A cura di Maria Pia Basso
E’ morto Nelson Mandela. La notizia ha fatto il giro del mondo in pochi attimi, mentre per accettarla di tempo ne è trascorso un po’ di più, poiché prendere atto e condividere la dipartita di un uomo di tale grandezza, “lottatore instancabile”, come lo ha definito il presidente francese Hollande, non è facile. Si spegne un faro importante; una luce forte e abbagliante posta a difesa degli oppressi, di un popolo, quello sudafricano, che rivendica la dignità e la libertà che si tributano agli esseri umani. Senza distinzione di colore. E’ il primo presidente ad essere eletto dopo la fine dell’apartheid in Sudafrica, nel 1994; l’anno prima gli era stato conferito il Premio Nobel per la pace. Lotta strenuamente per la difesa dei diritti umani; dopo la sua elezione come primo presidente di colore, istituisce a tal proposito, un tribunale speciale, la “Commissione per la Verità e la Riconciliazione”. Il suo impegno a difesa dei deboli non si conclude con la fine del suo mandato presidenziale, nel 1999, ma prosegue a ritmo serrato con un’azione incisiva e di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili ed umani. Riceve significative onorificenze per la sua instancabile opera che si è ripercossa in tutto il mondo: dal “Bharat Ratna”, il più alto riconoscimento civile indiano, nel 1990, all’ “Order of St.John” dalla regine Elisabetta e la “Presudential Medal of freedom”, di cui l’ha insignito il presidente americano George W. Bush. La più alta onorificenza resta, comunque, il Freedom of city”, ricevuto nel 2004 dalla città di Johannesburg, con il quale gli sono state simbolicamente affidate le “chiavi della città”. Molti consensi e calorose ovazioni hanno accolto Mandela in giro per il mondo ad inviare il suo messaggio di pace e di fratellanza, e altrettante ovazioni si sono levate ieri sera allorquando il presidente sudafricano Jacob Zuma ha annunciato in diretta televisiva che l’eroe della lotta all’apartheid si era spento all’età di 95 anni. I sentimenti che ne sono seguiti hanno una matrice comune: l’ammirazione e la sincera costernazione per un uomo il cui ” Esempio – per usare le parole di Papa Francesco – non muore” e ” ispiri generazioni di sudafricani nel mettere la giustizia e il bene comune al primo posto delle loro aspirazioni politiche. Con questi sentimenti – conclude il Pontefice – invoco per tutta la gente del Sudafrica i doni divini della pace e della prosperità.”
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