Circolo Bohemien (Si ringrazia per la gentile collaborazione la Sig.ra Francesca Trovato, proprietaria del Cafè Garibaldi)
A cura di R.B.
Un altro significativo momento ieri pomeriggio al Circolo Bohémien (www.nuoveedizionibohemien.it), svoltosi nella saletta dell’elegante Cafè Garibaldi di Acireale, in un ambiente intimo e confortevole, che ha reso piacevole lo scambio culturale dinnanzi ad un buon caffè degustato con le prelibatezze dei dolcetti della casa.
Ospite il dott. Orazio Italia, autore del libro “Oltremare, il borgo dei migranti”, un tema quanto mai attuale che ha coinvolto il pubblico per i diversi e molteplici spunti di riflessione.
A relazionare sul testo – dopo l’intervento della collaboratrice del giornale sig.ra Giusy Pagano – la quale ha egregiamente illustrato il lavoro svolto all’interno della redazione, ricordando le svariate attività quali l’Unicum, il Premio di Arte e Poesia ed il Concerto di Natale – l’Editore ed il Direttore responsabile della Rivista, cui il Circolo rappresenta vetrina attiva.
L’autore dell’interessante libro, il quale apre uno scenario differente rispetto alle esigue conoscenze che si hanno realmente sul mondo dell’Oriente, è originario di Carlentini. Laureato in filosofia, lavora come capostazione nelle Ferrovie dello Stato. In passato è stato socio e fondatore dell’ Associazione culturale “La ginestra”, legata al territorio ibleo. Ha già pubblicato “Terra di quaglie”, un romanzo ambientato nel mondo contadino durante il periodo bellico.
In questo suo lavoro il tema affrontato è quello dei migranti.
Sbarcati clandestinamente lungo le coste siciliane, i protagonisti di questa vicenda – primo fra tutti Samyr -trovano rifugio in un borgo pressoché disabitato all’interno dell’Isola. I nuovi coloni, provenienti da culture e paesi diversi, finiscono qui per sperimentare la possibilità di un villaggio multietnico e multiculturale. Lo sforzo di conservare le proprie tradizioni e insieme di ambientarsi nel nuovo mondo sembra avere successo. Un evento tragico ferma però il processo d’integrazione.
<<Indubbiamente Orazio Italia, con questo suo lavoro, stravolge “si dissocia dal pensiero comune della gente. Lo stravolge – ha spiegato Maria Cristina Torrisi – per restituire l’identità ad un popolo che, al di là delle differenti etnie, resta quello dei migranti>>.
Ma chi sono i migranti? Chi è questa gente che viene ad abitare altre terre. Ce lo siamo realmente chiesto?
<<Apprendendo sempre più frequentemente i fatti di cronaca, nascono spontanei certi quesiti: come potrà far fronte il nostro Paese ai processi migratori? come venire in aiuto ai clandestini, questi popoli che stanno sempre più assumendo forme astratte nella cultura collettiva, quasi ormai ci fossimo abituati a vederli sui barconi, quasi loro fossero nati con questo destino>>, ha ancora spiegato la Torrisi.
Tra le pagine del libro, la verità circa le ostilità, i pregiudizi della gente, il razzismo, la lotta tra poveri, la difficoltà nel mantenere la propria cultura e, al tempo stesso, ambientarsi a quella occidentale.
Al di là delle verità narrate con minuzia di particolari, ciò che affascina è inoltre la ricerca della cultura di diverse etnie, ricerca meticolosa che l’autore ha svolto insieme all’esperienza diretta con i migranti.
<<Nel suo lavoro, il dott. Italia è invece riuscito ad entrare dentro le dinamiche di anime, di uomini e di donne, che al d là del colore della pelle e della fede di appartenenza sono nostri fratelli. Lo scrittore ha voluto addentrarsi più che nelle nostre vicende quotidiane nelle loro, spostando l’attenzione sulle difficoltà ma anche sul disagio, se pensiamo per un attimo a come questi rifugiati debbano sentirsi: rifiutati>>, ha ancora affermato il relatore.
Al centro del racconto vi è una figura chiave, una sorta di mediatore, un personaggio che accomuna le genti, una sorta di figura potenzialmente salvifica, qualcuno che si trova in mezzo tra differenti culture e civiltà, che si batte per l’integrazione: è Samyr.
<<Riguardo allo stile narrante, siamo di fronte ad uno scrittore dalla penna “felice e facile” – ha spiegato la Torrisi -, nel senso che la scrittura gli appartiene in pieno. Ogni parola scritta è ricca di contenuti, di saperi. E ciò che colpisce è proprio la forma leggiadra, fluida, la levità con cui riesce a narrare storie di vita vissuta. Ma la sua maggiore capacità resta quella di volerci invitare a vedere oltre quell’oltre>>.
Al di là di quell’oltre, metaforicamente, – ha spiegato l’autore – resta una porta aperta. E’ quella della speranza. Perché le giovani generazioni devono credere alla speranza che il futuro possa cambiare e certe barriere abbattute.
“Si incamminarono lungo la strada che portava a sud. Oltre mare, là dove l’esistenza assumeva i confini labili del deserto e per contrappeso, in virtù di un superiore peso specifico, i sentimenti allignavano ancora in profondità, davano senso alla vita”.
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