ARTE, “MADI. The Other Geometry”

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ARTE

A cura di R.B,

È in corso fino all’11 febbraio 2018, presso il 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa, “MADI. The Other Geometry”, mostra a cura dello storico dell’arte, critico e curatore Cristina Costanzo. L’esposizione è organizzata e promossa dalla NPO Tsunagu Japan & Italy e dall’Istituto Italiano di Cultura di Osaka con il supporto di K.K. ALP – (Kanazawa) e K.K. YAMADA – (Kobe) ed il coordinamento di Alessandra Korfias – Arti Services.

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“MADI. The Other Geometry”, avvalendosi della consulenza di un Comitato Scientifico composto da Laura Bica, Cristina Costanzo, Patricia Avena Navarro e Paola Silvia Ubiali e del patrocinio del Consolato Generale d’Italia – Osaka, del quotidiano Hokkoku shinbun, del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo e della Galleria Marelia di Bergamo, intende rendere omaggio al movimento internazionale MADI con una selezione particolarmente significativa di opere di ventitrè artisti di diverse nazionalità. Sono presenti in mostra i lavori di: Dominique Binet, Jean Branchet, Jean Charasse, Franco Cortese, Reale Franco Frangi, Joël Froment, Aldo Fulchignoni, Sakae Hasegawa, Jahildo Marinho, Yumiko Kimura, Alberto Lombardi, Gino Luggi, Enea Mancino, Vincenzo Mascia, Renato Milo, Mitsouko Mori, Gianfranco Nicolato, Antonio Perrottelli, Marta Pilone, Torsten Ridell, János Szász Saxon, Philippe Vacher, Piergiorgio Zangara.

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Il titolo “Madi l’altra geometria – scrive Cristina Costanzo – “sottolinea da un lato l’inserimento del movimento nella tradizione del rapporto tra arte e geometria e dall’altro evidenzia l’attualità e la capacità innovativa delle opere scelte”. Il Madi è un fenomeno artistico di portata internazionale che fonda l’originalità della propria ricerca sulla volontà di destrutturare la realtà e ricostruirla attraverso il distacco oppositivo dalla mimesis. L’immanenza e la materialità dell’opera, uniti all’aniconismo e all’anti-mimesi, consentono di collocare il movimento nell’ambito dell’arte non figurativa e in particolare dell’astrazione geometrica.

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Fondato nel 1946 a Buenos Aires da Carmelo Arden Quin, figura di spicco nel panorama dell’avanguardia latino-americana, il MADI si basa sui principi di “non-espressione, non rappresentazione, non simbolizzazione”. Per il MADI, acronimo di MAterialismo DIalettico che implica anche una componente di non-sense e casualità, “l’opera è, non rappresenta; l’opera è, non esprime; l’opera è, non significa”. Il Madi risponde alla crisi della pittura da cavalletto che aveva animato le Avanguardie Storiche con la rappresentazione dinamica delle figure geometriche nello spazio, senza fini illusori e con una vivace e gioiosa componente ludica.

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Sovrapposizioni, incastri ed estroflessioni come l’articolazione, la trasparenza, il colore e il dinamismo sono gli audaci segmenti di un discorso basato sulla logica, sul metodo e sulla progettualità in nome del ludico accordo di forma, colore e spazio. Il Madi, inoltre, vanta una storia di oltre settanta anni, capace di far dialogare Buenos Aires e Parigi e, dagli anni ’80, sempre più città e nazioni. Il progetto espositivo, dallo spiccato fine educativo e didattico, – secondo Stefano Fossati, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Osaka – riserverà ai visitatori del 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa non poche sorprese offrendo l’occasione di scoprire un fenomeno artistico di ampia portata, già noto in America Latina e in Europa e meritevole di attenzione anche in Giappone con l’auspicio che possano seguire ulteriori possibilità di confronto tra culture diverse”.

 

 

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