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Recensione /Eventi: Tutti i Soldi del Mondo
A cura di Valentino Eletti

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Tutti i soldi del mondo, un film di Ridley Scott. Con Michelle Williams, Christopher Plummer, Mark Wahlberg e Charlie Plummer. Thriller/Storico, 133 minuti.

Tutti i soldi del mondo racconta le vicende del rapimento del nipote del ricchissimo petroliere John Paul Getty, avvenuto in Italia agli inizi degli anni ’70.
Il film già prima della sua uscita aveva fatto parlare di sé perché tra gli attori coprotagonisti figurava Kevin Spacey, poi tagliato fuori dalle scene che lo riguardavano dopo gli scandali legati alla sua persona e sostituito in extremis da Christopher Plummer.
Il film racconta questo fatto di cronaca che ormai fa parte della memoria collettiva attraverso gli occhi della madre, una abilissima Michelle Williams che qui interpreta Gail, nuora del magnate del greggio. Lei incarna l’archetipo della madre che ha perso un figlio, John Paul Getty III, e che farebbe di tutto per ritrovarlo. Qui si aprono infatti due strade, da un lato c’è la mediazione con i rapitori del ragazzo che chiedono 17 milioni di dollari e che, davanti al rifiuto del pagamento, minacciano di ucciderlo, dall’altra c’è invece una sfida più interna alla famiglia, cioè quella tra Gail e il nonno di Getty III. Il nonno è presentato come una figura moralmente controversa, se infatti da un lato è riuscito, grazie alla sua lungimiranza e alla sua intelligenza, a mettere da parte una fortuna, era, infatti, negli anni ’60, l’uomo più ricco del mondo, dall’altra era invece incapace di separarsi anche solo da una piccolissima parte di questa fortuna. Anche se per lui i soldi del riscatto non avrebbero nemmeno scalfito il suo patrimonio comunque non riesce a separarsene, come se fosse incapace di dare valore alla vita del nipote. Nel film lo vediamo invece collezionare cimeli, quadri e opere d’arte perché, come dice il suo personaggio, le cose e gli oggetti belli non cambiano come fanno le persone e perciò non deludono mai. Questo personaggio risulta però più complesso di un semplice Mazzarò che si lega alla sua robba e vorrebbe portarsela nella tomba, ma anzi delinea quasi un parallelo con la storia del ragazzo, perché se quest’ultimo era ostaggio di rapitori in carne ed ossa, il primo, il ricchissimo John Paul Getty, era invece ostaggio del suo stesso denaro.
Il film in ultimo risulta essere costruito con dovizia di particolari e anche le ricostruzioni dell’Italia dei primi anni ’70, se da un lato fanno sorridere per il numero improbabilmente parossistico di Vespe per le strade, dall’altro fanno invece giustizia all’atmosfera generale che si respirava allora, in una Roma che sembra la sintesi perfetta tra una felliniana Via Veneto e la realtà politicizzata del post ’68.