Recensione/Cinema “Si Vis Pacem Para Bellum”
A cura di Vittorio De Agrò
Il biglietto d’acquistare per “Si Vis Pacem Para Bellum” è: Omaggio
“Si Vis Pacem para bellum” è un film del 2016 scritto, diretto,prodotto e interpretato da Stefano Calvagna e con: Francesca Fiume, Massimo Bonetti, Giulia Anchisi, Andrea Cocco, Emanuele Cermam, Lucia Batassa.
“Se vuoi la pace preparati a fare la guerra” è il significato dell’espressione latina che il regista Cavagna ha deciso di dare come titolo del suo nuovo titolo.
E proseguendo con le citazioni classiche mai come in questo caso è azzeccato dire “Omen nomen”.
Lo spettatore entra subito nel mondo di Stefano (Calvagna), protagonista della storia, nel modo più feroce e spietato scoprendo il suo lavoro: il killer a sangue freddo.
Infatti, Stefano è un uomo silenzioso, schivo, abitudinario, amante dell’Oriente e della sua filosofia e religione eppure non esita a sparare e uccidere, dietro lauta ricompensa gli uomini sgraditi al suo capo Rico (Bonetti).
Stefano vive a Roma, una città che appare senza controlli e priva di ogni presenza dello Stato. L’uomo, ufficialmente è il buttafuori di una discoteca, si allena regolarmente in palestra e va a mangiare in un ristorante cinese, in cui serve ai tavoli come cameriera la schiva e sorridente Lee (Fiume).
Nella vita di Stefano si alternano momenti di dolcezza e affetto quando l’uomo va a trovare la vecchia madre affetta da demenza senile, ad altri di pura violenza e sangue.
Stefano insegue una serenità e tranquillità, consapevole che a Roma non saranno mai raggiungibili.
L’amore spontaneo e improvviso che nasce tra Stefano e Lee diventa per entrambi la possibilità di cambiare vita e fuggire da una realtà priva di pace e di calore umano.
Negli ultimi anni lo spettatore si è abituato a vedere e ad apprezzare film e serie televisive (vedi Romanzo Criminale e Gomorra” in cui non sono presenti personaggi positivi semmai uomini e donne negativi e oscuri o al massimo borderline della legalità.
Stefano Calvagna continua su questo nuovo filone, mettendoci però molto del suo background professionale e personale.
Il suo “Si vis pacem para bellum” assomiglia molto per temi e struttura narrativa al film “Senza Nessuna Pietà”, presentato due anni fa al Festival di Venezia, in cui era protagonista PierFrancesco Favino.
Calvagna però non ha potuto avere analoghe risorse economiche né di tempo rispetto all’altro.
E’ stata, infatti, un’operazione coraggiosa, quella di Calvagna, nel decidere di realizzare un film in appena due settimane e con un budget di appena 17 mila euro.
Il coraggio però non è sufficiente a colmare e giustificare i limiti artistici, di scrittura e strutturali del film.
Il film può apparire agli occhi dello spettatore come un fotoromanzo degli anni 90 o se volete un film di genere del cinema degli anni 70, ma privo però del fascino e forza di quelle pellicole.
Fatto salvo, le professionalità e le competenze di ogni singolo interprete e della produzione stessa, appaiono evidenti le criticità di un prodotto costruito in così poco tempo e con poche risorse.
Calvagna ha dichiarato in conferenza stampa che per lui non esistono differenze tra una regia cinematografica e una televisiva. Onestamente non siamo d’accordo, è la sua regia in questo caso specifico è televisiva ma ahimè, molto anni Novanta.
Il film ha nel complesso una sua razionalità e logicità narrativa e in alcuni momenti strappa anche una risata involontaria. Si notano e apprezzano la volontà e l’impegno dell’intero cast, ma ciò non basta a salvare la pellicola da una dignitosa mediocrità.
Il finale è la parte più riuscita del film spiazzando lo spettatore, ricordandogli che oggi nella città eterna si potranno compiere atti violenti e illegali, ma fortunatamente neanche per i cattivi c’è lieto fine.
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