Recensioni ed Eventi
A cura di Fabrizio Trovato
Si è tenuta sabato scorso, alla libreria “Voltapagina” di via Francesco Crispi a Catania, la presentazione della prima fatica letteraria della promettente Valeria Mazzeo, che con il suo libro “Alle onde al vento” si affaccia al mondo della poesia edita.
Durante l’incontro, organizzato dall’editore Angelo Scandurra, si è discusso del significato odierno del “fare poesia” e delle esperienze di Valeria Mazzeo nel mondo della letteratura, intervallando i momenti con la lettura di alcune sue opere e ben accolte parentesi musicali di Anisia Brischetto e Luigi Luca.
Valeria Mazzeo scrive dall’età di dodici anni, quando per la prima volta inventò uno pseudonimo che l’ha accompagnata fino ad oggi: Orvoloson Sadinov. Proprio con questo nome ha pubblicato “Alle onde al vento”, la raccolta dei lavori poetici prodotti in lunghi anni di perpetua attività. Finiti gli studi classici e conseguita una laurea in fisica, Valeria continua la sua scoperta del mondo frequentando un corso di laurea magistrale in fisica e arricchendo il suo animo di versi e immagini. Nel corso della serata, ha concesso una breve intervista per Nuove Edizioni Bohémien.
Valeria, stasera si è discusso della contrapposizione tra la poesia e i tuoi studi scientifici. Per questo, Angelo Scandurra ha definito la tua opera come “concreta, priva di inutile retorica”. Ce ne vuoi parlare?
Certo. La fisica influenza molto il mio modo di vedere il mondo. Per citare Richard Feynman, tutti possono cogliere la bellezza in un fiore. L’occhio del fisico, magari, penetra in profondità non soffermandosi, come spesso accade per i poeti, alle sensazioni superficiali.
E infatti il titolo della tua opera “Alle onde al vento” richiama degli elementi naturali. A proposito, si nota che la fragilità suggerita dalla immagine poetica delle onde si contrappone al suono forte del tuo pseudonimo, Orvoloson Sadinov. Un contrasto che non sembra casuale, mi sbaglio?
Esatto. Inizialmente volevo chiamare il libro in un altro nome. Alla fine ho deciso per “Alle onde al vento”, che è un gioco di parole: onde inizia con la O di Orvoloson, vento con la V di Valeria. Inoltre, onde è un nome femminile, vento è maschile. Insomma, è un modo per unirmi al mio pseudonimo.
Ma Orvoloson è più una maschera dietro cui nasconderti o una corazza per combattere?
La mia idea, il mio obiettivo è quello di far leggere la poesia. Voglio che la poesia torni a essere letta. Però sono parecchio timida, e inizialmente avevo bisogno di uno stimolo, di una sicurezza per poterlo fare. E così è nato O. Sadinov, non semplicemente un nome e un cognome ma un vero e proprio personaggio con la sua storia. Morto a trentotto anni, anche se io penso a lui come un uomo anziano.
Una maschera, allora?
Sì, esatto. La sofferenza è il punto di partenza delle poesie che scrivo.
E quanta paura provi nel far leggere la tua sofferenza tramite ciò che scrivi?
Abbastanza, però a volte con la poesia ci si può nascondere. Il lettore non sempre sa quello che si cela dietro a una poesia. Può apprezzare una poesia e capirne il sentimento, ma non sempre quale evento della mia vita ha fornito l’ispirazione.
L’inizio di un’avventura, si sa, non è semplice. Ma se ansia e tensione sono immancabili presenze di una presentazione letteraria, i versi di Valeria sono stati capaci di trasportare i presenti verso nuovi mari. Una delicatezza poetica, rara e autentica, di cui sentiremo ancora parlare.
“Nel grembo del Sole
nascondo le umide mani
che mormorano un fiore,
colto come se fosse vento,
come se fosse carne.
Fragilità di chi è uomo
e di chi è sogno,
di chi scorge negli occhi cari
i versi non scritti in un atto di amore.”
(O. Sadinov)
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