APPUNTAMENTO AL CINEMA : “Race-il colore della vittoria”

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Recensione/Cinema

A cura di Vittorio De Agrò

Il biglietto d’acquistare per “Race-il colore della vittoria” è :  5)Sempre

 

“Race-Il colore della vittoria” è un film del 2016 diretto da Stephen Hopkins, scritto da Joe Shrapnel e Anna Waterhouse, con  Stephan James, Jasom Sudeikis, Jeremy Irons, William Hurt.

Sport e politica dovrebbero rimanere due mondi separati e distinti. Le Olimpiadi sono il momento sportivo più importante e fascinoso che possa esistere per un atleta.

Eppure accade sempre più spesso che i politici vogliano mettere le mani sullo sport speculando sulla cassa di risonanza.

Un esempio evidente di questa manipolazione furono le Olimpiadi di Berlino 1936 quando il regime nazista puntava a celebrare se stesso e la sua delirante ideologia di fronte a tutto il mondo.

Una terribile ambizione spazzata via da solo uomo e dal suo talento: Jesse Ownes capace di vincere ben quattro medaglie oro ed essendo anche di colore di gelare la cosiddetta superiorità della razza ariana.

Adolf Hitler e soprattutto il suo potente e glaciale ministro della Propaganda Goebbels furono sconfitti dallo sport più forte di ogni pregiudizio.

Stephen Hopkins non ha voluto con il suo nuovo film ricostruire semplicemente la vita dello straordinario Ownes (James), bensì con bravura e maestria accompagna lo spettatore durante la dura e difficile preparazione dell’atleta verso le Olimpiadi  Partendo dal suo arrivo né 1933 all’Università dell’Ohio e l’inizio della proficua collaborazione con l’allenatore Larry Snyder (Sudekis) subito colpito dal talento naturale ragazzo e convinto che possa realizzare grandi cose.

La prima parte del film è divisa tra l’aspetto agonistico e umano di Owens come dedichi tutto se stesso e ogni energia per rendere concreto il suo sogno olimpico e quello politico in cui il Comitato Olimpico Americano è diviso tra chi vorrebbe boicottare Berlino e chi come l’ambizioso costruttore edile Avery Brundage (Irons) spinge perché gli atleti americani partecipino.

La prima parte è ben calibrata, scorrevole e intensa coinvolgendo e attirando l’attenzione e curiosità dello spettatore sul tema del razzismo e più in generale dei diritti civili negli anni Trenta assai complessi e contraddittori nel mondo e non solo sotto il regime nazista.

La seconda parte invece è prettamente più sportiva e celebrativa del grande atleta rievocando le sue imprese a Berlino, ma mantenendo un ritmo e stile narrativo adeguati al progetto senza mai cadere nel retorico riuscendo a far rivivere al pubblico quegli storici momenti in maniera vivida e coinvolgente. Il testo è ben scritto, strutturato, diretto e sebbene la regia sia di respiro televisivo, ha una sua forza attrattiva e fascino tenendo incollato allo schermo lo spettatore fino alla fine.

L’intero cast è all’altezza dei rispettivi ruoli contribuendo alla riuscita del film, dando ad ogni personaggio una vivacità e personalità. Merita, a mio parere, pero una menzione particolare Jason Sudeikis nel ruolo dell’allenatore Snyder per come riesca a dare al suo personaggio profondità e umanità sorprendendo lo spettatore, con una prova d’attore ben diversa dai suoi abituali ruoli comici/demenziali.

Jesse Ownes scrisse una pagina di storia sportiva e soprattutto dimostrò al mondo che niente e nessuno può fermare e proibire il talento nonostante la razza e il colore della pelle.