A cura di R.B.
Conclusasi con grande successo il 21 luglio a Roma, la mostra dedicata a Louise Nevelson approda negli spazi espositivi della Fondazione Puglisi Cosentino a Catania, dal 28 settembre 2013 al 19 gennaio 2104.
Fortemente voluta, ideata e realizzata dalla Fondazione Roma – Mediterraneo e organizzata da Civita Sicilia, l’esposizione è realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata Americana – in collaborazione con la Nevelson Foundation di Philadelphia e la Fondazione Marconi di Milano – e ospitata dalla Fondazione Puglisi Cosentino. Ingresso gratuito.
La retrospettiva, a cura di Bruno Corà, annovera oltre 70 opere della scultrice americana di origine russa Louise Berliawsky Nevelson (Pereyaslav-Kiev, 1899; New York, 1988), e narra il contributo che l’artista ha dato allo sviluppo della nozione plastica: nella scultura del secolo scorso la sua opera occupa un posto di particolare rilievo, collocandosi tra quelle esperienze che, dopo le avanguardie storiche del Futurismo e del Dada, hanno fatto uso assiduo del recupero dell’oggetto e del frammento con intenti compositivi. La pratica dell’impiego di materiali e oggetti nell’opera d’arte, portata a qualità linguistica significante da Picasso, Duchamp, Schwitters e altri scultori, nonché l’assemblage – spesso presente anche nell’elaborazione della scultura africana – esercitano una sensibile influenza sin dagli esordi dell’attività della giovane artista, che emigra con la famiglia negli U.S.A nel 1905, stabilendosi a Rockland nel Maine.
Nel 1986 la collettiva Qu’est-ce que la Sculpture Moderne?, presso il Centre Georges Pompidou a Parigi, consacra Louise Nevelson tra i più grandi scultori della sua epoca. L’artista seguita a lavorare sino alla sua scomparsa, sopravvenuta a New York il 17 aprile del 1988, mentre le sue opere vengono acquisite da noti musei e collezionisti privati negli Stati Uniti e nel mondo. E’ dunque evidente come la Nevelson, insieme a Louise Bourgeois, abbia segnato in maniera imprescindibile l’arte americana del XX Secolo.
Il percorso di mostra racconta l’attività della Nevelson, che prende avvio dagli anni Trenta, con disegni e terrecotte, consolidandosi poi attraverso le successive sculture: gli assemblage in legno dipinto degli anni ’50, alcuni capolavori degli anni ’60 e ’70 e significative opere della maturità degli anni ’80, provenienti da importanti collezioni nazionali e internazionali di istituzioni quali la Fondazione Marconi e la Louise Nevelson Foundation, il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaekin in Danimarca, il Centre national des arts plastiques in Francia e la Pace Gallery di New York.
Il percorso è arricchito da foto originali e riproduzioni di importanti fotografi, come Pedro E. Guerrero e Robert Mapplethorpe, che ritraggono l’artista nel suo studio.
Con la mostra dedicata a Louise Nevelson la Fondazione Roma-Mediterraneo conferma il proprio impegno per la diffusione della cultura internazionale e, in particolare, della conoscenza della personalità e del tratto figurativo di esponenti femminili che hanno apportato un contributo significativo all’arte contemporanea.
“Un evento raro e prezioso” sottolinea il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Roma – Mediterraneo “che, oltre a confermare l’attenzione della Fondazione all’arte e alla cultura di altri Paesi, ribadisce il legame da sempre esistente tra l’America e l’Italia, già celebrato dalla mostra itinerante sulla grande emigrazione italiana “Partono i bastimenti”, snodatasi tra Napoli e Cosenza. Una mostra che si propone di indagare le “radici” della storia artistica contemporanea e di diffonderne la conoscenza al di fuori dei contesti usuali, nell’auspicio che il linguaggio universale dell’Arte – anche quella apparentemente più distante dalla nostra cultura – possa divenire un fattore di dialogo, di confronto, di avvicinamento e di osmosi tra i popoli”.
Il catalogo, edito da Skira, accanto alle immagini delle opere, include il saggio critico del curatore Bruno Corà e alcuni testi storico-critici di Thierry Dufrêne, Thomas Deecke, Aldo Iori e una conversazione con Giorgio Marconi, Presidente della Fondazione Marconi, che ha diffuso in Italia l’opera della Nevelson.
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