Recensioni / Eventi: Petit Paysan
A cura di Vittorio De Agrò
Il Biglietto d’acquistare per “Petit Paysan” è: Di pomeriggio (Con Riserva).
“Petit Paysan” è un film del 2018 diretto da Hubert Chaurel, scritto da Claude Le Pape e Hubert Charuel, con : Swann Arlaud, Sara Giraudeau, Isabelle Candelier, Bouli Lanners, Marc Barbé, India Hair, Franc Bruneau.
Sinossi:
Pierre, un giovane allevatore di mucche da latte, è legato anima e corpo alla sua terra e ai suoi animali. Il futuro dell’azienda familiare però è messo in pericolo quando un’epidemia vaccina si diffonde in Francia. Il protagonista sarà trascinato in un vortice di colpe e speranze da cui sarà sempre più difficile uscire, spingendolo sino ai limiti estremi della legalità pur di salvare i suoi amati animali.
Recensione:
“Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo! (A horse! A horse! My kingdom for a horse!) “è la celebre frase, tratto dalla tragedia di William Shakespeare, pronunciata dal re Riccardo III nel corso della battaglia in cui viene disarcionato dal suo destriero e nella quale finirà per essere ucciso.
Con buon pace di Riccardo III e del buon William, potremmo sintetizzare il giudizio sul film francese “Petit Paysan” di Hubert Chaurel, pellicola rivelazione agli ultimi Premi Cesar (Migliore Opera Prima, Migliore Attore e Migliore Attrice non protagonista), parafrasando questa celebre frase, facendo pronunciare al protagonista Pierre (Arlaud), giovane allevatore: “Una mucca! Una Mucca! Una sola mucca d’accudire per il mio allevamento!”
No, caro lettore, il vostro cronista non è impazzito né tantomeno intende mancare di rispetto al bravo regista Chaurel ed alla sua storia quanto mai attuale ed interessante, tutt’altro.
Hubert Chaurel ha il merito, con la sua coraggiosa e controversa opera prima, di far conoscere la dura ed autentica vita di un allevatore allo spettatore di citt
“Petit Paysan” non è infatti una rappresentazione edulcorata, bucolica e semplicistica della realtà contadina, che siamo soliti vedere in TV o sul grande schermo.
Hubert Chaurel partendo dalla propria esperienza personale e dalle difficoltà ed angoscia vissuta dalla propria famiglia, allevatori da generazioni, quando nel 2001 scoppiò in Europa la psicosi della “mucca pazza” alias morbo “HDF”.
Lo stesso Hurbet scrive nelle note di regia: “La crisi della mucca pazza ha lasciato un’impressione indelebile in me. Ho un ricordo vivido di un servizio in tv sulla malattia. Nessuno capiva che cosa stesse accadendo. Hanno ucciso tutti gli animali. e mia madre disse “se succede anche alla nostra fattoria, mi uccido.”
La mano “assassina aveva il volto dell’Unione Europea, che decretando “preventivamente “la soppressione di migliaia vacche , contemporaneamente devastò la vita di altrettanti allevatori.
Pierre è un giovane allevatore che ha dedicato tutta la propria esistenza alla cura delle sue 30 vacche. Non ha una ragazza, alcun hobby e vive nella fattoria ancora con i propri genitori
Una scelta di vita compiuta volontariamente anni prima, che rischia adesso di sfaldarsi drammaticamente quando un giorno muore una delle sue mucche perché affetta dal letale morbo HDF.
Per Pierre non esistono alternative se non nascondere l’accaduto, seppellendo e bruciando la carcassa della mucca lontano dalla fattoria e fingendo che nulla sia accaduto.
Pierre ha paura di perdere soltanto le sue vacche, ma soprattutto sé stesso.
Come ammette lo stesso protagonista durante un teso dialogo con Pascale ((l’intensa e carismatica Giraudeau), sorella nonché competente e rigida veterinaria, “Io solamente questo so fare nella vita.”
Pierre decide così di rischiare il tutto per tutto, diventando prigioniero delle sue ossessione.
“Petit Paysan” potrebbe apparire, nella prima parte, allo spettatore, come un accurato quanto ripetitivo documentario/fiction sulla vita di un contadino, in cui però sono evidenziate in modo efficace gli aspetti più intimi e personali del protagonista.
Ma tali sensazioni sono spazzate via, nella seconda parte, quando per merito di una solida e convincente sceneggiatura la pellicola assume i toni, stile di un thriller agreste e ad ogni personaggio è delineata una credibile profondità psicologica, trasmettendo allo spettatore un fattivo coinvolgimento emotivo.
Swann Arlaud regala una performance davvero strabiliante e potente sul piano recitativo “scomparendo” dentro il personaggio di Pierre, muovendosi, parlando sulla scena come fosse realmente un allevatore.
Lo spettatore percepisce il travaglio esistenziale del protagonista, lo accompagna nel suo folle piano, comprendendo e condividendone le ragioni più intime
“Petit Paysan” è un ‘opera prima di notevole impatto drammaturgico e registico, che dà risalto a una realtà poco conosciuta e troppo spesso raccontata in modo caricaturale o favolistico e costringendo lo spettatore a un’amara riflessione tra quelle che sono le direttive Europee e su come esse possano drammaticamente incidere su un singolo cittadino e nel nostro caso umile ed onesto allevatore.
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