Recensione / Cinema
A cura di Vittorio De Agrò
Il biglietto d’acquistare per “A Girl walks home alone at night” è : Omaggio (con riserva).
“A Girl walks home alone at night” è un film del 2014 scritto e diretto da Ana Lily Amipour con: Sheila Wand, Arash Marandi, Marashall Manes, Mozhan Marnò, Dominic Rains, Rome Shandaloo.
L’Iran è un Paese dal punto di vista cinematografico all’avanguardia, capace di mettere in campo una generazione di giovani e talentuosi attori, registi e autori che non hanno nulla da invidiare all’Occidente.
Personalmente pur non amando il cinema iraniano considerandolo troppo “autoriale”, non posso non evidenziare come creatività e fantasia siano elementi fondanti di molte pellicole.
Leggendo la sinossi di”A Girl walks home alone at night” si evince un film horror atipico e particolare lasciando presagire una visione non facile.
In effetti, la giovane regista e autrice Amipour con il suo primo lungometraggio, presentato nel 2014 al Sundace Festival, ha deciso di mettere in scena un prodotto difficile da collocare in un preciso genere. Non potendolo girare in Iran, la regista ha scelto come location uno sperduto paesino americano della California in mezzo al deserto facendo immaginare allo spettatore di essere comunque nel Paese orientale.
Lo spettatore si trova cosi nella spettrale e desolata Bad City in cui si muovono uomini e donne accomunati da un destino negativo e dissoluto.
Bad City è una città fantasma in cui spazio e tempo sono sospesi e in cui l’oscurità prevale sula luce. I diversi personaggi sono persone sole, senza una prospettiva di futuro e senza amore.
Ampour ha scritto una sceneggiatura visionaria, surreale, onirica che se da una parte ha il pregio di aver creato un’atmosfera intrigante e cupa, dall’altra ha il limite di un ritmo narrativo troppo compassato lasciando allo spettatore una sensazione di lentezza nel vedere il film.
E’ un testo ben scritto, ricco di citazioni e di omaggi cinematografici come a Sergio Leone e David Linch.
Si ha la sensazione di vedere un western gotico con alcune scene pulp di tarantiana memoria però senza riuscire completamente una propria identità narrativa.
Ampour mescola troppi ingredienti presentando una pietanza che non soddisfa fino in fondo lo spettatore. Si passa dalla scena pulp alla storia d’amore e al decadentismo morale con troppa disinvoltura senza avere un chiaro e preciso filo rosso narrativo.
Sono sicuramente degne di note la fotografia e la colonna sonora, entrambe sofisticate, ricercate e capaci di dare il giusto supporto al film.
Lo stesso cast è nel complesso di buon livello mostrando una discreta esperienza e solidità recitativa, ma senza però riuscire a bucare completamente lo schermo.
Ana Lily Amipour è un’autrice da tenere comunque d’occhio avendo mostrato interessanti potenzialità e talento nel creare una storia che sebbene con delle criticità, in parte cattura e affascini lo spettatore.
Il finale è magari troppo allungato e simbolico, ma lascia intendere che anche a Bad City c’è spazio per un po’ di luce e amore.
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