli umani umori

cangianti.

Noi siamo pellegrini

delle stagioni.

Fiutiamo

gli odori ubriacanti.

Vieni, spirito mio,

a trovar pace.

Vegliamoci l’un l’altro

nel riempire

i vuoti profondi.

Nel fondo

piu’ fondo

ancora

un urlo tace.

 

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LE ODI

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Le Odi

PIOGGIA DI PRIMO AUTUNNO

A cura di Ludovico Anastasi

 

Ribelle

scorre ingrassata

delimitando i quartieri.

C’e’ quasi

un senso d’euforia

per noi isolani

contemplarla

venir giu’

forte

come a rivelarsi

dal cielo

sacralizzata.

Pattuito scambio delle parti

con il sole

che ancora a questa data

le pietre spacca

e che tornera’

a scaldar lucertole

ed erba bagnata.

Oggi

si preferisce l’acqua sacra

che dentro ci scava

cercando vie di fuga

come noi

dalla nostra colpa.

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LE ODI

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LE ODI

AUTUNNO

A cura di Ludovico Anastasi

 

Oggi e’ nuvolo compatto,

fa fresco.

Respira l’anima

dopo l’afoso caldo.

Una volta festeggiavo

con un disco vecchio,

in vinile,

ora giacente in un ripostiglio.

E’ la sorte

dovuta al cambiamento,

tributo che anch’io pago

in carne e in spirito.

Cosi’ nel tempo

si fa sempre piu’ cauto

l’abbraccio,

nelle abitudini

scema il desiderio,

e non vi sono scappatoie

all’indietro.

Di me stesso,

tremante,

faccio giaciglio.

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