Recensioni /Eventi: Omicidio all’italiana
A cura di Vittorio De Agrò
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“Omicidio all’italiana” è un film del 2017 diretto da Maccio Capatonda (Marcello Macchia), scritto da Marcello Macchia, Gianluca Ansanelli, Luigi Luciano, Daniele Grigolo, Danilo Carlani, Sergio Spaccavento, con: Maccio Capatonda, Herbert Ballerina (Luigi Luciano), Gigio Morra, Roberta Mattei, Antonia Truppo, Sabrina Ferilli, Fabrizio Biggio.
Se oggi un alieno decidesse d’invadere l’Italia magari accenderebbe la TV per dare un’occhiata ai programmi per studiare e comprendere gli usi e costumi dei suoi abitanti.
E probabilmente rimarrebbe colpito nel constatare l’esistenza di numerosi trasmissioni e talk show dedicati alla cronaca nera e giudiziaria e quanto siano seguiti.
L’Alieno si interrogherebbe sulla tenuta mentale degli italiani e forse rinuncerebbe ai piani d’invasione.
Noi italiani siano attratti da tutto ciò che è morboso o meglio ancora macabro.
Negli ultimi anni i casi di Cogne, Avetrana, Novi Ligure hanno tenuto banco nei nostri programmi, facendo nascere il cosiddetto “turismo dell’orrore”.
Morte, violenza, omicidio sono parole che attraggono ed incuriosiscono l’opinione pubblica trasformando i programmi televisivi in tribunali mediatici sempre a caccia di mostri e storie crude e forti.
Marcello Macchia (Maccio Capatonda) e gli altri sceneggiatori prendendo spunto ed ispirazione da questa triste e amara realtà hanno scritto una dissacrante, ironica e pungente parodia di un caso di omicidio in provincia, che tanto piace ai media.
Acitrullo è uno sperduto paesino nell’entroterra in cui ormai vivono solo 16 persone e dove l’unico sogno è trasferirsi nella “metropoli” Campobasso.
Il sindaco Piero Peluria(Capatonda) e il fratello Marino (Ballerina) nonché vicesindaco, provano in tutti i modi di vivacizzare la vita nel paese con eventi strampalati finanziati dalla ricca e scorbutica Ugalda Martirio in Cazzati, la quale stanca dei fallimenti minaccia di sospendere ogni contributo.
I due fratelli, disperati, si recano una sera dalla Contessa per supplicarla di ripensarci, diventando però involontari testimoni della morte della donna per soffocamento mentre si trova davanti alla TV.
Piero Peluria decide che quest’infausta ed accidentale morte possa tramutarsi in un’occasione per il suo paese, tramutando un incidente in un omicidio.
Così Acitrulo diventa improvvisamente il centro d’interesse dei media e soprattutto della cinica e spregiudicata Donatella Spruzzone (Sabrina Ferilli) conduttrice della seguitissima trasmissione “Chi l’acciso”.
Le forze dell’ordine guidate dal lavativo e mansueto commissario Fiutozzi (Morra) svolgono le indagini assecondando le esigenze dei media, mentre l’integerrima agente Gianna Pertinente(Mattei) si batte con forza e professionalità per scoprire realmente che cosa sia accaduto.
“Omicidio all’italiana” è sì una grottesca parodia di un giallo che però trae la sua forza narrativa e incisività dal quotidiano evidenziando come la nostra società e soprattutto i media abbiano un approccio sbagliato e insano nei confronti della giustizia. Una giustizia malata che tende sempre più alla spettacolarizzazione in TV piuttosto che nelle opportune aule di tribunale.
Un film comico che ha l’abilità di pungere e irridere la categoria dei giornalisti tesi solamente allo scoop e non più al mestiere d’indagine e di controllo.
“Omicidio all’italiana” è un film nel complesso godibile, divertente, ben scritto e con una regia lineare, pulita anche se di respiro televisivo.
In un cast in generale di buon livello interpretativo e di talento spiccano le interpretazioni femminili nelle figure di Sabrina Ferilli, Roberta Mattei e Antonia Truppo. La prima è l’‘efficace icona del giornalismo urlato e che guarda e pensa solamente ai dati Auditel. Roberta Mattei rappresenta invece la parte sana ed onesta che ancora esiste nella nostra società, facendo brillare la coscienza civile di questo ammaccato Paese.
Infine Antonia Truppo con il suo piccolo ma rumoroso personaggio, mostra allo spettatore, l’anima curiosa e voyeurista dell’italiano medio.
“L’omicidio all’italiana” nel suo finale apparentemente buonista, nella sostanza suggerisce al pubblico che l’ingegno italico continua ad essere l’unico antidoto per accendere i riflettori anche sugli sperduti e abbandonati sobborghi del nostro stravagante Paese.
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