Recensione ed Eventi / Cinema
A cura di Vittorio De Agrò
Il biglietto d’acquistare per “God’s Not Dead” è: 2) Omaggio
“God’s Not Dead” è un film del 2016 di Harold Cronk, scritto da Chuck Konzelman e Cary Solomon ispirato dal romanzo omonimo “A God’s Not Dead: Evidence for God in an Age Of Uncertainty” di Rice Broocks, con: Kevin Sorbo, Shane Harper; David A.R. White, Dean Cain.
Abbiamo ancora oggi bisogno di credere, pregare, affidarci a Dio?
Avere fede, seguire i dettami di una religione può aiutarci a vivere una vita più serena?
Ha un senso vivere una vita seguendo i dieci comandamenti cristiani per avere la speranza di avere dopo la morte, la beatitudine eterna?
Sono domande che ogni persona credente almeno volta si è posta, mostrando dubbi e fragilità di fronte alla fede.
Oggi credere in Dio non è facile osservando la brutalità e l’orrore del mondo in cui viviamo.
Sareste disposti a scrivere su un foglio bianco magari su richiesta di un vostro insegnate la frase: Dio è morto?
Si? Magari senza problemi se ciò possa garantirvi un buon voto agli esami finali.
Ebbene “God’s Not Dead” è ispirato alla storia vera di Josh Wheaton (Harper) giovane matricola di filosofia che decise di sfidare il suo professore Jeffrey Radisson (Sorbo), quando quest’ultimo nel primo giorno del suo corso chiese ai suoi studenti di sottoscrivere la frase: Dio è morto.
Essendo Josh, però, un fervente cristiano e non volendo rinnegare la propria fede, accetta il subdolo invito di Radisson di difendere contro di lui la sua tesi in aula.
Inizia così un Processo sulla Fede, i due uomini sono decisi a dimostrare l’uno all’altro la validità delle proprie idee e convinzioni dando vita a uno scontro dialettico – filosofico assai intenso e avvincente sull’esistenza di Dio. L’intero film è incentrato sulla domanda come e se la fede debba contare nella nostra vita . Lo spettatore nelle pause tra i tre momenti di dibattito tra i due protagonisti, segue le vicende di altri personaggi che in qualche modo sono legati da un filo rosso, trovandosi a un bivio della loro esistenza in cui la ricerca della felicità passa attraverso l’accoglimento o il ritorno alla fede.
Un film che se da una prospettiva laica e cinica può essere stucchevole e retorico, dall’altra non può non intrigare e incuriosire come esistano comunque tanti uomini e donne pronte a tutto pur di difendere ciò in cui credono.
Il duello verbale e religioso tra Wheaton e Radisson non è altro quello che viviamo ogni giorno dentro noi stessi divisi tra l’edonismo imperante e il desiderio di spiritualità, lacerati dalla pressione di dover seguire una sorta di ateismo glamour e il dover nascondere il nostro bisogno di credere in qualcosa di puro ed eterno.
Un film impegnativo e critico sulla società e sulla sua decadenza spirituale, ma che nella sua messa in scena presenta limiti strutturali abbastanza evidenti che ne depotenziano la forza e l’efficacia narrativa ed emotiva.
La regia stessa, seppure pulita e semplice, ha un’impronta e stile televisivo che convince poco non riuscendo trasmettere calore e intensità fino fondo allo spettatore.
Sono invece degni di menzione i due interpreti principali: Shane Harper e Kevin Sorbe per come riescono a rappresentare lo scontro e il furore ideologico tra Maestro e Allievo facendo mantenere alto e costante il pathos durante le loro scene.
La colonna sonora è impreziosita dalla presenza e canzoni della band Newboys.
Il finale anche se troppo evangelico e autoreferenziale trasmette la speranza e l’invito a non smettere di credere e di essere orgogliosi delle nostre idee.
Social Profiles