“Non resta che lanciare un accorato appello volto alla sensibilizzazione delle donne al fine di eseguire la denuncia e delle istituzioni al fine di garantire un valido sostegno nel corso di questo lungo processo tortuoso.”
A cura di Serena Grasso
La società occidentale del XXI secolo viene definita civile. Certamente non è afflitta da guerre mondiali, ma è ancora ben lontana dall’essere civilizzata . La guerra che affligge la nostra società è quella dell’uomo che si contrappone alla donna. Troppo spesso gli uomini odiano le proprie donne indipendentemente dal rapporto che tra essi intercorre: che siano mogli, figlie, fidanzate, conviventi o ex. Si tratta di una guerra fredda pronta ad esplodere in qualsiasi momento nel più cruento dei conflitti. Troppo spesso la donna rappresenta la parte neutrale, subisce nella speranza di un eventuale cambiamento, antepone l’amore per l’amato all’amore per sé stessa che costituisce la prima forma di autoconservazione. L’uomo, dal canto suo, accompagna il processo di violenza fisica a quello di violenza psicologica: l’uomo porta la donna a pensare di essere l’unica responsabile delle pene fisiche subite, le fa credere che la violenza costituisca il giusto castigo alle sue inadempienze. A causa di quest’interiorizzazione del senso di colpa, tra l’altro del tutto immotivato dal punto di vista razionale, la donna prova vergogna nel denunciare, cerca in ogni modo di compiacere il proprio uomo, cerca anche di trovare appoggio ed approvazione, di conseguenza tende a diventare una vera e propria marionetta nelle mani dell’uomo. Forse non si tiene conto del fatto che la marionetta è un essere vivente a tutti gli effetti, non è un oggetto che dopo essere stato rotto è possibile riparare o sostituire. Proprio per quest’eventualità l’uomo, dall’alto della sua civilizzazione, ha inventato un nuovo sostantivo definendo questo fenomeno FEMMINICIDIO. In Italia, in media, viene uccisa una donna ogni tre giorni per motivi passionali, che in realtà sono tutto meno che passionali. Di fronte a queste cifre allarmanti purtroppo viene fatto poco o niente. Non esiste un numero sufficiente di strutture pronto ad accogliere le donne disposte a sporgere denuncia. Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione femminile è troppo alto per garantire l’indipendenza economica. Di conseguenza, l’esiguo numero di donne che potenzialmente potrebbe denunciare, dovrebbe poi far ritorno a casa dell’uomo denunciato. Questi stessi fattori sono stati messi in rilievo più e più volte dalla Presidente della Camera Boldrini. E’ evidente come questi elementi rappresentino la causa di scoraggiamento ad effettuare la denuncia.
Una novità in questo campo è quella costituita dal lancio dell’acido. Ebbene, sì, l’uomo si è ingegnato al punto tale da ideare questa nuova tecnica da mettere a punto al fine di privare la donna di qualsiasi identità. L’acido viene lanciato in faccia per colpire, sfigurare e deturpare il volto della propria marionetta. Anche se è un fenomeno nuovo sono già stati numerosi i casi eseguiti.
Accanto al lancio dell’acido troviamo la pratica ormai consolidata da un paio di anni a questa parte che prende il nome di stalking. Lo stalking consiste in una vera e propria persecuzione dal punto di vista psicologico, che sfocia inevitabilmente nella violenza fisica. A questo punto non resta che lanciare un accorato appello volto alla sensibilizzazione delle donne al fine di eseguire la denuncia e delle istituzioni al fine di garantire un valido sostegno nel corso di questo lungo processo tortuoso. E’ inconcepibile assistere nel XXI secolo a tali atti di scempio, tutt’al più in una società che vanta il raggiungimento del progresso civile e tecnologico.
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