Recensione ed Eventi / Cinema
A cura di Vittorio De Agrò
Il biglietto d’acquistare per “Ti Guardo” è: 2) Omaggio.
“Ti Guardo “ è un film del 2016 scritto e diretto da Lorenzo Vigas e basato su un racconto di Gullermo Arriaga e Lorenzo Vigas, con Alfredo Castro e Luis Silva.
Ho guardato “Ti guardo” e guardatevi dal pagare un biglietto per guardarlo.
Scusate il giro, voluto, di parole, però così si sente lo spettatore alla fine della proiezione del film vincitore di Venezia 72. E subito dopo scatta la domanda spontanea “E se questo era il film migliore presente in concorso com’erano gli altri?”
La risposta d’istinto è: guardiamoci da Venezia e dal suo direttore artistico.
Onestamente è assai difficile comprendere l’entusiasmo e l’ardore degli esimi critici nel recensire questo film. E’un film dignitoso, anche ben recitato, ma assai lontano da poter concorrere alla vittoria finale in un prestigioso Festival quale dovrebbe essere Venezia.
L’opera prima di Lorenzo Vigas ha la freschezza e il desiderio di raccontare la realtà venezuelana usando la forza del realismo e della crudezza delle immagini.
Come ha rilevato lo stesso regista in conferenza stampa la sua opera s’ispira al filone neo realista italiano e soprattutto rendendo omaggio il talento e la creatività di Pasolini.
“Ti Guardo” è un tentativo non riuscito da parte di Vigas di porsi come il Pasolini del Sud America seppure mostri delle discrete potenzialità.
Stupisce davvero come Venezia abbia voluto premiare questo volenteroso ma limitato sforzo.
La scelta di mostrare la decadenza, violenza e il degrado della capitale Caracas attraverso gli occhi di Armando (Castro), tecnico odontoiatrico omosessuale, non convince fino in fondo.
Armando è un uomo solo, schivo e alla ricerca di compagnia, a pagamento, di giovani ragazzi.
Lo spettatore segue il protagonista nei suoi miseri e fugaci incontri che ne scandiscono la monotona esistenza, provata e segnata dal pessimo rapporto con il padre.
In uno di questi approcci stradali Armando conosce Elder/Silva), un giovane ladruncolo oltre che teppista, e dopo un primo incontro degenerato in violenza, tra i due scatta un’inaspettata amicizia.
Un rapporto costruito sulla comune sensazione di abbandono e sentimento di disprezzo nei confronti dei rispettivi padri.
Armando ed Elder sono una coppia improbabile eppure nasce tra loro un legame affettivo che porta il secondo a porsi delle domande sulla propria identità sessuale.
Una struttura narrativa e soprattutto uno stile registico tesi alla ricerca del vero e della quotidianità senza però avere una forza e incisività narrativa ed emozionale.
Un’idea di film che all’inizio incuriosisce e interessa alla lunga degenera nello spettatore in noia e senso di esasperante lentezza.
La coppia formata da Alfredo Castro, attore di esperienza e di talento, e l’esordiente Luis Silva (scelto dal regista senza un vero provino) è una delle poche note positive del film. Senza il loro contributo di passione, naturalezza e forza interpretativa, la visione del film sarebbe stata completamente indigesta.
Lo spettatore dopo questo film non potrà non correre a rivedere le opere di Pasolini guardando con occhi scettici il prossimo Festival di Venezia.
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