ARTE: LA SCELTA DEL SOFFERENTE

Pietro Paolo Vasta “Daniele nella fossa dei leoni” 
(Particolare con Abacuc Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

ARTE
A cura di Antonino Leotta

Era un punto di riferimento di grande spessore per noi ragazzi del Quartiere dei “Morti” la Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Ci offriva la possibilità di un incontro aggregante a diversi livelli. Certamente la strada era la prima ad accoglierci in tutte le ore del giorno. Ma la Chiesa ci assicurava un luogo protetto da ogni pericolo. Tra l’altro, ci impegnava nelle prestazioni liturgiche che ci consentivano una partecipazione attiva in tonaca nera e cotta bianca. Avevamo un posto riservato nel piccolo coro, addossati all’affresco di “Daniele nella fossa dei Leoni”.
Di fronte a noi, l’altro grande affresco di “Giuseppe venduto dai fratelli” che, personalmente, ho ammirato, a lungo, centinaia di volte. E, a poco a poco, mi sono reso conto, guidato dal solerte Parroco, che quell’affresco faceva parte di una serie di immagini che avevano un elemento in comune: la sofferenza.

Pietro Paolo Vasta, il prestigioso artista acese, aveva scelto di riempire quel luogo sacro, posizionato in un quartiere popolare della Città, di personaggi segnati da una sofferenza.
Sappiamo tutti che la raffigurazione di episodi biblici aveva una funzione didattica ben precisa: educare i credenti all’incontro con la storia sacra. Ma, in quel luogo, la scelta dei protagonisti conduceva a una certezza: la presenza della Vergine Maria, che, portando il Cristo nella vicenda umana, si fa Madre sempre pronta a salvare tutti i figli che si trovano in difficoltà.

 

Pietro Paolo Vasta: le anime purganti (Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Pietro Paolo Vasta: le anime purganti
(Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

 

La sintesi di tutte le prove della vita è la sofferenza delle anime purganti che scontano le pene per le loro colpe. Maria del “Suffragio” chiede al suo Figlio e al Padre celeste di effondere le fresche acque del perdono sulle sofferenze umane.
Da qui, la vasta panoramica su alcuni personaggi dell’antico testamento che sono “figura” del futuro grande evento di salvezza operato da Cristo.
Entrando in quella Chiesa ti trovi al centro di uno scrigno di arte. Che ti affascina. Ti coinvolge.

Ho iniziato ammirando Giuseppe, il penultimo dei dodici figli di Giacobbe (poi Israele), venduto dai fratelli.

 

Pietro Paolo Vasta: Giuseppe venduto dai fratelli (Chiesa S,Maria del Suffragio Acireale)

Pietro Paolo Vasta: Giuseppe venduto dai fratelli
(Chiesa S,Maria del Suffragio Acireale)

 

Giuseppe era considerato un “visionario” per il fatto che sognava e interpretava i sogni e si distingueva dai fratelli per le sue capacità. E i suoi fratelli lo legarono e lo calarono dentro un pozzo e se ne sbarazzarono vendendolo come schiavo a una carovana di Egiziani. Immaginate questo giovane pieno di inventiva vedersi privato della libertà e allontanato dalla famiglia in terra straniera. Giuseppe supererà l’ora della sofferenza e, in Egitto, diventerà viceré e libererà una nazione dalla carestia e dalla fame. E assicurerà la stessa liberazione anche a quei suoi fratelli che lo avevano condannato a una indicibile sofferenza.

L’altro affresco, a cui ho accennato, è quello di Daniele condannato a morte sicura in un fossato che rinchiudeva dei leoni affamati.

 

DANIELE(in bianco e nero)                (Foto in bianco e nero)

 

Anche Daniele deve affrontare la sofferenza del disprezzo. Accenno alla sua storia scritta nel libro di Daniele. Ancora giovane viene condotto, assieme alla famiglia e al popolo di Dio, in schiavitù a Babilonia da Nabucodonosor II. Siamo nel 587 a. C. Le sue doti lo porteranno, tuttavia, a godere della fiducia del re che lo vuole accanto come consigliere. Al dominio Babilonese seguirà il dominio Persiano sotto Ciro. Anche Ciro terrà accanto a sé Daniele ormai grande profeta del popolo di Dio. Passerà alla storia come il quarto Profeta maggiore. Ma la sua saggezza e la sua rettitudine urterà gli interessi di alcuni Persiani che lo accuseranno e costringeranno Ciro a condannarlo a morte. Mentre era rinchiuso nella fossa dei leoni, gli animali si mostrarono mansueti ma Daniele stava per morire di fame. Dio ordinò a un suo arcangelo di “prendere per i capelli” il profeta Abacuc e di condurlo con una riserva di cibo a salvare Daniele.

 

Pietro Paolo Vasta “Daniele nella fossa dei leoni” (Particolare con Abacuc Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Pietro Paolo Vasta “Daniele nella fossa dei leoni”
(Particolare con Abacuc Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Altri personaggi segnati dalla prova vengono affrescati da Paolo Vasta nell’interno della stessa Chiesa.
Iniziamo da Giona, uno dei dodici profeti minori. Già era avvenuta la spaccatura del grande regno di Israele (932 a. C.) in due regni separati: due tribù costituivano il Regno di Giuda e le altre dieci tribù costituivano il regno di Israele o anche Regno del Nord. Mentre Geroboamo II reggeva questo regno, il profeta Giona venne chiamato da Dio a diffondere il suo messaggio. Già serpeggiava tra il popolo l’insofferenza all’osservanza della legge mosaica e, in più, si viveva il pericolo dell’invasione degli Assiri o Babilonesi. La capitale della Assiria era Ninive dove si consumavano delitti di ogni genere e la fama della malvagità dei niniviti faceva paura al popolo di Israele.
Dio chiamò Giona e lo mandò a Ninive a condannare il modo di vivere di quella gente e a salvare gli israeliti dalla loro crudeltà. Giona ebbe paura e, invece di compiere il suo mandato, si diede alla fuga. Riuscì a imbarcarsi su una nave per allontanarsi. Durante la navigazione sopraggiunse una grande tempesta e venne fuori che la causa era la presenza di Giona sulla nave. Egli stesso confessò la disobbedienza a Dio e chiese di essere abbandonato in mare. Un enorme cetaceo lo inghiottì vivo. Pianse amaramente Giona la propria colpa e il cetaceo lo vomitò sulla riva. Per inciso aggiungo che la sua condizione che lo costrinse tre giorni rinchiuso nel ventre del cetaceo, prefigura la permanenza di Cristo nel sepolcro.
Giona andrà a Ninive e convincerà quel popolo a ravvedersi.

 

 Pietro Paolo Vasta: Giona inghiottito dal cetaceo (Chiesa S, Maria del Suffragio Acireale)


Pietro Paolo Vasta: Giona inghiottito dal cetaceo
(Chiesa S, Maria del Suffragio Acireale)

Passiamo a un’altra storia che riguarda il personaggio che è ritenuto l’uomo che ha sofferto di più nel cammino della Bibbia e si è distinto per la sua grande pazienza nel sopportare ogni avversità. Parliamo di Giobbe.
Nel Libro di Giobbe che si colloca tra i libri sapienziali nella parte centrale dell’antico testamento, si parla della sua condizione agiata insieme alla numerosa famiglia. Dio permetterà a Satana di tormentarlo. Perderà beni e familiari (sette figli maschi e tre femmine) e verrà colpito da tremende malattie. In più, i suoi tre amici migliori, invece di portargli conforto, lo copriranno di disprezzo e di ingiurie.
Dio verrà incontro a quell’uomo ridotto in quello stato e lo riporterà in una condizione migliore di quella iniziale. E gli concederà di riavere ancora altri dieci figli.

 

Pietro Paolo Vasta: Giobbe (Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Pietro Paolo Vasta: Giobbe
(Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

 

Nel nostro itinerario di incontro con gli affreschi di Paolo Vasta nella Chiesa di S. Maria del Suffragio in Acireale, troviamo un altro grande Profeta tormentato dalla sofferenza: Isaia, il primo dei quattro Profeti maggiori.
Nasce intorno al 765 a. C. da una famiglia agiata del Regno di Giuda. Sarà presente nell’organizzazione politica del re Ezechia e vivrà i tempi altalenanti di quel regno che dovrà resistere all’assedio degli Assiri.
Isaia si ritiene indegno agli occhi di Dio per annunziare il suo messaggio. Un angelo purifica le sue labbra con un tizzone ardente: “Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: “Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato” (Is.6, 6-7).
Il tormento di un popolo che lotta per sopravvivere accompagnerà le sue grandi profezie sulla schiavitù e la liberazione futura del suo popolo e, soprattutto, sulla venuta del Messia. Riporto qui alcuni versetti profetici del capitolo 53 del Libro di Isaia:
“Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima…
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte”.
Una tradizione afferma che Isaia sia stato barbaramente ucciso, segato in due, durante il regno di Manasse.

 

Pietro Paolo Vasta: Isaia (Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Pietro Paolo Vasta: Isaia
(Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Ho lasciato per ultimo un affresco di grande rilievo storico: Un angelo indica ad Agar una fonte di acqua che salverà il figlio Ismaele da una morte sicura a causa della siccità nel deserto.
Risaliamo al grande Patriarca Abramo che riceve da Dio una promessa: la sua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo. Passano gli anni e sua moglie Sarai non mette alla luce alcun figlio. Sarai suggerisce ad Abramo di unirsi alla serva Agar e nasce Ismaele. Accade, in seguito, che Dio annunci a Sarai che cambierà nome (da Sarai in Sara) e diventerà madre. Nasce, così, Isacco e, dopo alcuni anni di convivenza, Sara pretende che Agar e il figlio Ismaele vengano allontanati dalla casa di Abramo. Questo avviene e i due si avviano verso una terra straniera attraversando il deserto.
Ma Dio annuncia protezione a Ismaele e promette una lunga discendenza anche per lui. L’episodio della fonte di acqua in pieno deserto ne è la prova.
E, mentre Isacco sarà il padre del popolo ebraico, Ismaele sarà il padre del popolo arabo.

Nella Chiesa del Suffragio di Acireale una grande testimonianza di rispetto verso Agar e Ismaele. E verso il popolo Arabo.

 

Pietro Paolo Vasta: Agar e Ismaele (Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Pietro Paolo Vasta: Agar e Ismaele
(Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

 

Teniamo presente che l’Apostolo Paolo nella Lettera ai Galati pone decisamente l’accento su una “differenza”: “..Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar… Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre….
Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera” (Gal. 4, 22..31).

Paolo Vasta affresca la Chiesa del Suffragio a partire dal 1751 e l’inserimento di Agar e Ismaele rivela una grande apertura alla fratellanza universale tra i popoli. Io dico che il nostro Paolo Vasta completa con la forza di una immagine le affermazioni di Paolo apostolo. Perché nel piano di Dio non esistono emarginati. Riporto qui le parole di Dio ad Abramo: “Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole” (Genesi 21,13). E ancora, l’Angelo di Dio dice così ad Agar che piange avvilita nel deserto: “Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione” (Genesi 21, 17-18).
Teniamo presente che la Chiesa del Suffragio nasce come la chiesa del popolo. La gente di periferia non aveva la possibilità di recarsi al centro città, al Duomo, con abiti curati. Soprattutto le donne che si coprivano, a partire dal capo, con un lungo scialle nero. Lo splendore dei colori dell’affresco di Agar e Ismaele, la magnificenza degli abiti, l’abbondanza dell’acqua e la leggerezza e la soavità dei personaggi, mette in grande risalto una uguaglianza che ci fa onore.
La scelta dell’artista Paolo Vasta è chiara: gli emarginati, i sofferenti e gli umili trovano un posto particolare nel cuore di Dio. E nella tenerezza della dolce “madre” Maria. E nell’abbraccio dei credenti.
Una testimonianza forte che dura da secoli.
In coda alla storia di Agar e Ismaele, mi permetto di aggiungere una riflessione personale. I due personaggi sono stati allontanati dalla casa di Abramo. A parte il forte simbolismo evidenziato da Paolo Apostolo, c’è un decisione che lascia un fondo di amaro. Ma nella storia di un popolo si ripresenterà un’altra occasione quasi simile che registrerà comportamenti completamente diversi.
Giacobbe (che prenderà il nome di Israele), figlio di Isacco e nipote di Abramo, si troverà accanto a due mogli: Lia e Rachele. Un accenno alla vicenda che vede le due donne servirsi delle due loro schiave -Zilpa e Bila- per generare dei figli. I dodici figli di Israele (Giacobbe) che dovranno formare le dodici tribù e dare continuazione a una discendenza, saranno il frutto di quattro donne: in sintesi, sei figli di Lia, due figli di Rachele, due di Zilpa e due di Bila.
Una generazione, però, che non farà, questa volta, nessuna differenza tra i figli di schiava e i figli di libera.

Ma lascerei a metà il racconto degli affreschi di Paolo Vasta se non aggiungessi che vari personaggi presenti sulle pareti sollevano lo sguardo verso l’alto a contemplare, in una esplosione di luce e di colori, il Cristo.

 

 Pietro Paolo Vasta: Il miracolo eucaristico (Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)


Pietro Paolo Vasta: Il miracolo eucaristico
(Chiesa S. Maria del Suffragio Acireale)

Sono due gli affreschi: uno nella volta centrale e l’altro nella volta del presbiterio. Il primo, molto più ampio, si sviluppa su tre piani. Partendo dal basso si presentano vari personaggi simbolici dell’antico testamento iniziando da Adamo ed Eva e passando alla figura di Mosé che si eleva sul gruppo (in basso a destra, c’è l’eroina Giuditta).
Nel piano centrale il Cristo glorioso che mostra l’Eucaristia che è nutrimento di salvezza per tutti. A contemplarlo la dolcissima madre Maria.
Nel piano più alto, infine, lo Spirito Santo e il Padre attorniati da Angeli nella gloria senza fine.
L’altro affresco, sul presbiterio, ci mostra il Cristo vincitore della morte in croce che lascia sgorgare dal suo costato sangue ed acqua. E’ sempre contemplato dalla Vergine Madre e attorniato da una schiera di angeli. Due di essi raccolgono quei doni di salvezza per versarli sui “sofferenti”.
E’ il trionfo dell’amore su ogni miseria e debolezza umana.

Quei personaggi degli affreschi segnati dalla sofferenza che, in qualche modo, prefigurano il Cristo salvatore, e tutti i popoli di tutti i tempi, ora sono partecipi della sua opera di liberazione.

Perché il “suffragio” è un dono di amore per chi ha affrontato le prove della vita.

 

Volta del presbiterio