Recensione/Cinema : “Il Ministro”
A cura di Vittorio De Agrò
Il biglietto d’acquistare per “Il Ministro” è : di pomeriggio
“Il Ministro” è un film del 2016 scritto e diretto da Giorgio Amato con: Gianmarco Tognazzi, Alessia Barela, Fortunato Cerlino, Edoardo Pesce, Jun Ichikawa, Ira Fronten.
L’Italia che tipo di nazione è diventata?
La moralità e l’onestà sono davvero dei meri slogan da usare solamente in campagna elettorale?
Corruzione, ambizione e sesso sembrano esserei veri perni fondanti della nostra società e gli unici mezzi per ottenere qualcosa.
Esagero? Forse avrò una mentalità da Savonarola, ma osservando le cronache quotidiane di come il malcostume imperversi è difficile avere un atteggiamento liberal.
L’Italia di oggi sembra aver dimenticato Tangentopoli e la sua spinta popolare di pulizia e rigore, consentendoa i nostri politici come i miglior lupi, di rivelare un vero talento nel praticare il vizio dell’abuso di potere.
Giorgio Amato, al suo terzo film, ha deciso di scrivere e mettere in scena una commedia, che gli americani chiamerebbero “black commedy”, mostrando i limiti e la pochezza dell’essere italiano.
Negli ultimi tempi il cinema italiano sta scoprendo il gusto di ambientare le pellicole all’interno di un salotto o sala da pranzo come ad esempio “Dobbiamo Parlare di Sergio Rubini” e l’acclamato “Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese” per raccontare le criticità e i lati oscuri di una coppia.
Nel caso de “Il Ministro” lo spettatore segue invece le vicende dell’imprenditore Franco Lucci (Tognazzi), afflitto dalla crisi della sua azienda, e impegnato aottenere un’importante commessa ministeriale convincendo il potente ministro Rolando Giardi (Carlino) a firmare le carte.
Per salvare la propria azienda Lucci organizza una cena a casa sua e con l’aiuto della vegana moglie Rita (Barela) e dello spregiudicato cognato Michele (Pesce) mira a creare tutte le condizioni necessarie per raggiungere lo scopo.
In tal senso Lucci garantisce al voluttuoso Giardi non solo una ricompensa economica (mazzetta) al momento della firma, ma la possibilità di trascorrere una notte di sesso con una fascinosa escort.
Sembra un piano ben escogitato e privo di rischi, sennonché alla cena, a sorpresa, si presenta come accompagnatrice del ministro, la sveglia e furba cinese Zhen (Ichikawa), studentessa di teologia e ballerina di burlesque per mantenersi agli studi.
E’una serata organizzata e studiata in chiave maschile e godereccia, presenti anche canne e droghe, trasformandosi in un gioco di potere in cui le donne lentamente assumono il comando delle operazioni.
Un cambiamento di prospettiva e mentalità radicale per cui l’autore desidera esprimere il suo sostegno alle qualità e talenti della donna e non soltanto per il loro aspetto fisico.
La sceneggiatura, scritta in appena dieci giorni di felice ispirazione come ha rivelato il regista in conferenza stampa, mostra chiaramente i pregi e i limiti di una scrittura rapida e di pancia.
I sei personaggi di “merda” così definiti dagli stessi attori appaiono ben descritti e credibili nel descrivere le sfumature negative e edonistiche dell’uomo .
Il testo riesce a catturare le anime dei personaggi e come lungo il trascorrere della notte, i ruoli di vittime carnefici del desiderio e lussuria si ribaltano e invertano con efficace ferocia e cinismo.
L’impianto narrativo e la messa in scena sono di taglio teatrale comportando un ritmo per lo statico e compassato e soprattutto nella seconda parte fornendo allo spettatore una sensazione di eccessiva lunghezza e ridondanza narrativa.
La stessa regia è di respiro televisivo, anche se nel complesso pulito e lineare.
Il punto di forza del film risiede sicuramente in ottima prova corale complessiva del cast, capace di regalare interpretazioni solide e intense anche se in chiave chiaroscura.
Emergono, però maggiormente le figure femminili forti ed espressive nelle loro ambiguità e vizi, meritando le attrici, una menzione in più.
Il finale tragico e in qualche modo grottesco invita lo spettatore all’amara riflessione che di fronte al declino morale del nostro Paese, il lieto fine è difficile da credere.
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