Recensioni /Eventi: 1945
A cura di Vittorio De Agrò
“1945” è un film del 2018 diretto da Ferenc Török, scritto da Gábor T. Szántó e Ferenc Török, basato sul racconto “Homecoming” di Gábor T. Szántó, CAST ARTISTICO István Szentes, notaio/ vicario: Péter Rudolf, Anna Szentesné, moglie del vicario: Eszter Nagy-Kálózy, Árpád Szentes, figlio del vicario: Bence Tasnádi Jancsi Tamás Szabó Kimmel Kisrózsi, futura sposa: Dóra Sztarenki.
Sinossi:
“Ci serve un mondo nuovo, István.” È il 12 agosto 1945, la seconda guerra mondiale volge al termine e trascina dietro di sé i rovinosi strascichi di un orrore ancora tutto da risolvere. Alle 11 in punto, presso la stazione ferroviaria di un piccolo villaggio rurale ungherese, due misteriosi stranieri vestiti di nero scendono dal treno. È il giorno delle nozze del figlio del vicario, Árpád, con una giovane contadina, Kisrózsi, e nel villaggio si percepisce una certa agitazione. All’ombra dell’occupazione delle truppe sovietiche, mentre fervono i preparativi per il matrimonio, i due uomini, due ebrei, probabilmente padre e figlio, scaricano da un vagone del treno due casse che recano l’etichetta “profumi”, le caricano su un carro e si incamminano verso il villaggio. Nel giro di poche ore tutto cambia. L’influente vicario del villaggio, István Szentes, comincia a sospettare che i due uomini possano essere gli eredi dei concittadini ebrei deportati dai nazisti e teme che questi possano essere tornati per reclamare i beni che gli abitanti della cittadina hanno acquisito illegalmente durante la guerra. La lenta e silenziosa marcia dei due sconosciuti genera in tutti gli abitanti un panico che rivela quanto la vita di ognuno di loro sia ancora drammaticamente legata alla tragedia della deportazione di cui si sono resi, più o meno direttamente, complici. Il dolente incedere dei due ebrei scandisce il tempo della storia, mentre segreti, colpe, rimorsi, violazioni e tradimenti del passato cominciano a riemergere nell’intreccio delle relazioni tra i personaggi.
Recensione:
La storia, purtroppo, è scritta da vincitori.
Gli storici o presunti tali che si arrogano il diritto di scrivere testi anche per uso scolastico sono spesso condizionati dall’ideologia e dai pregiudizi.
Quando dunque la Storia ha diritto di parola? Quando è possibile ottenere, sapere una verità storica?
Volendo evitare delicate e controverse religiose sulla fine del mondo, che cosa deve fare un povero cristo per avere qualche nozione storica seria e credibile?
Aspettare pazientemente.
Si, perché Il Tempo oltre essere galantuomo è senza dubbio il migliore storico che possa esserci su piazza.
La seconda guerra mondiale, l’Olocausto, la Soluzione Finale, scatenata, voluta e realizzata dai nazisti, sono ancora oggi argomenti tabù e portatori di polemiche infinite tra l’opinione pubblica
Tutti concordi, ovviamente, nel definire come male assoluto il nazismo ed Adolf Hitler come terribile incarnazione del Male sulla Terra.
Tutti solidali con il popolo ebraico per i milioni di vittime della “Shoah” e pronti a ripetere “Mai più”.
Ma chiediamoci con un pizzico di sano cinismo: l’Olocausto, pagina più orribile, tragica e vergognosa del secolo scorso, è successo “solamente per merito” dell’efficienza tedesca oppure l’eliminazione degli ebrei fece comodo anche all’innocente e buono uomo della strada?
No, caro spettatore, non inorridire al solo pensiero, perché la verità, quella vera è tragicamente brutta, sporca e fa male.
“1945” di Ferenc Török si prende la coraggiosa e rischiosa responsabilità di raccontarla questa scomoda verità, facendo conoscere al pubblico e soprattutto alle nuove generazioni, quanto furono numerosi e variegati i “responsabili” non nazisti dell’Olocausto.
“1945” è un magnifico quanto tragicomico affresco delle miserie umane e come l’uomo per meri interessi economici e personali sia disposto a compiere qualunque cosa: anche una falsa delazione di un vicino ebreo e consegnarlo ai campi di sterminio.
Ferenc Torok conduce lo spettatore in un piccolo villaggio dell’Ungheria, ormai invasa dai sovietici e prossima a diventarne uno Stato satellite.
Il mondo è un cumulo di macerie e di morte, soffia il vento del cambiamento sull’Europa e sull’Ungheria, ma prima di qualunque cosa per i protagonisti di questa storia è necessario fare i conti con la propria coscienza e con il proprio passato.
Anche in questo paesino ungherese sono stati deportati intere famiglie di ebrei, ma con la fattiva collaborazione dell’avido notaio e vicario István Szentes, smanioso di mettere le mani sui beni di questa povera gente.
Ma non è stato solamente Szentes a vendere “gli ebrei”, altri suoi bravi concittadini hanno reso falsa testimonianza, avendo in cambio case e negozi.
Dovrebbe essere un giorno di festa per Istvan Szentes in quanto il suo unico figlio maschio sta per sposare una bella quanto povera contadina, ma ben presto la festa diventa psicodramma.
L’arrivo di due misteriosi e silenzi ebrei alla stazione del paese genera panico e timore tra i responsabili della congiura compiuta anni prima.
Il terrore di perdere “la robba” dà il via a una paradossale e grottesca psicosi collettiva alimentata dai sensi di colpa e dalla consapevolezza di dover pagare il conto della loro inumana avidità.
Le sequenze del simbolico e silenzioso ritorno dei due ebrei alternate con maestria ed efficacia alle fastidiose, rumorose ed inquisitorie scene degli altri protagonisti impegnati in un vile e amaro scaricabarile, raccontano più di inutili saggi e testi storici quanto l’Olocausto non sia stata una responsabilità esclusivamente tedesca.
“1945” è un film ben scritto, diretto e magistralmente interpretato da un valido e solido cast, dove non si può non menzionare la carismatica e convincente interpretazione di Péter Rudolf nel ruolo dell’avido e corrotto vicario István Szentes.
“1945” ci mostra che l’orrore dell’Olocausto non si fondò solamente sul folle odio razziale, ma si alimentò anche “grazie” all’egoismo ed avidità collettiva, forse ancora più nefasti dello stesso nazismo.
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