Recensione ed Eventi/Cinema
A cura di Vittorio De Agrò
Tipologia di biglietto: 1) Neanche regalato 2) Omaggio 3) di pomeriggio 4) Ridotto 5) Sempre.
Il biglietto d’acquistare per “Spectre” è : Di pomeriggio .
“Spectre” è un film del 2015 diretto da Sam Mendes, scritto da John Logan, Neal Purvis,Robert Wade, Jez Butterworth, con : Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Dave Bautista, Monica Bellucci, Ben Whishaw.
Sono De Agrò. Sono Vittorio De Agrò, modesto recensore al servizio di Cristina Torrisi e di Nuove Edizioni Bohemien con licenza di stroncare i film per salvare lo spettatore pagante dalle pellicole non riuscite.
Io e James Bond siamo simili, entrambi siamo uomini eleganti e di stile. Solo che Ian Fleming alla fine ha scelto di rendere celebre il secondo perché un misantropo rompiscatole era difficile che potesse piacere alle donne. Più che racconti di spy story, sarebbero stati film di genere fantascientifico.
Citando il caro William Shakespeare possiamo scrivere “Tanto rumore per nulla” per “Spectre” ultima avventura dell’agente segreto più famoso al mondo.
I critici inglesi lo hanno definito il miglior Bond della saga e alcuni addirittura si sono esposti usando la parola “capolavoro”.
Ebbene , sgombriamo subito il campo da equivoci e illusioni. “Spectre” non è un capolavoro, né si avvicina alla bellezza visiva e forza narrativa di “Skyfall”.
“Spectre” paga l’ambizione degli autori di voler riscrivere Bond e soprattutto stravolgere il suo spirito volendogli dare caratteristiche di eroe greco e di conseguenza delineando una quadro intimo e personale a sfondo tragico disinteressandosi della tradizione consolidata.
Cercare in James Bond l’aspetto intimo e personale, dargli l’obiettivo di scoprire le proprie origini e di avere come “villain” una sorta di fratellastro rende l’intreccio narrativo di sé debole e fuori fuoco.
Lo spettatore si aspetta da James poche e sicure cose: abilità, agilità, fascino, sangue freddo e una bella donna sempre al fianco.
“Spectre” piace dal punto di vista visivo. E’ assai spettacolare la scena pre sigla tra le strade e i cieli di Città del Messico. Non puoi scaldarti nel vedere Bond (Craig) lanciarsi tra i palazzi e combattere sospeso nell’aria. Le scene di inseguimento sono ben costruite e la regia si dimostra all’altezza del compito regalando suspense e pathos. Ma poi, quando il nostro agente segreto smette di sparare e rimette piede a terra e parte la vera trama ecco che l’eccitazione cala e lo spettatore è costretto a seguire una cervellotica e poco plausibile storia di una potente e segreta società guidata da un misterioso personaggio che punta ad assumere il controllo di tutti i servizi segreti del mondo.
Come se cCò non bastasse, una volta chiarito che il capo di questa società segreta non è altro che Franz Oberhauser (Waltz), uomo legato a Bond da un passato comune, scopriamo che all’interno dell’intelligence inglese è in corso una lotta di potere tra M (Fiennes) e C (Scott) giovane dirigente ambizioso che desidera mettere in pensione gli 007 perché obsoleti.
Manca un vero filo rosso principale che permetta allo spettatore di appassionarsi e di non sentire il peso e la lunghezza della storia che fiacca anche il fan più accanito di Bond.
La regia di Mendes è sicuramente imponente e grandiosa dal punto di vista visivo e, anche grazie alle ricche scenografie e ambientazioni, non può che stupire e ammaliare il pubblico, ma è mancante nel dare un adeguato ritmo finendo per rendere meno incisive e avvolgenti le scene anche più spettacolari.
Daniel Craig è un James Bond mono dimensione . Bravo nelle scene di action e di “cappa e spada”, ma freddo e fuori fase nei momenti in cui dovrebbe dare al suo personaggio fascino, calore e furbizia.
Craig non è Sean Connery e si vede, si tocca e non puoi che prenderne atto.
Complimenti vivissimi all’ufficio stampa di Monica Bellucci. Presente in due scene minori e capace di stare sulle prime dei giornali per un anno: un esempio di perfetta promozione.
Léa Seydoux sarebbe da considerare come una delle migliori Bond Girl della storia per intensità, presenza scenica e talento. Peccato che prima di lei sia arrivata Eva Green e che di fatto abbia messo un muro tra sé e il resto delle attrici che possano ambire a coprire questo “scomodo” e “fascinoso” ruolo.
Christoph Waltz è un “villain” annoiato, svogliato e anonimo lontano parente dall’attore che ha vinto di recente due premi Oscar. Decisamente più carismatico e fisicamente debordante il muto Batista. Lo guardi e ti auguri di non incontralo da solo di notte.
Il finale “intimistico” e in qualche modo sottotono piace per la sua coerenza nel chiudere il cerchio narrativo. Anche se è debole sul piano emotivo, lo spettatore non può che sentirsi vicino all’uomo Bond e pensare che in fondo anche gli 007 hanno un cuore.
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