Recensioni ed Eventi
A cura di Federica Rizzo
Ridley Scott riprende ancora una volta in mano le vicende del letale xenomorfo partorito sul finire degli anni settanta dalla fantasia macabra di Carlo Rambaldi e di H.R. Giger, realizzando, con Alien: Covenant, il sequel di Prometheus (2012), già di suo anticipatore degli eventi narrati nel capostipite del 1979. Siamo a bordo della nave spaziale Covenant, dieci anni dopo gli eventi che sconvolsero la nave scientifica Prometheus, il cui obbiettivo è un pianeta da colonizzare con oltre duemila coloni, addormentati in ibernazione, dato che il viaggio della nave durerà altri sette anni. Oltre ai coloni sulla nave c’è l’androide Walter (Michael Fassbender) che è costretto, a causa di un’avaria, a svegliare i 15 membri dell’equipaggio che, dopo le dovute riparazioni, dovrà decidere se andare o meno avanti con la missione.
Volendo da un lato proseguire con decisione il “nuovo corso” di eventi avviato con Prometheus – aggiungendo un altro importantissimo tassello su come gli Xenomorfi siano legati a doppio filo con gli esseri umani e siano diventati quelli che abbiamo imparato a temere – e dall’altro quasi dimenticare il film del 2012, evitando praticamente di dare qualsivoglia informazione aggiuntiva sugli Ingegneri alieni e sulla loro ingerenza nella nascita della vita terrestre, Scott dirige una pellicola che, per quanto visivamente spettacolare, sa di visto e rivisto.
Niente è particolarmente immaginifico, tutto è mestamente ok, con un ritmo a tratti lento che non aiuta la tensione prefabbricata e che non sortisce effetto. Le ambizioni del film diventano per lo più filosofie e teorie sul significato dell’intelletto, sul ruolo e sulla responsabilità della creazione e sul rapporto fra creatore e creatura, iniziato in Prometheus e continuato in questo Alien: Covenant.
Interessante la prova degli attori, in primis Michael Fassbender, eccezionale nel riuscire a far trasparire pensieri ed emozioni appena percettibili da un “guscio vuoto” quale dovrebbe essere un robot, e riuscendo anche ad intrepretare il ruolo con un certo carisma. Per contro la nostra nuova eroina, Katherine Boyer Waterston non perde mai la concentrazione, espressiva fino alla fine, dimostra di sapersi destreggiare nelle gelide profondità dello spazio. Inoltre evidente appare la somiglianza fisica con la storica protagonista della saga Sigourney Weaver.
Cosa sono gli Xenomorfi? Da dove vengono? Chi li ha creati e perché? Sono tutte domande che per anni hanno stuzzicato la fantasia degli spettatori e che ora, nella serie di prequel in questione, stanno trovando via via una risposta. Alien: Covenant appare, insomma, un film degli anni ’80 girato con la tecnologia del 2017: cosa che lo rende come datato, vecchio in qualche modo.
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