Recensione ed Eventi/Cinema
A cura di Vittorio De Agrò
Il biglietto d’acquistare per “Chiamatemi Francesco” è: 3) Di pomeriggio.
“Chiamatemi Francesco” è un film del 2015 di Daniele Lucchetti, scritto da Daniele Lucchetti e Manuel Solinas, con: Rodrigo De La Serna, Sergio Hernández, Muriel Santa Ana, JoséÁngel Egido, Mercedes Moran.
Pietro Valsecchi sa fare ben cose: raccontare i Papi e le storie di mafia.
Dopo i grandi successi di pubblico ottenuto con i film su Giovanni Paolo II, la Taodue fiutando l’affare ha scelto di raccontare come Jorge Bergoglio è arrivato fino al soglio di Pietro.
Il pericolo era di mettere in scena un prodotto auto celebrativo del Pontefice in vista dell’imminente Giubileo e cercando di portare al cinema qualche pecorella smarrita del gregge del signore.
In vero Daniele Lucchetti con intuito e bravura spiazza lo spettatore e soprattutto il prevenuto critico facendo partire la storia già un Bergoglio già adulto (De La Serna) che nonostante abbia una vita pienae ami trascorrere le serate con gli amici e soprattutto sia quasi fidanzato con una bella ragazza, decide di entrare in seminario sognando il missionario in Giappone con i Gesuiti.
Il suo desiderio viene però fermato dai superiori che gli impongono di rimanere in Argentina e di assumere l’importante incarico di Provinciale Gesuita dell’università Cattolica durante il periodo della sanguinosa e repressiva dittatura militare di Videla (1976-1981).
Il film da biografico/religioso diventa storico e sociale raccontando gli anni più bui e terribili dell’Argentina in cui bastava poco per essere considerato un nemico del popolo e scomparire nel nulla.
Lucchetti lancia il sasso e non nasconde la mano evidenziando come la Chiesa argentina abbia avuto un ruolo impavido e in alcuni casi addirittura di sostegno al governo brutale di Videla.
Lo stesso Bergoglio non è descritto come un eroe, né come un Don Chisciotte bensì come un uomo oltre che un prete che sebbene consapevole delle ingiustizie e orrore che sta capitando sceglie di agire all’interno della legalità e mostrando obbedienza all’ordine dei Gesuiti. Bergoglio non ha avuto la vita piena e avventurosa di Karol Wojtyla, né probabilmente ha il suo carisma e forza, ma essendo stato nella seconda parte del suo sacerdozio un prete al servizio della gente più povera ne sa comprendere le esigenze e necessità. Infatti, Bergoglio lascia l’incarico di Provinciale dopo la fine della dittatura e s’impone l’esilio in provincia o come dice lui stesso, subisce “una seconda chiamata” sentendo la necessità di servire i più umili e bisognosi. Questo sua scelta è apprezzata e notata dallo stesso Giovanni Paolo II che lo scioglie dall’obbligo gesuita di non poter far carriera facendolo ritornare nuovamente a Buenos Aires come vescovo ausiliare per mettersi a disposizione delle fasce più povere del Paese.
Il film nel complesso è un prodotto abbastanza fruibile e interessante nella scelta di temi trattati anche presenta un impianto narrativo registico, molto televisivo Il ritmo non è sempre brillante e assai poco dinamico.
Il testo è essenziale, semplice, diretto, anche se si nota l’assenza di un approfondimento psicologico dei personaggi avendo gli sceneggiatori preferiti dare maggiore risalto alle immagini crude e forti della violenza della dittatura. La perfomance di Rodrigo De La Serna nel ruolo di Bergoglio da giovane è apprezzabile dal punto di vista recitativo e come intensità emotiva essendo credibile e incisivo nel complesso.
Saranno come sempre il Tempo e la Storia a giudicare il Pontificato di Papa Francesco, ma se dopo neanche tre anni si è sentita l’esigenza di raccontare la sua storia e dopo pochi di programmazione è già in testa al botteghino non può non essere la conferma che l’uomo venuto quasi dalla fine de mondo stia lasciando il segno.
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