Recensione ed Eventi / Cinema
A cura di Vittorio De Agrò
Il biglietto d’acquistare per “Point Break” è : 2) Omaggio
“Point Break” è un film del 2016 di Ericson Core, scritto da Kurt Wimmer,con: Edgar Ramirez, Luke Bracey, Teresa Palmer, Ray Winstone, Delroy Lindo.
Nella vita è sempre difficile ripetersi, quasi impossibile superarsi. Se poi applichiamo questa considerazione al mondo del cinema, possiamo senza alcuna esitazione definirla una certezza.
Raramente un “remake” di un film cult riesce ad ottenere lo stesso successo dell’originale e soprattutto spesso né “infanga” la memoria e lo spirito con risultati assai modesti.
Il cinema vive da qualche tempo un periodo di vacche magre per quanto concerne la creatività e idee nuove e i produttori non sapendo cosa inventarsi hanno deciso di scomodare i film cult degli anni 80/90 ripresentandogli in versione 2.0, sperando di ottenere un ugual successo.
L’ambizione è legittima, ma il più delle volte gli sceneggiatori ingaggiati fanno la fine di novelli Icaro.
Neanche due anni fa ci provarono con “Robocop” provocando reazioni di scherno e delusione da parte dei fan indignati.
Ora è il turno di “Point Break” farne il remake del film cult di Kathryn Bigelow del 1991 con protagonisti un giovanissimo Keanu Reaves e il compianto Patrick Swayze:.
Un film che ha segnato un’epoca per i contenuti, le interpretazioni e soprattutto per la forza dirompente di libertà e coraggio che trasmetteva non solo nella scrittura, ma soprattutto nell’atmosfera e riuscito intreccio narrativo.
Venticinque anni dopo, lo spettatore si ritrova a vedere un “Point Break” 2.0 che è solamente una brutta e sbiadita copia dell’originale avendo anche la pretesa “filosofica” del testo e soprattutto attraverso i dialoghi di mostrare il disagio delle nuove generazioni nei confronti della moderna e avida società.
Questa versione di “Point Break” è sicuramente bella da vedere, con una discreta fotografia e presentando delle ambientazioni naturali che non possono non essere gradite e avvincenti agli occhi dello spettatore.
Un film che punta tutti sulla potenziale adrenalina e intenso pathos che lo spettatore dovrebbe provare vedendole scene mozzafiato, in cui i protagonisti sono chiamati a superare i propri limiti per trovare il loro personale “Nirvana” sportivo per mezzo delle “Otto prove di Ono Ozaki”.
Sulla carta potremmo dire che si tratti di riedizione “cool” delle leggendarie sette fatiche di Ercole, eppure durante la proiezione più che il Mito greco allo spettatore viene in mente le comiche e goffe imprese di “Kung Fu Panda”La regia è frizzante, sbarazzina, tesa ad alzare il più possibile i ritmi del racconto e di creare un ponte emotivo e intellettivo con il pubblico senza mai però riuscirci davvero. I protagonisti sono belli da vedere per il pubblico femminile, ma per il resto sono davvero ben poca cosa. Non è da escludere ovviamente che il pubblico giovanile possa immedesimarsi nei giovani, forti, belli e tatuati Bodhi (Ramirez) e Utah (Bracey) e nella loro determinata e spericolata ricerca della propria identità. Resta però altrettanto forte l’invito, se avrete deciso di vedere questo film, una volta tornati a casa di guardare l’originale, respirando almeno in parte il profumo e il brivido della libertà che venticinque anni fa si provò davvero al cinema.
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