AD ACIREALE, PRESENTATO “LE VOCI SMARRITE” di ITALO SPADA.

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Recensioni ed Eventi

A cura di M. Cristina Torrisi

Foto di M. C. T.

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Nell’ambito della terza edizione di “ERALAVO’ Festival delle storie”, nel Quartiere del Suffragio (“i Morti”) di Acireale, la sera del Sabato 20 è stata presentata, con la presenza dell’autore, la raccolta di poesie “LE VOCI SMARRITE” di ITALO SPADA.
Nella postazione 10 -il palco centrale della Piazza S. Maria del Suffragio- Antonino Leotta ha invitato i presenti a fermare l’orologio del tempo e a sognare a occhi aperti la vita di questo antico quartiere della città.
Italo Spada è nato ed ha vissuto parte della sua giovinezza in questo quartiere. Ha fatto sue le voci che in esso si incrociavano. “Per compiere questo miracolo di viva rivisitazione del tempo -ha affermato Nino Leotta- ci vuole una particolare sensibilità. Non è di tutti farlo. Ci vuole, anzitutto l’animo di un poeta. La poesia è effusione dell’animo…Italo ha ascoltato, ha osservato, ha custodito e, adesso, ha rievocato ricordi e memorie rimasti silenziosamente a danzare tra le pieghe nascoste del proprio vissuto”.

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Già nel suo primo romanzo “MAARA”, ambientato in questo quartiere e pubblicato nel 1976, Italo ha riportato tante voci. Per ascoltare quelle voci ha utilizzato, anzitutto, la sua esperienza vissuta in un ambiente che non era un semplice luogo di residenza, ma un luogo di convivenza. Ed ha, quindi, riconosciuto la presenza di una “persona” in ogni abitante, “riuscendo a mantenerla sé stessa anche nel ricordo”.
Nino Leotta ha, poi, fatto una rapida carrellata su alcuni autori che si sono addentrati in questo argomento. Ha citato Juan Rulfo che, nel suo secondo romanzo “Pedro Paramo”, ha accennato a voci che si perdono nella notte della morte. Che sembra dominare incontrastata su ogni memoria, su ogni vita.
Luca Leotta, invece, in “Agua real”, ha animato le pietre facendole parlare: perché ogni pietra ha sempre qualcosa da dire.
Le numerose riedizioni dell’antologia Spoon River del poeta statunitense Edgar Lee Masters lasciano capire l’interesse per i suoi versi attraverso i quali racconta aspetti di vita di persone sepolte in un immaginario cimitero. Fabrizio De André trarrà ispirazione da alcuni dei suoi versi.
Maria Carta, infine, con i suoi canti, ha rese vive e palpitanti le drammatiche situazioni vissute dal popolo sardo: “quando tu appari alla mia mente -canterà- risvegli in me suoni di memorie”.

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A differenza di Juan Rulfo, le voci che Italo ritrova non sono per nulle fredde e distaccate. Hanno, non qualcosa, ma molto da dire.
Maria Continella e Florinda D’Anna, accompagnate dalle originali melodie del sax di Jose Marano, hanno dato lettura, in tre momenti, a “le voci della natura”, “le voci delle persone” e “le voci dei luoghi”. Tra l’uno e l’altro dei momenti, Italo Spada ha risposto a delle domande soffermandosi sulla “bisaccia del cuore” che è come “una sacca al fianco, dove riporre voci smarrite e nutrire il presente”. Può crearsi, quindi, un forte aggancio tra passato e presente.
Dove sono le voci del tempo in quel groviglio di vicoli
che fu il quartiere dei Morti?
Le rincorro la notte
quando il buio proietta più luce del sole
nella scalcinata parete dei sogni

le cerco come un orfano cerca ossa paterne
tra le croci divelte di un cimitero sterrato,
come un pioniere assetato di lucenti pepite tra il fango,
o un rivolo d’acqua tra sassi che vuole il suo mare
prima che la terra l’inghiotta.

Trovo tracce in fogli ingialliti,
stampe mutilate da tarme,
lastre di lava consunte e muri scrostati…

Facendo risuonare la sua voce –oggi- nell’antico quartiere, Italo Spada concluderà augurandosi che, anche se i modi di vivere subiscono dei continui cambiamenti, è importante che permangano quelle dimensioni umane che aiutino a sostenere una umanità che è di sempre.